Strumenti finanziari a confronto: Focus sugli Etf

Strumenti finanziari a confronto

Strumenti finanziari a confronto: Focus sugli Etf

Nell’intervista di Pietro Di Lorenzo con Francesco Casarella (Responsabile per l’Italia di Investing.com)
abbiamo parlato di:

I migliori strumenti finanziari : Semplicità, Economicità, Trasparenza, Flessibilità e rischi contenuti
Meglio i fondi comuni di investimento o gli Etf?
Criticità degli Etf

Di seguito trovi un abstract dell’intervista

Tema cardine di questa puntata è quali sono le caratteristiche che deve uno strumento finanziario per essere inserito in portafoglio.

Nel mio ultimo libro Un Milione per mia figlia ho illustrato le  5 caratteristiche che dovrebbe avere uno strumento finanziario:

1. Semplice: ovvero accessibile anche a chi non ha mai fatto un investimento sul mercato mobiliare
2. Economico: in un piano di accumulo lungo anche l’1% di costi risparmiati consentirà di ridurre il cammino verso il milione
3. Trasparente: ovvero che si muova in maniera lineare e non attraverso fumosi meccanismi
4. Open end: che ci consenta di investire nei Megatrend con strumenti che non abbiano scadenza, con una vita finanziaria illimitata
5. Sicuro: l’eventuale fallimento dell’emittente non deve in alcun modo impattare sul nostro piano di accumulo.

Gli Etf credo abbiano molte di queste peculiarità. Mi sbaglio?

In effetti gli ETF hanno queste 5 peculiarità:

1. Semplicità: gli ETF sono strumenti passivi, il cui obiettivo di investimento è esclusivamente quello di replicare la performance dell’indice benchmark a cui fanno riferimento. Consentono, così, in modo immediato agli investitori di esporsi al mercato d’interesse (azionario, obbligazionario, di materie prime ecc.) o alla strategia obiettivo (strategie short e leverage, accessibili tramite gli ETF strutturati). Operativamente, grazie alla negoziazione in tempo reale in Borsa, gli ETF possono essere acquistati e venduti come se fossero delle azioni tramite la propria banca o il proprio broker.

2.Economicità: la politica di gestione passiva propria di questi strumenti e la quotazione in Borsa consentono agli ETF di abbattere i costi tipici della gestione attiva (team di analisti) e quelli legati alla distribuzione, garantendo agli investitori l’accesso a mercati e a strategie d’investimento altrimenti difficilmente raggiungibili con commissioni di gestione così ridotte.

3.Trasparenza: gli ETF, replicando un indice notorio di mercato, consentono agli investitori di essere perfettamente consapevoli del profilo rischio/rendimento del proprio investimento, nonché del portafoglio titoli a cui sono esposti. Essi hanno, inoltre, un prezzo che si aggiorna in tempo reale in funzione dell’andamento delle componenti dell’indice di riferimento e, quindi, l’investitore è costantemente a conoscenza della valorizzazione del proprio investimento in ETF, anche grazie alla pubblicazione giornaliera del valore ufficiale dell’ETF (NAV).

4. Flessibilità: gli ETF non hanno scadenza e contemporaneamente sono quotati in Borsa in tempo reale. L’investitore può modulare, in funzione dei propri obiettivi, l’orizzonte temporale dell’investimento, che può andare dal brevissimo termine (trading intraday) al medio/lungo termine, come per gli investimenti effettuati a fini previdenziali. Infine, considerando che il lotto minimo di negoziazione è pari a una sola quota/azione, è possibile prendere posizione sugli indici di tutto il mondo anche per importi ridotti.

5.Abbattimento del rischio emittente: gli ETF sono fondi o Sicav il cui patrimonio è per legge di esclusiva proprietà dei possessori delle quote/azioni dell’ETF. Di conseguenza anche nell’ipotesi d’insolvenza delle società che si occupano della gestione, amministrazione e promozione del fondo, il patrimonio dell’ETF non verrebbe intaccato.

Domanda classica: meglio fondi comuni o Etf?

La maggioranza dei fondi comuni non batte il benchmark!
Quindi se non si ha una grandissima abilità di “Fund picking”, ovvero di selezionare i fondi in grado di sopra performare costantemente il benchmark, è certamente preferibile costruire un Piano di accumulo su prodotti a gestione passiva con costi contenuti come gli ETF.

Quali sono invece le criticità degli Etf.

Essenzialmente sono 3:

1.Fiscalità inefficiente: Quando chiudi in profitto un’operazione su un ETF armonizzato, realizzi una plusvalenza che costituirà quello che in gergo viene chiamato “reddito da capitale”, su cui è prevista una aliquota del 26%. Il problema è che non può essere utilizzato per recuperare eventuali minusvalenze pregresse.

2. La scarsa liquidità:  questo problema è più presente per ETF  quotati in mercati relativamente piccoli come Piazza Affari.
La liquidità rappresenta la facilità con cui è possibile negoziare un ETF in qualsiasi momento: in sostanza un fondo passivo è liquido quando gli scambi sono elevati e l’incontro tra domanda e offerta avviene in maniera agevole.

3. tracking error: cmisura la differenza tra il rendimento di un ETF e il rendimento del suo benchmark di riferimento.
In teoria un ETF dovrebbe offrire esattamente la stessa performance del proprio benchmark, ma, in realtà, a causa di alcuni aspetti tecnici (costi dell’operatività, imposte, costi burocratici ecc.), si tende a registrare un lieve scostamento fra le due performance.

Appuntamente alla prossima puntata dedicata a chi vuole implementare una routine che consentirà di gestire un Pac in automatico

Strumenti finanziari a confronto. Per consultare l’intervista integrale: https://youtu.be/uTfx0StzKWU

 

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Pietro Di Lorenzo