Questo corso di analisi tecnica di base non intende essere una replica delle informazioni che si possono trovare con facilità nei sempre più numerosi libri di analisi tecnica in circolazione. Io credo che le tecniche di lettura dell’andamento di un mercato o di un valore finanziario sono così tante che solo la personale esperienza può portare a privilegiare quelle che, più delle altre, si addice a uno specifico temperamento e a uno specifico modo di porsi nei confronti del rischio. E questa sensibilità non può essere acquisita con la semplice lettura di un lavoro altrui ma deve necessariamente passare attraverso un processo di crescita fondato su esperienza e, spesso, sofferenza personale.
L’obbiettivo di questo corso è dunque quello di esporre gli elementi fondamentali di una materia, di per se non semplice, nel modo più elementare possibile al fine di affascinare anche l’investitore neofita che spesso non si sente in grado di affrontare testi che reputa non alla propria portata.
Prendete questo corso come un potenziale punto di partenza verso l’approfondimento di tematiche tanto interessanti quanto utili ai fini di performance reddituali soddisfacenti e fate tesoro di ciò che leggete perché l’unica via per il successo Borsa è l’accresimento giornaliero della nostra cultura finanziaria.
Pietro Di Lorenzo

Esistono diversi modi di operare nel mercato azionario.
1. col fiuto
2. sulla base di letture di giornali e reports
3. con l’aiuto di “dritte” e “soffiate”
4. con tecniche e metodologie
Individuiamo il migliore attraverso un ragionamento per esclusione:
1. Esistono indubbiamente delle persone che riescono, con l’ausilio di un grosso intuito, a fare cose eccezionali in Borsa. Il fiuto, tuttavia, è qualcosa di innato, o lo si ha o non lo si ha.quindi , non è una tecnica che si può apprendere.
2. Operare attraverso la lettura di giornali e report è evidentemente una tecnica non produttiva in quanto quando la notizia appare sulla stampa è già vecchia e superata e al massimo può far rumore ancora per un paio di giorni grazie all’intervento dei ritardatari. Qualche spunto maggiore lo offrono, talvolta, i reports delle istituzioni finanziarie più serie in quanto è probabile che un buy di una grossa banca d’affari provochi degli acquisti che altrimenti non si avrebbero ma bisogna considerare che qualche volta i suggerimenti dei reports possono non essere del tutto obiettivi o possono essere determinati forzatamente da situazioni contingenti.
3. Operare, infine, sulla base di dritte e soffiate, risulta evidentemente molto difficile in quanto quelle vere, le possono dare solo gli insider, con gli effetti giuridici che la diffusione delle notizie provocherebbe.
E’ evidente allora, da questa breve analisi, che la tecnica costituisce l’unica arma di chi vuole operare razionalmente per conseguire profitti costanti non soggetti all’erraticità dei mercati. Si rinuncia a degli extra-profitti connessi talvolta a un atteggiamento disinvolto, ma si ha la quasi certezza di non incorrere nelle catastrofi alle quali quello stesso atteggiamento prima o poi inevitabilmente conduce. La tecnica, inoltre, non esclude necessariamente la possibilità di beneficiare dei metodi più empirici prima elencati. Semmai, costituisce uno strumento per sottoporli a un vaglio di verosimiglianza.
In questo corso ci occuperemo, in particolare, di analisi tecnica, ma ciò non esclude, ovviamente, che nel fare trading non vengano prese in considerazione le altre teorie.
La scelta della metodologia da applicare è connessa al profilo dell’investitore, dunque non si può parlare di una metodologia migliore in assoluto ma di quella migliore per le proprie esigenze d’investimento. In linea generale, comunque, l’interazione fra analisi fondamentale e tecnica produce certamente risultati soddisfacenti nel medio lungo periodo; la prima va utilizzata per individuare le società con le migliori prospettive di crescita o sottovalutate dal mercato e la seconda può guidare il trader attraverso tecniche di previsione e di individuazione di particolari tendenze di mercato o dei singoli valori mobiliari.

Diverse sono le tecniche ossia le metodologie che si possono applicare per studiare l’andamento dei mercati e per cercare di prevedere come si muoveranno in futuro. Le tre scuole di pensiero principali che si sono sviluppate sono:
1. l’analisi fondamentale
2. la random walk theory
3. l’analisi tecnica
1. I fondamentalisti sostengono che, nel lungo andare, i corsi azionari tendono a riflettere il reale valore delle società quotate; deducono quindi che, individuando realtà attuali e potenzialità patrimoniali ed economiche di queste società attraverso un’attenta lettura dei loro bilanci, si possono formulare valide previsioni sui futuri livelli di prezzo delle azioni con grande beneficio per una corretta strategia di investimento. Questo tipo di analisi è mirata a determinare il valore intrinseco di società quotate, che confrontato col valore di mercato permette di capire se un’azienda è sottovalutata rispetto ai prezzi espressi dal mercato, e quindi bisogna acquistare i suoi titoli, oppure sopravvalutata , e quindi occorre venderli.
2. La random walk theory, basandosi sull’ipotesi di efficienza dei mercati, afferma che i prezzi in un qualsiasi mercato finanziario oscillano in maniera irregolare attorno al valore intrinseco per via dell’informativa che arriva sul mercato. Dato che le informazioni giungono imprevedibilmente agli investitori, è impossibile prevedere l’andamento futuro dei prezzi. Dunque la migliore strategia è quella di tipo “buy and hold” (compra e tieni) in contrasto con ogni tentativo di prevedere i movimenti futuri del mercato.
3. L’analista tecnico,invece, non mira a conoscere il valore reale di un’azione bensì quel valore che ad essa attribuirà, a breve, il mercato. Egli è infatti convinto di poter rilevare, con l’ausilio di particolari procedure, le speranze, le paure, gli umori, razionali e irrazionali, dei compratori e dei venditori giungendo così a sintetizzare e fotografare, a un dato istante, tutti quei fattori che normalmente sono ritenuti ndine tificabili ma che, nondimeno, incidono in maniera preponderante sul processo di formazione dei prezzi. Gli diventa più facile, a questo punto, decidere quando comprare e quando vendere e cosa comprare e cosa vendere in perfetta sintonia con la tendenza e le prospettive del momento. Dunque l’analisi tecnica è lo studio del comportamento del mercato, condotto attraverso l’esame, non solo dal punto di vista grafico ma anche con l’utilizzo di opportuni indicatori, delle serie storiche dei prezzi e dei volumi di scambio.
A fondamento dell’analisi tecnica vi sono diverse teorie che non hanno riscontri scientifici in senso stretto, ma che costituiscono presupposti fondamentali per le successive analisi quantitative che si sono sviluppate negli ultimi decenni. I principali teorici dell’analisi tecnica sono: Dow, Elliott, Gann e Fibonacci.

La conoscenza e l’interpretazione dei grafici è fondamentale in Analisi Tecnica .Rappresentare i prezzi sotto forma di grafici, siano essi di pochi minuti o di interi decenni, consente di percepirne immediatamente l’evoluzione, di individuare tendenze, di misurarli, calcolare le medie mobili, impostare proiezioni ed altro ancora.
Esistono numerose versioni di grafici, ma di tutte bisognerà scegliere quelle che esprimono il maggior numero di informazioni adatte allo scopo che si sta perseguendo, nella forma più intuitiva e semplice. Cosi’ ad esempio, se interessa rappresentare l’evoluzione di un mercato negli ultimi 30 anni sarà sufficiente un grafico lineare; se, invece, l’osservazione si sofferma su un indice a rilevazione giornaliera sarà più interessante utilizzare un grafico a candele con l’indicazione dei prezzi minimi, massimi, di apertura e chiusura
Esistono varie tipologie di grafici, le più comuni sono:
1. Il Grafico lineare

2. Il grafico a barre

3. Il grafico a candele o candlestick

 

1. Il grafico lineare:
Grafico: ENI ad 1 anno.
E’ il tipo di grafico più semplice che si costruisce unendo con una linea le varie chiusure del titolo. I dati forniti sono ridotti all’essenziale: nulla viene detto della storia intra-day del titolo, non è possibile conoscere le escursioni minimo / massimo, non si conosce se la chiusura è avvenuta in prossimità dei massimi o sui minimi. Ci si può riferire ad intervalli di tempo intra-day, così come a periodi giornalieri, settimanali o mensili; naturalmente, più ampia è la base di riferimento, minore è il dettaglio evidenziato dal grafico. Un elemento importante, inserito nella parte inferiore del grafico in corrispondenza del prezzo, è il volume:rappresenta l’ammontare totale dei titoli scambiati nella giornata di contrattazione.
2. Il grafico a barre:
Grafico: Eni ad 1 mese
E’ di gran lunga il più utilizzato nel trading di borsa. Il grafico è costituito da una successione di barrette verticali, a ciascuna delle quali corrisponde una seduta di borsa. Per poterlo costruire è necessario avere di ogni titolo alcuni dati giornalieri: il prezzo di Apertura (Open), il prezzo più alto della seduta (High), il prezzo minimo (Low) ed infine quello di Chiusura (Close). La lunghezza della barra indica l’escursione dei prezzi (minimo e massimo), mentre il segmento di destra indica il prezzo di chiusura e il segmento di sinistra coincide col prezzo di apertura. Il Volume è rappresentato in fondo ai grafici con segmenti la cui altezza si misura raffrontandola con la relativa scala laterale.
4. Il grafico a candele o candlestick :
Grafico: Eni ad 1 mese
I dati necessari per disegnare un candlestick sono l’apertura, la chiusura, il minimo ed il massimo ,oltre che i volumi, naturalmente, anche se non sono fondamentali. Nel candlestick abbiamo una figura chiamata “candle-line” formata da un corpo centrale detto “real-body” e da due appendici ad esso collegate chiamate “shadows”(ombre), e rispettivamente “upper shadow” quella superiore e “lower shadow” quella inferiore. Gli estremi della figura sono dati dal prezzo minimo e da quello massimo, come nel grafico a barre, mentre il real-body viene dato dalla differenza tra il prezzo di chiusura e quello di apertura: se la chiusura risulta essere superiore all’apertura, allora avremo un rettangolo solitamente bianco (nel grafico proposto il rettangolo è verde), mentre, viceversa, se la chiusura risulta essere inferiore all’apertura, il real-body sarà nero (nel grafico proposto è rosso).
Il candlestick rappresenta quindi, oltre all’ampiezza del movimento del prezzo nell’arco della giornata, anche il segno, cioè l’intonazione rialzista o ribassista, e la forza del movimento stesso. Quindi illustra molto bene la dinamica evolutiva dell’incontro tra la domanda e l’offerta nella formazione del prezzo.
Le tipologie di grafici sopra citate, sono quelle che comunemente vengono forniti nei servizi collaterali offerti dai broker ndine italiani anche se esistono ulteriori tipologie di grafici utilizzabili:
5. il grafico punto e figura o point and figure: molto usato dagli operatori statunitensi, è contraddistinto dal fatto che generalmente esamina una sola variabile, il prezzo del titolo, a prescindere quindi dalla dimensione temporale. Il grafico si costruisce mediante una combinazione di circoli (O) e croci (X), che vanno a riempire i cosiddetti box; le X rappresentano convenzionalmente un incremento delle quotazioni, mentre le O un decremento. Sarà l’analista a dover decidere, sulla base della propria esperienza e della variabilità della serie storica sottostante, quale sia la percentuale di variazione rappresentata da ogni simbolo; in altre parole egli dovrà definire l’ampiezza di ciascun box. Inoltre dovrà essere stabilita l’entità dell’inversione di tendenza, cioè il numero minimo di box che si ritiene indicativo per un cambiamento del trend di mercato
6. il grafico equivolume: La costruzione del grafico è molto particolare: il dato del volume viene spostato dalla base del grafico, dove normalmente si trova nei grafici a barre o lineari, per essere incluso nella rappresentazione dei prezzi. A differenza del grafico a barre, ogni giornata è rappresentata da un rettangolo dove l’altezza rappresenta il range entro il quale le quotazioni si sono mosse nella giornata in questione; la larghezza o, meglio, la base del rettangolo, rappresenta l’entità del volume trattato durante la giornata.
Di minor utilizzo sono i grafici Candle-volume, Three Line Break, Renko, Kagi.

Charles H. Dow è il padre dell’analisi tecnica; il suo nome porta subito alla mente quell’indice della borsa USA , il Dow-Jones, che è il punto di riferimento di milioni di investitori nell’operatività quotidiana sui mercati finanziari internazionali. Nel 1884 Dow ,socio con Edward Jones nella società Dow-Jones & C., introdusse un indice suddiviso in due parti: la prima formata da 12 titoli di società industriali e la seconda da 20 titoli di compagnie ferroviarie (Railways index).. Dow non ha scritto nessun libro in merito all’analisi tecnica tuttavia ha reso note le sue idee in numerosi articoli apparsi sul Wall Street Journal, e ripresi successivamente da William P. Hamilton e Robert Rhea, che li riorganizzarono nella forma che attualmente conosciamo. Ancora oggi, a più di un secolo di distanza, questi testi, diventati poi una vera e propria teoria, rappresentano lo strumento alla base della moderna disciplina dell’analisi tecnica.
La studio di Dow parte dall’osservazione che i prezzi dei titoli delle più importanti società tendevano a salire o a scendere insieme e che le poche azioni che si muovevano in controtendenza rispetto ad essi ritornavano a seguire l’andamento generale nell’arco di qualche giorno o al massimo di qualche settimana. Nonostante alcuni titoli avessero maggiori ritardi rispetto agli altri, la direzione era sostanzialmente la stessa.
Dalla teoria di Dow si evincono 6 principi fondamentali:
1. Gli indici scontano tutto: qualsiasi fattore che incide sulla domanda e sull’offerta in un mercato è incorporato negli indici di borsa. In pratica il prezzo è la sintesi di tutti quei fattori di tipo fondamentale, politico, psicologico che ne hanno determinato l’andamento. Si scontano così le aspettative vere o false , fondate o immaginarie, proiezioni del passato, rumors ed altro, escludendo ovviamente, tutto ciò che non è prevedibile come terremoti e calamità naturali.
2. Il mercato ha tre trend: primario, secondario e terziario che si differenziano per la durata. Il più importante è il trend Primario o maggiore che ha un’estensione temporale solitamente superiore ad un anno, mediamente dura 4 anni, e presenta un apprezzamento o un deprezzamento complessivo maggiore del 20%. Un mercato primario Toro è un ampio movimento verso l’alto calcolato su medie di almeno 2 anni in cui ogni avanzamento del prezzo raggiunge un livello più alto del rialzo precedente ed in cui ogni reazione secondaria verso il basso si ferma ad un livello superiore a quello della precedente flessione Per contro si definisce mercato primario Orso un lungo declino in cui ogni massimo e minimo di un movimento secondario tocca un livello inferiore ai corrispondenti massimo e minimo del secondario precedente. Il trend primario ha ,dunque, una tendenza ben definita ed è l’unico dei 3 movimenti che dovrebbe interessare l’investitore che vuole seguire il mercato secondo un’ottica di lungo termine. I movimenti secondari, od intermedi, durano da 3 settimane a parecchi mesi e rappresentano reazioni che accelerano o frenano il movimento di base primario. Infine vi sono i movimenti giornalieri, o comunque di durata sempre inferiore alle 3 settimane, denominati Trend Inferiori, o terziari. L’importanza di questi movimenti è relativa, in quanto, a differenza dei movimenti ‘maggiore’ o ‘intermedio’ potrebbero riflettere le strategie degli operatori più importanti. In altri termini, l’azione concertata di un gruppo di operatori aventi obiettivi comuni potrebbe condizionare le fluttuazioni di breve. I movimenti primari e secondari,viceversa, rispecchiano le aspettative di tutto il sistema economico, la suddivisione del movimento del mercato.
3. Il trend ha tre fasi: accumulazione, rialzo e distribuzione. Nella prima hanno luogo gli acquisti degli investitori più informati e si verifica quando il mercato ha scontato tutte le notizie negative. La seconda è la fase nella quale i trend followers (coloro che seguono il trend) aprono le proprie posizioni, i prezzi cominciano a crescere per via delle notizie economiche positive. La terza fase ha luogo quando le informazioni, sempre più positive, giungono all’orecchio dei piccoli investitori che entrano nel mercato generando una crescita esponenziale dei corsi. È in questa fase dove gli investitori più informati disinvestono i titoli accumulati realizzando profitti.

4. Gli indici devono confermarsi. Ciò sta a significare che tra l’indice industriale e l’indice ferroviario sussiste uno stretto legame, nel senso che si muovono nella stessa direzione. Infatti è impensabile che l’industria possa crescere se non è sostenuta dal settore dei trasporti. Dunque un trend rimane in forza finché entrambi gli indici non forniscono la stessa indicazione. Il movimento dei due indici deve,dunque, sempre essere analizzato contemporaneamente. Il primo indice serve ad individuare la tendenza, il secondo a confermare le indicazioni di tendenza dell’indice industriale.

5. I volumi si devono espandere nella direzione del trend. In un trend al rialzo i volumi dovrebbero aumentare quando i prezzi crescono e diminuire quando scendono. Viceversa accade quando il trend è ribassista. In un mercato Toro, infatti, il volume cresce quando i prezzi salgono e diminuisce quando essi scendono; più semplicemente diremo che “i volumi si espandono nella stessa direzione del trend”. In un mercato orientato al ribasso, viceversa, l’attività aumenta quando i prezzi calano e si riduce se essi recuperano. È importante sottolineare che il volume è solo uno strumento di conferma o di negazione dell’andamento dei prezzi, in quanto segnali definitivi sulla tendenza del mercato possono venire solo dallo studio dei movimenti di quest’ultimo.

6. Un trend rimane in atto fino a rottura definitiva, ossia finché non fornisce un chiaro segnale di inversione di tendenza. Se, per esempio, in un mercato tendenzialmente al ribasso l’indice industriale segnalasse il probabile inizio di una nuova fase rialzista, ma l’indice dei trasporti non confermasse tale indicazione, il mercato dovrebbe senz’altro essere considerato ancora ribassista.Non è necessario che i due indici diano la conferma contestualmente, anche se in genere, più essa è temporalmente contigua più forte è il movimento che segue.

La principale critica che si può avanzare alla teoria di Dow, è la mancata tempestività dei suoi segnali. Sia quelli di acquisto che di vendita trovano posto solo nella seconda fase di up/down trend, con una perdita di circa il 25% dell’intero movimento Anche l’intera operatività degli strumenti derivati è preclusa all’analisi per il diverso orizzonte temporale ma soprattutto per l’ assenza di ogni considerazione dei prezzi intraday perché il breve termine non era preso in considerazione.
Lo scopo della Dow Theory non è comunque quello di anticipare il trend, bensì quello di rilevare mercati al rialzo e al ribasso e soprattutto prendere parte ai più importanti movimenti di mercato.Dalle statistiche, pubblicate nel 1984 su Barron’s, in occasione del centenario della nascita della teoria si evince che, comunque, nel periodo 1920-1975 i segnali della teoria di Dow hanno colto il 68% dei movimenti sull’indice industriale ed il 67% dello Standard & Poors 500.

  • In analisi tecnica l’indagine circa i livelli di resistenza, supporti, medie mobili, oscillatori ed altro ha come primario obiettivo la decisione se partecipare o meno al movimento in atto. E’ possibile distinguere nei grafici, con sufficiente certezza, tre movimenti che si alternano con una certa frequenza. La direzione di tali movimenti assume il nome di tendenza o Trend.
    Il mercato si muove sostanzialmente in tre direzioni da cui possiamo individuare tre linee di tendenza:
    – Al rialzo (UP-trend) quando la successione delle quotazioni porta alla formazione di massimi e minimi via via crescenti.
    – Al ribasso(DOWN-trend) quando massimi e minimi sono decrescenti.
    – Neutrale (Sideways-trend) quando massimi e minimi tendono a restare sempre sullo stesso livello.
    Grafico: Trend rialzista, ribassista, laterale.
    L’utilità di individuare un trend è legata al principio secondo il quale i prezzi tendono a mantenere la direzione per un certo periodo di tempo. Può, quindi, risultare vantaggioso intuire la tendenza ad una fase iniziale di sviluppo.Il trend può durare da pochi giorni ad alcuni anni. Come abbiamo visto in precedenza, in linea con la teoria di Dow, i trends possono essere suddivisi in maggiori, secondari e minori .Una tendenza primaria non dura mai meno di un anno mentre i movimenti secondari e terziari durano rispettivamente, da alcune settimane a svariati mesi e da alcuni giorni a poche settimane.
    All’interno di un trend maggiore si sviluppano più trend intermedi ed innumerevoli movimenti minori aventi direzione opposta a quella del trend principale. Per individuare con maggior chiarezza l’andamento dei prezzi vengono utilizzate le “trendlines” che si ottengono unendo con una retta più punti di minimo relativo in caso di movimento ascendente o più punti di massimo relativo in caso di movimento discendente.
    In un mercato al rialzo la trendlines congiunge i valori minimi raggiunti nell’ambito dei movimenti minori aventi direzione opposta al trend principale, mentre, in una tendenza al ribasso, essa congiunge i massimi toccati durante reazioni al movimento principale.
    Un grafico che viola o, come più comunemente si dice, perfora la trendline segnala un esaurimento del trend in atto. Pertanto, un trend si considera esaurito se il grafico scende sotto il livello della trendline nel caso di movimento ascendente o sale sopra il livello della trendline nel caso di movimento discendente.
    Accanto alla trendline si indica spesso la “return line” disegnata a partire dal primo massimo relativo dall’inizio del movimento rialzista o dal primo minimo relativo in un movimento ribassista. Quando la return line risulta parallela alla trendline principale siamo di fronte ad una formazione detta “canale” la cui logica interpretativa è identica a quella delle trendlines.
    Grafico: Canale rialzista
    Il canale dà, in più, la visione dell’ampiezza delle oscillazioni e, quindi, la possibilità di valutare lo spessore del mercato. Canali più ampi, infatti, derivano da un maggiore spessore del mercato e sono solitamente riferiti a periodi temporali più lunghi; pertanto, proprio perché maggiormente consolidati, riflettono maggiori probabilità di persistenza del trend.
    Viceversa, canali ristretti, specie se particolarmente ripidi, risultano abbastanza fragili e poco affidabili.
  • Oltre all’ampiezza dei canali esistono altri fattori che consentono di attribuire un grado di significatività ad ogni linea di tendenza. Risulta molto importante, a questo scopo, il numero di volte che essa viene testata ; maggiore è il numero di volte che essa viene toccata senza essere ‘perforata’, maggiore risulterà essere la sua importanza.
    Anche la pendenza della linea riflette la velocità delle quotazioni, rispetto al tempo, a raggiungere un livello superiore o inferiore di prezzo e può diventare un elemento di giudizio importante. Se la linea di tendenza è troppo ripida vorrà dire che i prezzi stanno crescendo o diminuendo troppo in fretta per cui c’è da aspettarsi una correzione più o meno violenta.
    Le linee di tendenza possono subire delle “rotture” che comportano, spesso, inversioni di trend.
    Siamo in presenza di una “perforazione” quando un prezzo di chiusura rompe una trend-line ascendente dall’alto verso il basso. Si ha, invece, un “superamento” della linea di trend quando le quotazioni la rompono dal basso verso l’alto.

     Nella realtà, le rotture di queste linee non avvengono in modo chiaro e preciso: infatti può accadere di assistere a falsi segnali. A questo scopo sono stati introdotti criteri atti ad evitare false indicazioni.
    Il primo di questi è, la percentuale di prezzo che determina la rottura. Sul mercato americano,ad esempio, si considera decisiva una perforazione di almeno il 3% del prezzo ottenuta anche a più sedute. È comunque difficile stabilire una regola sempre valida a causa delle diverse volatilità dei titoli. Un’ulteriore criterio è il tempo, per cui la rottura deve essere confermata in chiusura, cioè prendendo a riferimento l’ultimo prezzo della seduta, almeno nel giorno successivo. Questo doppio criterio, quindi, tende a filtrare i falsi segnali abbinando la regola del 3% a quella di almeno due giorni al di sotto o al di sopra della trendlines considerata.Ovviamente tali regole non valgono per rotture di trendlines di lungo periodo che necessitano di ben altre conferme.
    Un secondo parametro da considerare è il volume di azioni trattate nel giorno di perforazione. Nel caso di superamento della linea di tendenza un notevole volume è condizione necessaria, mentre nel caso di perforazione tale elemento può anche venir meno. I Volumi, in Analisi Tecnica, sono estremamente importanti per la valenza del movimento considerato: un rialzo o ribasso anche vistoso, ma con volumi in diminuzione, è da osservare con molto sospetto perché potrebbe essere ottenuto in condizioni particolari, come ad esempio più per la mancanza di compratori che per forza dei venditori e viceversa.
    Un ultimo criterio è quello del ritorno delle quotazioni, dopo la rottura, a ridosso della linea di tendenza, detto movimento di pullback. Tale evento costituisce un’importante conferma della validità della perforazione e del trend in atto.
    Può accadere, tuttavia, che un’interruzione della linea di tendenza non rappresenti un’inversione dei
    trend ma costituisca semplicemente un movimento di correzione della pendenza e non della sua
    direzione.In conclusione è bene sottolineare che, nonostante l’importanza di queste regole teoriche, solo l’esperienza e l’intuito personale dell’analista permettono di distinguere tra le diverse linee di tendenza quelle più significative e tra diverse perforazioni quelle più affidabili.

Nel grafico delle quotazioni di un valore finanziario si possono rilevare dei livelli di prezzo che assumono una particolare importanza, perchè in qualche maniera, ostacolano il proseguimento della tendenza in corso: questi ostacoli prendono il nome di supporti e resistenze.
In altri termini, il supporto non è altro che un livello che si oppone al proseguimento di un trend discendente ossia è quel livello di valori in corrispondenza del quale vi è una concentrazione di domanda tale da impedire la discesa dei prezzi. Visivamente, si può osservare che il grafico arresta la sua discesa, tentenna, rimbalza una o più volte per poi invertire la rotta o proseguire definitivamente nella direzione iniziale; in questo secondo caso, la violazione del supporto racchiude implicazioni fortemente negative per il successivo andamento delle quotazioni, dal momento che le forze che si opponevano all’ulteriore discesa vengono sconfitte.
Ribaltando il concetto, la resistenza è un livello di prezzo che ostacola il proseguimento di un trend ascendente e quindi un livello di prezzi dove l’offerta è prevalente. In prossimità di una resistenza, il grafico arresta la sua ascesa, tentenna, rimbalza una o più volte all’ingiù prima di ridefinire la direzione di marcia; così come per il supporto, anche la violazione di una resistenza implica delle conseguenze, questa volta positive, dovute alla sconfitta delle forze che si opponevano all’ascesa dei prezzi.
Le linee di supporto e resistenza devono essere tracciate tra due o più punti rappresentativi dei massimi e dei minimi di reazione tra i più significativi del periodo in esame. Questi livelli di prezzo sono molto importanti per individuare dove un rialzo o un ribasso delle quotazioni incontrerà un ostacolo.La logica sottostante risiede nel fatto che gli scambi tendono a concentrarsi ai livelli di prezzo in corrispondenza dei quali un gran numero di azioni è passato di mano in un più o meno recente passato.Se nel corso del tempo in quell’area si verificano più volte congestioni di prezzo, magari prolungate nel tempo, maggiore sara’ l’importanza in termini di supporto/resistenza e maggiore sarà la difficoltà a superarli e a perforarli.
Solitamente quando una resistenza viene superata, tale livello di prezzo diventa un supporto e viceversa quando cede un supporto si ha una nuova resistenza..Un punto di massimo che viene superato, diventa un livello di supporto per i successivi down-trend, così come un punto di minimo, una volta perforato significativamente, diventa un livello di resistenza per gli eventuali rialzi della linea dei prezzi. Il problema maggiore ed individuare una perforazione significativa; tale significatività assume connotati per lo più soggettivi e va interpretata da ogni analisti secondo la sua esperienza e la sua tecnica operativa. I livelli di supporto/resistenza sono spesso generati anche da effetti psicologici quali ad esempio i numeri tondi come 10,20,25,50,100,1000 ecc.. che generano un normale livello di “appuntamento” di proposte di acquisto e vendite a causa dell’innata propensione umana all’arrotondamento delle cifre numeriche.
Si possono individuare diversi tipi di supporti e resistenze, tutti con le stesse implicazioni appena viste. Un supporto o resistenza, si definisce “statico” quando esso è formato dall’unione di più punti del grafico a mezzo di una linea orizzontale. L’attributo statico sta a significare che i livelli di prezzo che si determinano non cambiano col tempo ma rimangono costanti, quindi il supporto e la resistenza statici saranno rappresentati da linee parallele all’asse delle ascisse (che scandisce il tempo) che individuano un costante livello di prezzo sull’asse delle ordinate.

Grafico: Supporto e resistenza statica.

Diversi sono i supporti e le resistenze dinamiche che rappresentano linee oblique e quindi livelli di supporto o di resistenza variabili al passare del tempo. Un supporto dinamico si può disegnare quando il grafico mostra minimi crescenti o decrescenti che cadono su una stessa linea obliqua (trend line), mentre una resistenza dinamica è la retta obliqua (trend line) toccata più volte dai massimi del grafico.

Grafico: supporto e resistenza dinamica.
  • Benché supporti e resistenze svolgano un ruolo primario nell’esame dei grafici dei prezzi, è necessario puntualizzare che la loro corretta individuazione non è sempre agevole a causa della mancanza di punti realmente oggettivi che ne costituiscono la base.
    Persone diverse tendono a tracciare trendlines su punti di svolta diversi, a costruire medie mobili con parametri diversi, a individuare livelli statici di prezzo sulla base della propria esperienza e degli obiettivi temporali dei propri investimenti.
    Tutto questo, pur non sminuendo la validità dei supporti e delle resistenze, ne subordina la reale efficacia segnalatoria alla competenza dell’analista.
    E’ possibile però, come per le trendlines, considerare una serie di fattori per determinare la significatività di una linea di supporto o di resistenza:
    1. Il Volume: costituisce il primo e più importante elemento di valutazione. Un grande numero di acquirenti in una determinata area di supporto conferma la validità del segnale. Allo stesso modo, un consistente quantitativo di azioni trattate in prossimità di una linea di resistenza è un segnale di conferma della stessa che può essere formato in buona parte dalle vendite di chi in precedenza a quei medesimi livelli aveva comprato e che ora vuole uscire dal mercato senza subire perdite.
    2. Lo spazio intercorrente tra la linea di supporto e quella di resistenza è il secondo criterio da seguire. L’affidabilità e la validità delle due zone aumentano con l’aumentare della loro distanza, in quanto il movimento perde di forza nel raggiungere la linea opposta a quella di partenza.
    3. Un altro parametro è costituito dal tempo: la lunghezza di una resistenza o di un supporto ne determina spesso l’importanza. Se tali linee vengono testate più volte la loro significatività aumenta ancora.
    4. Eventuali punti di minimo o massimo relativi raggiunti dalle quotazioni costituiscono, anche a distanza d molto tempo un ottimo metodo per determinare livelli di supporto o resistenza significativi, in quanto si tratta di livelli di prezzo in corrispondenza dei quali le forze di mercato predominanti si sono rivelate sopraffatte.

     Grafico: Aumento/diminuzione volumi su supporti e resistenze.

    È possibile individuare i livelli di supporto e di resistenza anche utilizzando altre nozioni: gli angoli di Gann, le Speed resistance lines, le percentuali di ritracciamento, come quelle di Fibonacci. Le percentuali di rintracciamento sono una tecnica operativamente semplice per la quale i prezzi non si muovono in maniera lineare ma a strappi. Come abbiamo visto in precedenza, solitamente durante un trend rialzista si verificano diverse correzioni al ribasso (trend ribassisti di breve periodo) e viceversa durante un movimento ribassista sono spesso visibili alcuni rimbalzi. Tali movimenti, che hanno direzione opposta al trend principale, ripercorrono quest’ultimo secondo percentuali predeterminate, dette ritracciamenti. Tra le percentuali di ritracciamento più note, ci sono quelle ricavate dalla sequenza numerica che ha preso il nome del famoso matematico del tredicesimo secolo Fibonacci da Pisa. Attraverso una particolare sequenza numerica i cui numeri godono di diverse proprietà, vengono fornite le percentuali di ritracciamento 38,2%, 50% e 61,8% che servono agli analisti tecnici per calcolare i principali livelli di resistenza e di supporto.
    Grafico: percentuali di rintracciamento di Fibonacci
    Operativamente, determinato il canale laterale, compreso tra minimo e massimo assoluto, in un grafico a barre, questo, suddiviso in base alle percentuali partendo dall’alto verso il basso, evidenzia i livelli di supporto (, mentre individua i livelli di resistenza se viene suddiviso dal basso verso l’alto.

Uno dei dogmi dell’analisi tecnica si fonda sul principio che la storia ripete sé stessa.
Partendo da questo assunto, viene spontaneo ipotizzare che alcuni comportamenti si riproducano con sistematicità rendendo possibile, se individuati in tempo, la formulazione di ipotesi sulla successiva evoluzione.
La branca dell’analisi tecnica che si dedica allo studio di questi patterns ripetitivi, detta analisi grafica o chartismo, individua, nei grafici dei prezzi, alcune figure standard alle quali assegna dei significati ben precisi.
Queste figure possono assumere caratteristiche di:
– consolidamento
– inversione
Le figure di consolidamento si formano nel corso di una fase di assestamento, in attesa che le quotazioni riprendano la tendenza originaria o invertano il loro andamento.
Le figure di inversione, invece, si formano al culmine di una tendenza definita e anticipano l’avvio di un movimento contrario.
Le figure di continuazione rappresentano nella dinamica della tendenza principale, un momento di pausa, di riflessione, per poter poi proseguire nel trend.
Esse rappresentano per l’analista, un maggior probabile ritorno alla via pregressa anche se tali figure, in determinate situazioni, possono comportarsi di fatto come patterns di inversione del trend. La discriminante più valida per differenziare le une dalle altre rimane senz’altro il fattore tempo, in quanto le figure di continuazione si formano solitamente tutte in un periodo più breve rispetto a quelle di inversione.
Le principali figure di questa categoria sono:
a) i triangoli
b) i rettangoli
c) i flag (bandiere)
a) I triangoli si formano con successive oscillazioni del grafico all’interno di due rette che delimitano massimi e minimi convergenti. Si distinguono in tre tipi: simmetrici, ascendenti, discendenti.
Il triangolo più semplice è quello simmetrico caratterizzato dall’esistenza di due trendlines convergenti, inclinate nella stessa misura ma in direzione opposta. In una percentuale altissima, assume il significato di un momentaneo allentamento della tensione del trend principale, per poi far riprendere al grafico la sua iniziale pendenza. Così, se il grafico in uptrend entra nel triangolo dal basso ne uscirà probabilmente dal lato superiore e viceversa in un downtrend entrando dall’alto ne uscirà quasi certamente dal lato inferiore..

 

Grafico: Triangolo simmetrico

Nella maggior parte dei triangoli simmetrici si hanno sei punti di reazione, tre decrescenti (Grafico: punti 1-3-5) sulla retta superiore e tre crescenti sulla retta inferiore (punti 2-4-6). Si generano così cinque onde prima dell’uscita del grafico dal triangolo (punto A), a cui segue spesso, un tentativo di pullback (B-C) prima della ripresa, con volumi, del trend principale verso il target della figura (punto D). Normalmente, il volume delle contrattazioni, diminuisce sempre più, fino al momento del breakout dal triangolo in cui i volumi, normalmente, esplodono o aumentano visibilmente.

I triangoli ascendenti sono caratterizzati dall’esistenza di una retta di supporto ascendente e di una di resistenza orizzontale, o quasi. Hanno carattere previsivo prevalentemente rialzista in quanto la resistenza mostrata dal lato superiore sarà tendenzialmente violata dalla dinamica dei supporti, posti sempre più in alto per la maggior forza dei compratori.

I triangoli discendenti sono caratterizzati dall’esistenza di una retta di resistenza discendente e di una di supporto orizzontale, o quasi. Hanno carattere previsivo prevalentemente ribassista inquanto la figura è la conseguenza della forza ribassista del mercato che vede nei massimi di reazione calanti la rarefazione dei compratori più che la forza dei venditori fino, ovviamente al punto di breakout.

b) La formazione a “rettangolo” è tra le figure più semplici da individuare, perché è costituita da due trendline parallele ed orizzontali sul chart al cui interno si muove il grafico.

Il lato superiore funge da resistenza e respinge gli attacchi delle forze toro mentre il lato inferiore funge da supporto assorbendo gli attacchi dei ribassisti. Lo sviluppo che ne segue è un mercato laterale (sideways) in equilibrio tra le forze in gioco, fin quando il grafico esce con forza (volumi) da una parte della figura. Molto dipende, ovviamente, da quale lato della figura è entrato il grafico. Se questi è entrato dal basso, probabilmente il rettangolo, che assume il ruolo di pausa del trend, vedrà uscire il grafico dal lato superiore e viceversa nel caso che il grafico entri dalla parte alta della figura.

Non mancano, però, i casi in cui il prolungamento della fase di congestione può portare il rettangolo ad incubare un movimento di inversione piuttosto che di continuazione (rettangolo reversal). Il rettangolo impiega mediamente da 3 settimane a tre mesi per formarsi e lo sviluppo dei volumi assume particolare importanza per poter confermare o meno la sua natura di pattern di continuazione. Se, ad esempio, in un rettangolo formatosi in un uptrend i volumi di correzione al ribasso risultino inferiori a quelli della fase impulsiva, quasi certamente il breakout sarà in direzione dell’uptrend.

c) La Flag o bandiera si forma, di solito dopo una forte espansione del trend sottostante, con uno sviluppo temporaneo del grafico all’interno di un canale di forma rettangolare orientato in direzione contraria a quella del trend principale. Rappresenta una, breve pausa del mercato e di solito è preceduta da un forte rialzo (o discesa), a volte quasi verticale (flagpole) sostenuto da importanti volumi.

  • Le figure di inversione, sono quelle che implicano normalmente un’importante inversione del major trend.Da un punto di vista tecnico le fasi di passaggio da una tendenza ad un’altra vengono segnalate da figure formate dal movimento dei prezzi, il cui completamento sancisce l’avvenuta inversione, spesso di primaria importanza.Le figure d’inversione più importanti sono:
    a) testa e spalle e testa e spalle rovesciato
    b) doppio massimo – doppio minimo
    c) triplo massimo – triplo minimo
    d) Spikes o formazioni a V
    a) La figura del Testa e Spalle (head and shoulders in inglese) è la più conosciuta ed affidabile tra tutte le figure di inversione. Essa è composta da tre successivi rialzi dei corsi, separati da due reazioni verso il basso. Graficamente, appare una formazione costituita da due spalle arrotondate con in mezzo un top che fa da testa.

    Grafico: Testa e spalle ribassista

    Siamo in presenza di un trend ascendente ben definito e la formazione della figura di inversione ribassista è semplicemente una delle più note varianti grafiche dell’esaurimento del trend e del relativo percorso di inversione nel quale la serie dei minimi e dei massimi comincia progressivamente a perdere slancio.
    Il movimento rialzista porta le quotazioni a un primo massimo relativo con volumi molto alti ,spalla sinistra, (punto A) seguito da una relativa reazione al ribasso (punto B) che nulla fa presagire, su una possibile inversione di tendenza.Le forze rialziste forzano ancora i prezzi che salgono velocemente formando un secondo top detto testa (punto C), ben più alto del primo, ma accompagnato da volumi più bassi. Segue la reazione al ribasso dirigendosi verso il minimo precedente ( punto D). Il trend sta perdendo forza, il massimo è stato raggiunto più per forza inerziale che per convinzione ed i volumi testimoniano la possibile compromissione della tendenza.
    La Spalla Destra si forma con il terzo rimbalzo con volumi assai deboli che raggiunge, grosso modo l’altezza della prima spalla. Il trend ascendente ha ormai perso forza e la reazione al ribasso, superato la cosiddetta “linea del collo” (neckline) ossia la linea che congiunge i due minimi di reazione, è violenta con un aumento dei volumi. La successiva reazione al rialzo tende a recuperare la neckline (pullback), ma fallisce il test e si dirige con esplosione di volumi verso il bottom del grafico. La neckline che fungeva da supporto è diventata così resistenza.
    Specularmente al testa e spalle, si può parlare di testa e spalle rovesciato(head and shoulders bottom) quando l’analoga figura si forma, all’inverso, al termine di una tendenza ribassista. Ha le caratteristiche speculari della precedente figura ribassista e produce un forte segnale di inversione rialzista.E’ costituita da tre consecutivi ribassi, intervallati da due reazioni al rialzo. Si formano così due spalle ribassiste tra un profondo bottom identificato come testa. Il trend ribassista perdendo forza forma una prima spalla sinistra con reazione; successivamente la pressione delle vendite disegna il bottom (testa) con volumi più bassi rispetto alla spalla sinistra ma nella successiva spalla destra, questi incominciano ad aumentare. La figura del testa e spalle consente inoltre di calcolare degli obiettivi minimi di prezzo. Infatti la distanza verticale tra la neckline e la testa, proiettata in basso (nel caso di head and shoulders top) o in alto (nel caso di head and shoulders bottom), permette di individuare il target price del movimento seguente.
    b) La figura di ‘doppio massimo’ (double top) ricorda la forma della lettera “M” ed è composta da due massimi relativi separati da un movimento delle quotazioni verso il basso.

    Grafico: Doppio massimo

    Esso si forma nell’ambito di un movimento al rialzo, ed è caratterizzato da una diminuzione dei volumi durante la formazione del secondo massimo rispetto a quelli che accompagnano il primo. I quantitativi seguono l’andamento dei prezzi durante il secondo rialzo mantenendosi, però, meno elevati che nella fase precedente, per poi aumentare in modo consistente al momento della perforazione della linea tracciabile a partire dal minimo di reazione.Il definitivo completamento della figura lo si ha solo con la rottura di tale linea. Non è improbabile, infine, un pull-back dei prezzi fino a testare la suddetta linea accompagnato da scarsi volumi.
    Specularmente al doppio massimo, si può parlare di doppio minimo, che ricorda la lettera “W”, quando l’analoga figura si forma, all’inverso, al termine di una tendenza ribassista. Vi è però una differenza riguardante l’andamento dei volumi. Nel doppio minimo i quantitativi aumentano durante la formazione del primo minimo, diminuiscono nel rialzo e nella reazione seguente, per poi aumentare nuovamente durante il rialzo finale che completa la figura superando la linea tracciata a partire dal precedente massimo. A volte i doppi massimi e doppi minimi non si rivelano reali figure di inversione, ma piuttosto figure di consolidamento che preparano, dopo un sostanzioso rialzo del trend, una pausa che anticipa una continuazione della tendenza in atto.
    c) Il triplo massimo può essere considerato come una variante del Testa e Spalle, in quanto tali figure differiscono solo per il fatto che nel Triplo Massimo il secondo picco è allo stesso livello degli altri due. L’andamento dei volumi in tale figura è sostanzialmente decrescente a partire dal primo picco.

    Grafico: Triplo massimo
    Il completamento del modello avviene con la rottura, da parte dei prezzi, della linea congiungente i minimi di reazione. L’obiettivo di ribasso viene calcolato utilizzando l’altezza della figura, che viene proiettata dal punto di rottura della linea. Infine anche in questa figura è possibile lo sviluppo di un ‘pull-back’. Il triplo minimo è in fondo un triplo massimo rovesciato. Il punto più importante è costituito dalla formazione dell’ultimo minimo il quale deve avvenire in un contesto di scambi modesti, durante la prima fase e da consistenti aumenti dei volumi, dal giorno della rottura verso l’alto, della linea tracciata sui massimi di reazione.
    d) Le spikes, o formazioni a V, causa una repentina inversione del trend in atto, senza segnali premonitori. Essi sono il risultato grafico di un dietro-front del trend, improvviso e repentino con alti volumi, dunque molto difficile da prevedere in quanto si forma e si completa in pochissimo tempo. Il V-Top è abbastanza frequente ed appare in seguito ad una caduta quasi verticale dei prezzi. La continuazione di tale movimento determina il raggiungimento di un livello in cui la pressione di vendita è all’apice, cui fa seguito una forte reazione speculare delle quotazioni nella direzione opposta (classico esempio di importanti voci di borsa brutalmente smentite). Nella giornata in cui si verificano, è molto importante che si abbia un elevato volume di contrattazioni. Il V-top diventa drammatico per l’operatore perché non gli dà la possibilità di uscire in tempo dal mercato se non con un notevole sacrificio. Il V-Bottom presenta, sostanzialmente, le stesse caratteristiche del V-Top invertendo i termini del discorso.

Con l’avvento dei computers, l’analisi tecnica ha fatto un enorme balzo in avanti: non solo grazie alla possibilità di tracciare istantaneamente quei grafici che, prima, dovevano essere disegnati con righello e matita, ma anche e soprattutto per la possibilità di manipolare quantità enormi di dati e di estrarre da essi informazioni di vario tipo attraverso la costruzione di specifici indicatori.
Per la verità, alcuni di questi indicatori erano stati ideati tempo prima dell’era informatica, ma solo successivamente si è resa possibile sia la loro sofisticazione che la loro diffusione di massa. Solitamente non vengono utilizzati, singolarmente, in chiave operativa ma hanno funzioni di supporto all’esame dei grafici; in alternativa, se utilizzati congiuntamente, possono formare la base di sistemi operativi complessi (i trading systems) che forniscono segnali di acquisto o di vendita al verificarsi di determinate condizioni.
Fra gli indicatori più semplici ci sono le medie mobili che detto in termini matematici, sono un algoritmo, ed in particolare, quello che più in assoluto è utilizzato dagli analisti. Il suo scopo è la riduzione dell’erraticità delle serie storiche per addolcire la curva dei prezzi e permettere di individuare meglio le tendenze in atto.In effetti, smussano l’erraticità delle quotazioni riducendo il rumore, cioè quelle oscillazioni che non sono dovute a variazioni di tendenza ma a fattori estemporanei di mercato.
Le medie mobili, essendo uno strumento meccanico di trend-following risultano particolarmente graditi per la propria oggettività valutativa e perché facilmente manipolabili dai programmi software, ma non devono essere considerate come l’unico strumento a disposizione, ma uno di quelli che vanno a completare le indicazioni provenienti da analisi di trend e figure.
Volendo definire una media mobile diremo subito che essa si riferisce ad una serie storica di dati di cui individua la “media” che risulta “mobile” in quanto, ogni giorno aggiunge alla serie il più recente valore ed elimina della lista il più antico, in modo che quest’ultima abbia sempre le stesse dimensioni ed il processo può, così, continuare all’infinito. Ad esempio:per ottenere la media mobile a 5 giorni, sommiamo i 5 valori della serie e li dividiamo per 5. Il giorno successivo, aggiungiamo alla serie il nuovo prezzo ed escludiamo il prezzo del sesto giorno e così via.
La media mobile. è in sostanza una trendline curva, meno reattiva dei prezzi di cui è formata, che segue l’evoluzione degli stessi (non li anticipa) e dà importanti indicazioni sul trend, ma dopo che questo si è avviato. Le sue segnalazioni non possono, dunque, essere tempestive; qualunque sia la base di calcolo, la corrispondente tendenza non può che essere rilevata con ritardo, dal momento che il calcolo viene effettuato all’ennesimo giorno e, a quel punto, l’inversione può già aver avuto inizio da tempo; Il ritardo della mm. è in funzione della serie storica che prende in considerazione; l’indicatore è tanto più sensibile quanto minore è la quantità degli elementi che ne compongono la base di calcolo. Quindi, una media a 5 giorni è estremamente più sensibile alle variazioni di tendenza rispetto a una media a 200 giorni.
Esistono diversi tipi di medie mobili, ma le più diffuse sono:
1. Medie mobili semplici (MMS)
2. Medie mobili ponderate (MMP)
3. Medie mobili esponenziali (MME)

1. La media mobile semplice è di fatto quella più utilizzata e si costruisce attraverso la media aritmetica semplice delle ultime n osservazioni. La rappresentazione grafica che ne deriva è quella di una curva che segna il movimento dei prezzi con un andamento regolare, eliminando le accelerazioni speculative. La scelta dell’ampiezza della media è determinante per il tipo di informazione che si vuole ottenere.Scegliere una media di “breve” permetterà di visualizzare dei segnali operativi più stretti, orientati quindi, ad una strategia di trading , mentre utilizzare medie di lungo periodo servirà per operare in un’ottica di più ampio respiro, lavorando con obiettivi di posizione. La media mobile semplice viene comunemente usata dagli analisti non tanto per ottenere segnali di acquisto e di vendita ma più che altro come conferma di “alert” generati da movimenti dei prezzi a livello di trend e figure grafiche o da eventuali trading system adottati. Due sono gli inconvenienti che scaturiscono dall’utilizzo delle MMS: l’arbitrarietà nel fissare il dominio, problematica valida per qualsiasi MM o indicatore, e l’assegnazione di pesi uguali ai diversi termini indipendentemente dalla vicinanza al dato più recente.
2. Il secondo problema è risolto dalle medie ponderate . In queste, le osservazioni più vicine al dato più recente hanno un peso maggiore rispetto a quelle più lontane. Ad esempio, in una media mobile a 21 giorni, il valore di chiusura più recente viene moltiplicato per 21, quello che lo precede per 20 ..e così via fino al valore più antico della serie che sarà 1. L’interpretazione di una media ponderata è differente da quella di una media semplice in quanto un avviso di inversione di tendenza è data da un cambiamento nella direzione della media, piuttosto che da un’intersezione con la linea dei prezzi Un pregio della MMP è la sua flessibilità, potendosi adattare alle esigenze dell’operatore che può assegnare i pesi a suo piacimento. Inconveniente di questo strumento è l’arbitrarietà relativa all’assegnazione dei pesi.
3 La media mobile esponenziale è uno sviluppo di quella ponderata, in cui la maggiore importanza da dare ai dati recenti è ottenuta prendendo in considerazione tutti gli elementi della serie ma con un peso esponenzialmente decrescente..I pesi corrispondono alla progressione: 1, a, a(exp 2), a(exp 3), …, a(exp n-1), dove “a” è un coefficiente compreso tra 0 e 1. Così facendo il peso dei primi dati della serie sarà minore col passar del tempo fino a diventare infinitesimale, ma rientrerà sempre nel calcolo. Il concetto sottostante alla costruzione della media esponenziale è probabilmente più sofisticato e razionale, ma ciò non implica che questo tipo di media sia necessariamente più efficace nell’applicazione pratica.

  • Elemento determinante per il successo di una media mobile è la scelta del dominio. In particolare l’operatore ha l’obiettivo di determinare un dominio che gli permette di massimizzare i profitti. Infatti in un grafico dove vengono sovrapposte una serie di prezzi e una Media Mobile, il segnale di acquisto nasce quando la serie dei prezzi “buca” dal basso verso l’alto la sua MM mentre il segnale di vendita scaturisce nel caso opposto. Se si considera un dominio ristretto, si ottiene una Media Mobile molto sensibile alle variazioni della serie che dunque genera facilmente falsi segnali. Se, invece, il numero delle osservazioni è più elevato si evidenziano le tendenze di medio-lungo periodo cosa che evidenzia segnali operativi eccessivamente in ritardo Dunque il dominio di una MM dovrà essere determinato in base alla volatilità dei corsi cui la MM è riferita.L’utilizzo delle medie mobili per il trading conduce a due forme di sistemi operativi:
    1. Sistema basato sull’interazione di una serie storica e di una media mobile
    2. Sistema basato sull’interazione di due medie mobili.1. La prima forma di operatività, consiste nella sovrapposizione di una serie storica dei prezzi con una media mobile. Le indicazioni di trading che si deducono da questo confronto sono l’apertura delle posizioni rialziste quando i prezzi tagliano dal basso verso l’alto la media mobile e l’apertura di una posizione ribassista quando i prezzi tagliano la MM dall’alto verso il basso. Il limite maggiore di questo sistema operativo, denominato cross-over tra prezzi e media mobile, consiste nella presenza, ovvia, di “falsi segnali”. Se così non fosse, tutti, applicando il metodo, realizzerebbero profitti e ciò in Borsa è impensabile. Per limitare questo difetto, visto che eliminarlo è impossibile, si possono utilizzare degli accorgimenti. Alcuni di questi consistono nell’adottare dei filtri che scremano i segnali evidenziati dal sistema. Un dei filtri consiste nell’aspettare che la violazione della media mobile (MM) da parte della serie venga confermata dal prezzo di chiusura; si evitano così i falsi segnali che scaturiscono dai massimi e minimi intraday.2. Il secondo sistema operativo è quello basato sull’interazione di due medie mobili. Tracciando una MM con dominio ampio, per evidenziare le tendenze di fondo (media mobile lenta o “slow”), e una MM con dominio più contenuto e quindi più reattiva alle variazioni della serie storica (media mobile veloce o “fast”), si ottengono indicazioni di trading meno soggette a falsi segnali. Il segnale di acquisto scatta quando la media mobile più veloce si porta sopra quella più lenta, mentre quello di vendita quando la MM veloce taglia al ribasso quella lenta.

Dopo aver esaminato il funzionamento delle medie mobili occorre accennare ad indicatori che, imperniati su di esse, ne rappresentano la naturale evoluzione .Prima però occorre dire che non è stato ancora individuato, e probabilmente non lo sarà mai, l’indicatore perfetto. Ognuno, tra pregi e difetti, permette di cogliere solo alcune caratteristiche di un andamento dei prezzi, e non sempre con efficacia costante.Fra l’altro, accade spesso che indicatori diversi offrano segnali discordanti a fronte di una medesima situazione: sta alla bravura dell’analista coglierne il significato di sintesi in relazione anche ai segnali che provengono da altri tipi di analisi.
Gli indicatori basati sulle medie mobili maggiormente usati sono:
1. Buste
2. Pista ciclica
3. Bande di bollinger
4. Difference of Average (DOA)
1. Le medie mobili agiscono frequentemente come aree di supporto o di resistenza e, naturalmente, maggiore è l’ampiezza temporale della media, maggiore sarà il suo significato sotto questo aspetto. Un allargamento di questo principio di supporto e resistenza implica un tracciamento di linee simmetriche chiamate buste, parallele ad una media mobile. Questa tecnica è basata sul principio che i prezzi azionari fluttuano intorno ad una data tendenza in movimenti ciclici di proporzioni ragionevolmente simili. In altre parole, proprio come la media mobile funge da importante punto di riferimento, analogamente servono determinate linee tracciate parallelamente alla media mobile. In questo modo essa diventa il centro della tendenza , e la busta è costituita dai punti di massimo e minimo divergenti da quella tendenza. Essa viene calcolata utilizzando la formula:
Bandat= Ct (100 + n) / 100
dove n è il valore percentuale di incremento decremento.
Non esiste una stretta regola che stabilisca l’esatta posizione per il tracciamento della busta in quanto essa dipende dall’ampiezza temporale della media mobile utilizzata o dalla volatilità del prezzo preso in considerazione.
Generalmente i segnali operativi si traggono dai punti d’intersezione della curva dei prezzi con le bande degli indici. Le fluttuazioni del prezzo all’interno della zona compresa fra la media mobile e la banda inferiore, confermano il trend negativo; viceversa in caso di fluttuazioni nella zona superiore. Bisogna comunque utilizzare questo indicatore tenendo presente che quando vengono raggiunti la banda inferiore o superiore della busta, c’è una buona probabilità che si verifichi un’inversione del trend. Occore in ogni caso attendere che il prezzo perfori anche la media mobile in quanto questo indicatore è soggetto a frequenti falsi segnali. In particolare nei periodi di spostamenti laterali questo indicatore dimostra un palese vulnerabilità, vulnerabilità che essendo insita nella media mobile inficia tutti gli indicatori basata su di essa.
2. Una rappresentazione orizzontale delle buste è data dalla pista ciclica o trend deviation in quanto si ottiene dalla differenza percentuale tra una quotazione e una sua media mobile. Misura in pratica la differenza del prezzo dal suddetto indicatore.

Fatta uguale a zero la media mobile, la pista ciclica può essere rappresentata graficamente come una linea che oscilla a cavallo di un’asse orizzontale (la media mobile rivelando un rafforzamento della tendenza, positivo o negativo, tanto maggiore quanto più il suo andamento si allontana dalla linea dello zero. Inoltre si possono individuare dei livelli storici di ipercomprato e ipervenduto ai quali ci si può riferire per valutare il grado di tensione della situazione corrente.
3. Un’ulteriore sviluppo delle buste ha portato alla creazione delle bande di bollinger. A differenza dell’indicatore precedente, che presentava delle linee tracciate ad una distanza percentuale fissa dalla media mobile, le bande di bollinger presentano delle linee poste al di sopra e al di sotto di una media mobile relativa ai prezzi di chiusura , e costruite in base al valore assunto dalla deviazione standard.

 

 Grafico: Col tratto blu sono evidenziate le bande di bollinger

Le bande così costruite presentano le seguenti indicazioni:
1. la tendenza è in prosecuzione se il prezzo si porta all’esterno della banda quando essa non risulta troppo inclinata.
2. Un movimento che comincia all’interno di una banda conduce in genere nell’altra.
3. Le bande si avvicinano alla media mobile quando la volatilità dei prezzi si riduce: tale circostanza è generalmente seguita da un brusco movimento di prezzo.
4. I rialzi e i ribassi che conducono temporaneamente il prezzo al di fuori delle bande rappresentano spesso un movimento di esaurimento associato ad una inversione della tendenza in atto.
4. Il Difference of Average (DOA) è un’idicatore basato sul concetto precedentemente esposto dell’utilizzo di due medie mobili: una a lungo periodo per evidenziare il trend in atto ed una a breve che fornisce in relativo anticipo i segnali operativi. Esso è quindi ottenuto calcolando giornalmente la differenza tra i valori di una media mobile di lungo periodo e quelli di una a breve secondo la seguente formula:

DOAt = ( M1t – M2t ) 100 / M2t

Dove M1 è la media mobile a n1 giorni mentre M2 rappresenta la media mobile a n2 giorni.
La rappresentazione grafica che deriva da tale elaborazione si sviluppa attorno ad un’asse di riferimento corrispondente allo zero, con una zona superiore riservata ai valori positivi ed una inferiore per i valori negativi. Come per le medie mobili i segnali operativi derivano dall’intersezione delle curve, allo stesso modo sul DOA questi eventi coincidono con l’incrocio della curva con l’asse di riferimento. Il passaggio dalla zona positiva a quella negativa rappresenta un segnale di vendita mentre il movimento opposto fornisce un segnale di acquisto. Queste indicazioni vengono generalmente utilizzate per confermare i segnali provenienti dall’intersezione di una media con la curva principale.

Capita spesso che trader, affermati e non, espongano il proprio decalogo di regole auree.Ogni trader del mondo ha le sue regole che segue fedelmente e non so quanto possa essere utile scriverne un altro . Comunque, queste sono le mie che provengono dall’ esperienza diretta e che potranno risultare banali, ma vi assicuro che sono sistematicamente disattese e quindi causano forti sofferenze. La cosa migliore è scriverle e metterle in un posto visibile

1) Non investire mai i soldi che non puoi permetterti di perdere e non rischiare tutto il capitale a disposizione su un singolo titolo.

2) Segui un piano prestabilito cioè decidi in anticipo quali saranno gli elementi da seguire per dire vendo o compro. Testa il tuo piano senza investire, se funziona utilizzalo. Comunque non metterlo mai in discussione quando operi.

3) Seleziona le Metodologie che userai per fare trading. Meglio utilizzare pochi strumenti, ben conosciuti, che tanti facendo confusione.

4) Opera sempre seguendo il trend principale.Non andare contro tendenza, vendere sul denaro e acquistare sulla lettera e’ una procedura da dimenticare. Pensa a dove il mercato ti vuole portare non a dove vuoi che ti porti. Se non sei sicuro nella direzione del mercato non operare.

5) Taglia le perdite e lascia correre i profitti. Questa potrebbe essere l’unica regola da seguire, senz’altro e’ la piu’ importante. Nella maggior parte dei casi si tagliano i profitti e si lasciano correre le perdite. Gli ultimi due anni di borsa italiana ne sono un esempio. Quando un titolo perde liquidalo al piu’ presto, se cresce non toccarlo.

6) Non incrementare posizioni in perdita, incrementa, se è il caso, solo posizioni in guadagno

7) Non esagerare quando aumenti la tua posizione. Se hai fiducia in un titolo o in un mercato non lasciartii prendere dall’euforia, potresti pentirtene.

8) Usa gli stop loss per preservare i profitti e tagliare le perdite. Ogni volta che compri un titolo definisci quanto sei disposto a perdere al massimo. Lo stesso vale per i titoli che guadagnano. Lo stop loss va messo a un punto logico (ad esempio Resistenza o Supporto) e non solo ad un livello conveniente.

9) Dai luogo ad un’operazione se giustificata tecnicamente: acquista sui supporti o alla rottura delle resistenze e vendi sulle resistenze o alla rottura dei supporti.

10) Evita il Trading intraday se non puoi seguire le quotazioni in real time.

11) Quando puoi investi sui mercati liquidi ed opera sui titoli a maggior capitalizzazione.

12) Documentati il più possibile.Ogni decisione deve essere presa alla luce di informazioni valide, non lasciate la scelta al caso. Ogni informazione e’ preziosa e non va sottovalutata.Informati in tutti i modi possibili (giornali, riviste specializzate, siti internet..) ma sempre con spirito critico.

13) Non prendere posizioni prima di eventi fondamentali per il mercato (elezioni politiche, dato inflazione, riunione Fed e Bce,..).

14) Investi su un gruppo massimo di 6/10 azioni alla volta per poterle seguire con la necessaria attenzione e favorisci i titoli di aziende che sono leader di mercato nel proprio settore.
15) Non sottoscrivere un OPV pensando fosse una lotteria. Studia il prospetto informativo e tutto ciò che può essere utile per stabilire la bontà dell’offerta.

16) Non acquistare mai un titolo di una società di cui non sai di che cosa si occupa, quale posizione occupa nel mercato di riferimento e da quale management è diretto.

17) Non scegliere un titolo solo perché ha perso troppo dai suoi massimi.

ANALISI TECNICA DEI MERCATI FINANZIARI di Pring M.J. McGraw-Hill, Milano 1995

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