• Premessa

    Questo breve corso ha lo scopo di presentare la tecnica del Point and Figure (letteralmente Punto e Figura) illustrando quali sono le ragioni che, a più di 100 anni dalla sua nascita, lo rendono ancora un metodo efficace per ottenere guadagni sul mercato. Questo sistema è stato, per un periodo, relegato in secondo piano a causa dell’enorme numero di tecniche sofisticate che si sono sviluppate dopo la sua nascita, le quali hanno convinto l’operatore che possedere il maggior numero di informazioni possibili sia la strada giusta per battere il mercato.Nulla di più falso se consideriamo che attualmente solo il 5/10% degli operatori riesce a liquidare la posizione in profitto, mentre la restante parte paga spesso le conseguenze di una iper-informazione.

    Il Point and Figure invece, grazie alle sue caratteristiche peculiari dimostra di essere un sistema notevolmente semplice in fase interpretativa ed efficace per l’operatività riferita a qualsiasi arco temporale, purché siano scelti in modo appropriato i suoi parametri di costruzione. Le configurazioni che possono formarsi in questo grafico sono le stesse di quelle dei grafici tradizionali, con la sola differenza che nel Point and Figure individuare una figura è notevolmente più semplice. La costruzione delle trendline e il calcolo degli obiettivi di prezzo costituiscono invece una parte propria del P&F; per ultimo si vedrà come applicare alcuni indicatori tecnici (media mobile semplice, OBV e Forza Relativa) a questi grafici.

    Introduzione

    L’analisi grafica è fondata sullo studio di grafici rappresentanti l’andamento dei prezzi e si basa sul presupposto che il movimento dei prezzi segua e tenda a ripetere nel tempo dei modelli caratteristici di comportamento. Questi modelli, costituiti da precise configurazioni grafiche, rappresentano semplicemente l’azione dei diversi partecipanti al mercato; dunque, individuata nel passato una specifica dinamica del prezzo, per mezzo dell’analisi grafica è possibile ricercare un andamento analogo che potrà essere perfino previsto se colto in tempo. Questo perché il prezzo è considerato come sintetico veicolo di informazione e indicatore di molteplici fattori che influenzano la domanda e l’offerta.

    Queste forze sono generate sia da fattori economici, sia da reazioni psicologiche (dell’individuo e del gruppo) che influenzano la dinamica del prezzo. Quest’ultimo e la sua rappresentazione grafica sono pertanto dei segnalatori, rispettivamente statici e dinamici, del comportamento del mercato. L’analisi grafica, il cui studio è diretto prevalentemente ad identificare analogie geometriche tra passati e attuali movimenti della quotazione, ricerca dunque la rappresentazione delle diverse tipologie di azioni che gli operatori intraprendono in circostanze ritenute, a volte, simili.

    E’ possibile suddividere l’analisi grafica in funzione dell’organizzazione del grafico stesso in due categorie:
    1. grafici classici, i quali vengono creati da valori successivi nel tempo; l’unità di misura dell’asse delle ordinate è variabile (prezzo), mentre quella delle ascisse è immutabile (tempo) in quanto per ogni unità di tempo addizionale si aggiunge un nuovo spazio uguale a quello precedente.
    2. i grafici tecnici, che non considerano il fattore tempo sull’asse delle ascisse e si spostano verso destra solo in base a delle regole peculiari; può accadere che, in particolari periodi, il grafico non si arricchisca di nuovi elementi (crocette, punti, lettere, ….) ma rimanga invariato nonostante il passare del tempo.

    Caratteristiche del Point and Figure

    Il Point and Figure (brevemente P&F) è stata forse la prima tecnica di rilevazione dei prezzi, usata dagli operatori di borsa americani alla fine del secolo scorso. La prima pubblicazione in merito all’argomento si deve a C. Dow nel 1898 (The game in Wall Street and how to play it successfully) mentre il primo testo completo è attribuita a Victor de Villiers che nel 1933 pubblicò l’opera The Point and Figure method of anticipating stock price movement.

    Originariamente, ma ancora oggi, gli specialisti utilizzano questo sistema per segnalare tutti i movimenti di prezzo che si verificano durante una seduta di borsa. Lo studio degli spostamenti giornalieri permette in questo modo di considerare un consistente numero di dati che il grafico a barre necessariamente tralascia in quanto riporta esclusivamente massimo, minimo, chiusura e, in alcuni casi, l’apertura.

    Il metodo P&F è un sistema di rilevazione di tendenza, ovvero ha lo scopo mostrare la direzione prevalente dei prezzi eliminando quella parte di oscillazioni di ampiezza limitata che costituiscono la componente erratica delle fluttuazioni dei prezzi.

    Questo è garantito dalla possibilità, concessa all’operatore, di decidere due parametri iniziali in base ai quali è costruito il grafico, precisamente:
    1. la dimensione minima dello spostamento dei prezzi necessaria per la rilevazione sul grafico (box size);
    2. l’ampiezza di una correzione nella tendenza in atto tale da determinare l’inversione della tendenza stessa (box reversal).
    Il grafico P&F si presenta come un istogramma composto di colonne alternate di X (croci) e O (cerchietti). Per convenzione le colonne di X indicano i movimenti al rialzo, mentre le colonne di O le correzioni o i ribassi. In altre parole, esso è un sistema di rilevazione degli spostamenti dell’equilibrio domanda/offerta espresso costantemente dalla variazione dei prezzi. La colonna di croci (X) rappresenta un livello di domanda superiore all’offerta tale da determinare l’ascesa dei prezzi, viceversa nel caso dei cerchietti (O)

    Grafico realizzato con il software “PF Graph” di Federico Marchi e Maurizio Mazziero

    Il principio fondamentale che sostiene la validità delle previsioni ottenute con il grafico P&F si basa sulla convinzione che una tendenza deve essere continuamente confermata da variazioni significative del prezzo. Questi grafici, infatti, vengono rappresentati su un piano quadrettato e mettono in evidenza non l’andamento temporale dei prezzi ma il susseguirsi delle tendenze al rialzo e al ribasso ritenute significative sulla base della specifica serie storica analizzata.

    Si può quindi affermare che una caratteristica fondamentale che differenzia il grafico costituito con il metodo P&F rispetto ai grafici tradizionali ad assi cartesiani, sia in valori assoluti che in scala semi-logaritmica, consiste nel fatto che la scala delle ascisse non descrive il tempo in modo rigorosamente metrico, ma piuttosto come una forma di avanzamento temporale dei prezzi. Un’importante differenza del metodo P&F consiste nella rappresentazione del volume come un’entità separata dal grafico stesso, e quindi non direttamente presente. L’informazione fornita dai volumi non è perduta completamente in quanto esiste una correlazione tra volumi ed oscillazioni dei prezzi: maggiore è il numero degli scambi registrati in un intervallo, maggiore è l’oscillazione dei prezzi intorno a questo valore.

    E’ perciò possibile affermare che più ampia è la zona di congestione, tanto più ampio è il quantitativo scambiato. Poiché il volume rappresenta una delle componenti più importanti per determinare la robustezza di supporti/resistenze, i grafici P&F diventano utili per determinare il livello di prezzo in cui si è verificata la maggior parte delle variazioni, e dunque permettono di identificare i livelli di maggiore importanza.

    La rappresentazione P&F permette inoltre un’analisi che, non tenendo conto della sensibilità del prezzo nelle vicinanza di supporti/resistenze, fornisce segnali di acquisto/vendita facilmente individuabili. Ed è appunto la facilità di costruzione del grafico e d’individuazione dei segnali operativi ad attribuire al metodo un largo utilizzo; sebbene i computer permettano un’elevata velocità nell’elaborazione dei grafici tradizionali (bar chart, line chart, candlestick ecc…) per esaminare gli stessi si richiede un tempo non trascurabile per il trader.

    Abbinato a questo vantaggio c’è la grande flessibilità del metodo P&F: diminuendo (aumentando) la dimensione del box size e/o del box reversal si possono ottenere grafici più (meno) sensibili alle variazioni di prezzo. Per verificare questa possibilità si confronti il grafico 2 con il grafico 3, entrambi riferiti alla stessa serie storica ma con un diverso valore di box size: nel primo grafico si ha una rappresentazione del titolo in 29 colonne, mentre nel secondo di sole 11 colonne.

    La prima tipologia di grafico, relativa a trend di minori dimensioni, offre un maggior numero di segnali operativi in quanto filtra in misura minore le oscillazioni di prezzo; nel grafico 3 è invece rappresentato il trend principale di mercato. Considerando l’ultimo uptrend di questo grafico si può notare che lo stesso movimento nel P&F di grandezza 0,3 X 3 è presente con 7 colonne, 4 al rialzo e 3 al ribasso; queste interruzioni in downtrend saranno esaminate da un trader di breve termine sia per considerare i punti di uscita dal mercato (stop-loss), sia per eventuali posizioni short.

    Grafico 2: Point and Figure con box size = 0,3 e box reversal = 3

    Grafico realizzato con il software “PF Graph” di Federico Marchi e Maurizio Mazziero

    Grafico 3: Point and Figure con box size = 0,5 e box reversal = 3
    Grafico realizzato con il software “PF Graph” di Federico Marchi e Maurizio Mazziero
    Tra i vantaggi di questo metodo c’è la possibilità di raggruppare in uno spazio limitato le quotazioni di più anni, al contrario di qualsiasi altro grafico; esiste però lo svantaggio di non sapere come si sviluppa il prezzo in relazione al tempo. Il metodo P&F è uno dei più antichi e tuttora maggiormente utilizzati sistemi di rappresentazione delle dinamiche del prezzo, proprio grazie alla sua semplicità di costruzione e aggiornamento, e all’efficacia delle indicazioni che possono derivare dalla sua interpretazione: l’unico sforzo richiesto all’analista è quello di settare correttamente i due valori di box size e reversal box, compito, come si vedrà, non sempre facile

    Articolo a cura della Dott.ssa Roberta Di Rocco
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I grafici P&F si costruiscono su un piano a reticolo quadrettato, sulla quale viene posta solo la scala dei prezzi lungo l’asse delle ordinate. Il primo passo da compiere è la determinazione della scala di rilevazione da adottare, la quale può essere lineare o semilogaritmica.

La scelta dipende essenzialmente dalla lunghezza della serie storica e dall’escursione tra prezzo massimo e minimo. Nel primo caso, in presenza di prolungati movimenti al rialzo o al ribasso, o comunque di elevata volatilità, la dimensione del box dovrebbe venire costantemente adeguata per ottenere una rappresentazione omogenea della dinamica dei prezzi.

Attraverso una scala semilogaritmica il valore di ciascun box non è più costante ma rimane proporzionale al prezzo; l’importo del box varia in proporzione geometrica, ed il suo valore assoluto è sempre mantenuto in proporzione fissa con il prezzo, tuttavia pone alcuni problemi in relazione alla dimensione della box size.
Il grafico sottostante serve a chiarire l’effetto grafico sulla rappresentazione dei prezzi dell’una o dell’altra scelta.

SCALA LINEARE:::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::: SCALA LOGARITMICA
BOX SIZE = 10
BOX SIZE = 10%

Come si può notare, nella scala lineare 10 box equivalgono ad un incremento del 100% per un valore iniziale di 1.000, e ad un incremento del 5% se il valore di partenza è 20.000; nella scala semilogaritmica, invece, 10 box rappresentano un incremento del 159% indipendentemente dal valore di partenza.

Tuttavia la maggior parte degli operatori predilige la scala aritmetica in quanto nel grafico P&F è già presente un sistema di adattamento dei prezzi al crescere delle quotazioni, rappresentato dal box size (ovvero la variazione minima dei prezzi che si considera rilevante); una scelta adeguata di questo valore garantisce una corretta visualizzazione del movimento dei prezzi e quindi dei modelli di acquisto/vendita. Il box size è dunque la variabile critica nella costruzione del grafico P&F: la sua scelta deve tener conto sia del valore al quale viene trattato uno strumento finanziario sia della tipologia dello stesso (ad esempio, le oscillazioni delle obbligazioni saranno diverse da quelle delle azioni). La soluzione classica, presente in molti testi, attribuisce un valore al box size in funzione del prezzo del titolo (tabella 1).

Tabella 1 : Valore classico del box size

La tabella è costruita riportando nelle colonne il range di prezzo massimo/minimo e la relativa box size; le ultime tre colonne indicano le oscillazioni percentuali minime, massime e medie necessarie per ottenere il riempimento di un box size. Risulta tuttavia evidente la scarsa utilità di questa tabella, soprattutto se si considera la realtà del mercato italiano nel quel sono presenti azioni con valori inferiori a 0,25 e comunque, anche nel caso dei derivati, l’ampiezza del box non è adeguata.

Di seguito sono presenti alcune possibili soluzioni:
– calcolare il box size in termini percentuali;
– dividere i valori dei prezzi in scaglioni di valore più ristretto in modo da rilevare una variazione del prezzo pari ad esempio al 2%; in questo caso è necessario individuare un valore che sia in grado di rispecchiare il tipo di operatività che si vuole mettere in atto e, naturalmente, la tipologia di strumento finanziario (azioni, obbligazioni, commodity ecc..);
– ottimizzare per ogni azione la corretta box size in base al migliore risultato ottenuto.

Queste alternative non sono tuttavia di facile realizzazione e per questo motivo è consigliabile, qualora non si abbiano le competenze necessarie o la possibilità di fare affidamento a servizi di consulenza, di fare riferimento alla tabella 2.1.

Il secondo elemento critico nella realizzazione del P&F è costituito dal box reversal, ossia il valore che autorizza a considerare la tendenza in atto invertita. Normalmente questo è un multiplo del box size ed anche in questa occasione è necessario considerare le caratteristiche del titolo in esame e l’orizzonte temporale della strategia adottata.

Esistono diversi valori che è possibile attribuire al box reversal:
1) 1-box reversal: è registrata qualsiasi inversione dei prezzi pari o maggiore al box size. Risulta evidente che in questo modo si perde una delle caratteristiche principali del grafico P&F, ovvero la possibilità di filtrare delle variazioni di prezzo non significative, con il risultato di avere tutti i tipici falsi segnali che si registrano nei grafici classici.
2) 3-box reversal: questa misura rappresenta la dimensione tipicamente adottata per il reversal. Questo significa che in presenza di un trend rialzista con un box size pari a 1 euro, il trend si considera invertito per un rintracciamento di 3 euro: solo in questo momento sul grafico sarà rappresentata l’inversione attraverso tre O. Prima di allora il grafico resterà intatto.
3) 5-box reversal e 7-box reversal: è utilizzato per individuare i trend principali e per investimenti annuali; tuttavia a causa dell’eccessivo ritardo nella segnalazione dell’inversione di tendenza non risulta molto diffuso tra gli operatori.

I due parametri box size e reversal size devono essere scelti in modo da eliminare dalla rappresentazione grafica tutte quelle correzioni di prezzo che non sono considerate significative per il tipo di strategia presa in esame.

Questo significa che, ad esempio, se l’orizzonte temporale dell’investimento è di medio periodo, supponiamo 1 mese, nel grafico non devono essere presenti le correzioni di prezzo che tipicamente il titolo registra nell’arco di una settimana e che sono destinate ad esaurirsi molto velocemente. In sostanza il grafico P&F deve darci le stesse informazioni riscontrabili nei grafici tradizionali, depurate delle componenti che non sono rilevanti per la strategia prescelta.

Determinati i parametri di box size e box reversal il passo successivo è quello di costruire il grafico P&F. Supponiamo che oggi il titolo abbia un valore pari 100, e che questo sia anche l’unico valore a nostra disposizione; in questo caso non possiamo stabilire se la tendenza è up o down, perché non abbiamo informazioni sufficienti; allo stesso tempo stabiliamo che il valore del box sia 2 e il box reversal = 3. In questa prima giornata nel grafico non sarà presente nessun simbolo (X o O), ma solamente un puntino in corrispondenza di 100 che sta ad indicare il giorno base.

Grafico 1: Rappresentazione del girono base
Il giorno 2 il titolo chiude a 102; anche in questo caso non è possibile stabilire la tendenza del titolo perché affinché si possa parlare di uptrend è necessario che il titolo da 100 passi a 106, ovvero il box size (pari a 2) deve verificarsi per 3 volte (3-box reversal) nella stessa direzione; in una situazione come questa è possibile solamente ipotizzare una tendenza up.
Il girono 3 il titolo chiude a 98; come nel caso precedente il grafico resta invariato e l’ipotesi è quella di un downtrend.
Il giorno 4 il titolo chiude a 106. Ora la tendenza è definita: nel grafico si registrano quattro crocette ad indicare il trend al rialzo.
Grafico 2: Rappresentazione uptrend
Nei giorni successivi si verificano questi prezzi di chiusura:
– giorno 5 : 104,1 attendere
– giorno 6 : 102,0 attendere
– giorno 7 : 100,1 tendenza down (grafico 3)
Grafico 3: Rappresentazione dell’inversione di tendenza

La tendenza è invertita al giorno 7 perché solo il quel momento è possibile registrare tre movimenti del prezzo contrari alla tendenza principale, come appunto stabilito dalla regola del box reversal. Per fare ciò è necessario spostarsi nella colonna a destra e segnare tre O dalla casella 104 alla casella 100; se il titolo fosse passato direttamente dalla casella 106 a 100 la rappresentazione sarebbe stata la stessa in quanto il P&F non mostra i gap che si sono formati durante la seduta.

– giorno 8 : 102 attendere
– giorno 9 : 98 conferma della tendenza down (grafico 4)

Grafico 4: Conferma della tendenza down
Una volta definita la tendenza iniziale, la continuazione del grafico è quindi piuttosto semplice. Nel caso in cui la colonna operativa sia composta di X (uptrend) occorrerà considerare se la chiusura del giorno è maggiore di almeno 1 box rispetto all’ultima rilevazione: in questo caso occorre aggiungere una o più X in cima al grafico, altrimenti occorre considerare di quanto la chiusura è inferiore rispetto all’ultimo prezzo. Se il prezzo riesce a coprire tanti box quanto stabilito dal reversal, allora si registrerà un’inversione del trend, altrimenti il grafico resterà invariato, e quindi il trend ancora a rialzo.
Riassumendo, le regole per disegnare un grafico P&F possono essere rappresentate attraverso il diagramma che segue.
Articolo a cura della Dott.ssa Roberta Di Rocco
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In questo breve corso, strutturato in diversi articoli, si cercherà di descrivere in modo semplice ma preciso i principi dell’analisi tecnica candlestick. Fondamentalmente, sono due i modi di rappresentazione dei dati di borsa che ogni giorno il 99% dei traders studia: il grafico a barre e il grafico a candele.
Lo studio del grafico a candele, è una disciplina molto antica e ricca di fascino, tale da essere diventata una vera e propria branchia dell’Analisi tecnica chiamata candlestick analisys

Il concetto fondamentale di un grafico Point and Figure è che il prezzo di un’azione è governato solamente dalla legge della Domanda e dell’Offerta, quindi quando la domanda eccede l’offerta il prezzo sale, e viceversa nel caso contrario; il prezzo tende a muoversi lateralmente quando tra le forze della domanda e dell’offerta esiste un momentaneo equilibrio.

Ogni grafico P&F, costruito secondo le regole che sono state esposte nel precedente articolo, consiste in una successione dei seguenti elementi:
1) una colonna verticale di X che procedono verso l’alto, ad indicare che la domanda eccede l’offerta;
2) una colonna verticale di O che procedono al ribasso, ad indicare un’eccessiva presenza di venditori;
3) una sequenza di colonne rialziste e ribassiste di scarsa entità a dimostrazione che domanda e offerta sono attualmente in lotta per la supremazia.

Conoscere la direzione del trend è un requisito basilare per operare con successo; la regola principale del trading è appunto quella di operare nella stessa direzione del trend (The trend is your friend): attraverso il grafico P&F questa condizione è sempre garantita. Le conformazioni chartistiche che tradizionalmente sono presentate nei grafici di tipo lineare o a barre, trovano non solo una conferma della loro efficacia nei grafici Point and Figure, ma forse anche superiore a quella dei grafici lineari. Inoltre si ha il vantaggio di formazioni grafiche nette e facilmente individuabili. Per contro l’analisi sul P&F ha lo svantaggio rispetto a quella sul grafico a barre di non rendere possibile la visualizzazione delle figure di breve termine, come ad esempio il Key-reversal o le isole, oppure l’esistenza di gap.

In questa parte del corso saranno presentate le formazioni grafiche più semplici, sia di acquisto che di vendita; al fine di evitare una noiosa ripetizione di concetti saranno spiegate nel dettaglio solamente le configurazioni rialziste, lasciando al lettore l’interpretazione speculare di quelle ribassiste.

Il grafico 1 illustra la formazione DOPPIO MASSIMO la quale rappresenta il modello di base per un mercato rialzista. Il grafico mostra un primo massimo a 1.600, seguito da un declino fino a 1.200, al quale fa seguito una nuova corsa fino a 1.600; In corrispondenza di questo prezzo si crea dunque un doppio massimo, e ciò non genera alcun segnale di acquisto/vendita. L’operatore deve solo fare attenzione al comportamento successivo del prezzo, il quale può essere al ribasso se la resistenza così creata è forte a tal punto da invertire il trend, oppure al rialzo se la stessa è violata. Speculare a questa configurazione è il DOPPIO MINIMO (grafico 2).
Queste due configurazioni base si compongono di 3 colonne e, come si avrà modo di vedere in seguito, tutti gli altri pattern fanno riferimento ad una di esse (o ad entrambe) per l’individuazione del segnale operativo.

Grafico 1: Formazione doppio massimo

Grafico 2: Formazione doppio minimo

Riconoscendo sul grafico la formazione di un DOPPIO MASSIMO, è possibile individuare il segnale di acquisto nel momento in cui il prezzo supera la resistenza formata congiungendo i due massimi (nel grafico 3 questa è posta a 1.700).

Il metodo Point and Figure, come affermato in precedenza, consente di individuare in modo chiaro e immediato i punti di ingresso nel mercato, ma la definizione del livello di stop-loss costituisce una fase non altrettanto semplice. I testi classici, per lo più di oltre oceano, stabiliscono le zone di stop-loss alla violazione delle figure negli estremi opposti al punto d’intervento operativo. Questo significa che nel caso di un bullish buy signal lo stop-loss andrebbe posizionato sotto il livello raggiunto dalla colonna ribassista, ovvero a livello S1.

Grafico 3: The bullish buy signal

Per comprendere la motivazione che sta alla base di questo posizionamento, occorre considerare che il metodo P&F è stato uno dei primi strumenti ideati per l’analisi dei mercati finanziari e per questa ragione risente delle caratteristiche degli strumenti negoziati in quel periodo, ovvero le commodity.

Tali contratti erano soggetti a stagionalità (nel caso di beni agricoli) o legati all’andamento macroeconomico (nel caso delle materie prime) che giustificava un livello di stop-loss così ampio. Considerando le caratteristiche odierne del mercato azionario, non è più comprensibile mantenere una posizione in perdita fino al limite stabilito da S1. Un’alternativa migliore è quella di agganciare la soglia di stop-loss al valore di box reversal = 3, in modo che questo rappresenti l’entità filtro per i movimenti anomali del prezzo; così facendo, la massima perdita sostenibile sarebbe indipendente dall’ampiezza della figura che ha generato il segnale e direttamente dipendente dal valore del box size. Nel grafico 3 (come anche in quelli che seguiranno) questo valore di stop-loss è indicato con S2.

Grafico 4: The bearish sell signal

Una variante del modello DOPPIO MASSIMO illustrato in precedenza è il DOPPIO MASSIMO CON MINIMI CRESCENTI: l’elemento caratteristico di questa configurazione sta nel susseguirsi di minimi crescenti e nella formazione di un massimo superiore a quello precedente; queste due situazioni indicano che la spinta ribassista dei prezzi si sta esaurendo (minimi crescenti) mentre gli acquirenti sono sempre più forti (nuovo massimo). Indipendentemente dalla distanza tra precedente e nuovo massimo (confronta i tre casi del grafico 5) il segnale di acquisto sarà sempre dato dal superamento del precedente massimo.

Grafico 5: Doppio massimo con minimi crescenti

Grafico 6: Doppio minimo con massimi decrescenti

Un’altra formazione molto importante è il triplo massimo, costituita da tre colonne rialziste e da due ribassiste (grafico 7); le prime tre colonne evidenziano un doppio massimo che non porta alla formazione di un bullish buy signal (grafico 3) perché la resistenza riesce per la seconda volta a respingere i prezzi verso il basso; il segnale di acquisto è dato dalla violazione della resistenza passante per i due massimi precedenti.

Grafico 7: Triplo Massimo

Grafico 8: Triplo minimo

Il triplo massimo può presentarsi anche attraverso le due varianti mostrate nel grafico 9: in entrambi i casi è possibile notare un’aera di accumulazione tra 1.300 e 1.800 ed il segnale di acquisto è dato dal superamento del massimo più alto.

Grafico 9: Variante della formazione triplo massimo

Grafico 10: Variante della formazione triplo minimo

La formazione TRIPLO MASSIMO CON MINIMI ASCENDENTI (grafico 11) risulta ancora più attendibile perché la condizione di minimi ascendenti funge da conferma del trend rialzista nel quale si colloca il grafico.

Grafico 11: Triplo Massimo con minimi ascendenti

Grafico 12: Triplo minimo con massimi decrescenti
L’ultima formazione grafica di acquisto è rappresentata dal TRIPLO MASSIMO ESTESO, costituito da quattro colonne di X e da tre colonne di O. Con riferimento al grafico 13 il segnale di acquisto, determinato dal superamento del livello di resistenza posto a 1.600, è preceduto dal completamento di una formazione semplice di acquisto doppio massimo e dal superamento della trendline tratteggiata.
Grafico 13: Triplo massimo esteso
Grafico 14: Triplo minimo esteso
Articolo a cura della Dott.ssa Roberta Di Rocco
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: rob_dirocco@yahoo.it

Bibliografia:
– Bellini M. (1993) “La tecnica di rilevazione del punto e croce”, Dispense VIII Corso di formazione per analisti finanziari.
– Cantore C. M. (1995) “Modelli di trading per i mercati finanziari. Con particolare riferimento alla Borsa Italiana” Milano Finanza Service.
– Cohen W. A. (1982) “Point and figure”.
– Coliva E., Galati L. (1997) “Analisi tecnica finanziaria”, Utet Libreria.
– Fornasini A., Bertotti A. (1989) “Analisi Tecnica dei mercati finanziari”, Etas Libri.
– Mazziero M. (2004) “Point and Figure. La prima guida completa applicata al mercato italiano”, Trading Library.
– Murphy J. (2005) “Analisi tecnica dei mercati finanziari”, Hoeply.
– Rotondo V. (2005) “Il point and figure”, Dispense corso istituzionale SIAT

Come detto in precedenza, le formazioni semplici di acquisto/vendita sono alla base di figure più complesse. Questo accade quando l’equilibrio di forze tra domanda e offerta si mantiene a lungo, dando vita a delle zone di congestione che possono creare pattern complessi, simili a quelli individuabili nel bar chart. Rispetto a queste ultime però il loro riconoscimento è molto più immediato.

L’attenzione dell’operatore deve essere concentrata sui segnali di acquisto/vendita contenuti in queste figure; poiché queste possono essere la composizione di diverse formazioni semplici, le stesse possono contenere più segnali, anche in contrasto tra di loro. In queste situazioni deve essere considerato valido solo l’ultimo segnale, mentre i precedenti sono ‘falsi’ in quanto non seguiti da un movimento dei prezzi coerente con le indicazioni fornite. Le formazioni più complesse consentono di ottimizzare il trading qualora si disponga di capitali d’investimento limitati, dato che si verificano con frequenza minore ma affidabilità maggiore rispetto a quelli mostrati nel capitolo precedente.

La configurazione mostrata nel grafico 1 è il TRIANGOLO SIMMETRICO RIALZISTA che sostanzialmente rappresenta una variante del bullish signal formation; è classificato tra le figure di continuazione e rappresenta una pausa del trend esistente. Questa formazione è delimitata da una resistenza discendente che smorza a livelli progressivamente inferiori i punti di reazione del mercato; la trendline ascendente invece comprime verso l’alto, a livelli sempre superiori, i minimi di reazione del movimento a ribasso.
Il punto di ingresso nella figura può essere dato alternativamente dalla violazione della trendline ribassista oppure, secondo un approccio più classico, dal superamento del doppio massimo. Di conseguenza la fissazione dello stop-loss sarà a quota S2, oppure ad S1 se si segue la visione tradizionale.

Grafico 1: Triangolo simmetrico rialzista

Grafico 2: Triangolo simmetrico ribassista

La configurazione BANDIERA RIALZISTA (grafico 3) si presenta normalmente dopo un movimento molto forte e rappresenta una pausa del trend: da questo deriva che lo sviluppo del movimento si presenta con un’inclinazione opposta alla colonna che costituisce l’asta della bandiera (distanza AB). Come per il triangolo rialzista, il segnale di acquisto può essere colto alla violazione della trandline ribassista, oppure al superamento del doppio massimo. Nel grafico 3 il livello di stop-loss è stabilito ad S1, oppure ad S2 nel caso in cui si volesse utilizzare il 3-box-reversal anche come filtro per i movimenti anamali del prezzo.

Grafco 3: Bandiera rialzista


Grafico 4: Bandiera ribassista

La formazione BROADENING (grafico 5) è una variante del triangolo ed è piuttosto rara; ha la forma di un triangolo aperto al contrario in quanto le trendline non sono convergenti ma divergenti: da qui deriva la sua denominazione che significa appunto figura di espansione/allargamento. Come è mostrato nel grafico 5, dopo un forte rialzo (1′ colonna) il mercato prende una pausa, effettua un reversal (2’colonna) al quale segue un bullish buy signal; segue poi un altro ribasso che crea un bearish sell signal (4′ colonna). Anche questa volta però il trend cambia direzione dando origine ad un movimento che porterà a segnare nuovi massimi. A questo punto si dovrebbe prendere posizione, acquistando in corrispondenza del primo box grigio, oppure aspettando il completamento della bullish buy signal; il livello di stop-loss sarà S1 o S2, in base alle considerazioni fatte in precedenza.

Grafico 5: Bullish broadening
Grafico 6: Bearish broadening
La formazione BULLISH CATAPULT (grafico 7) è costituita da un pattern composto da un triplo massimo e da un doppio massimo. Precisamente, il triplo massimo costituisce l’area di consolidamento della figura, oppure può essere la parte finale di una più ampia base di accumulazione in cui la domanda riesce gradualmente ad assorbire l’offerta; il doppio massimo rappresenta invece la parte inziale dello sviluppo del movimento che molto probabilmente porterà ad una corsa in salita dei prezzi. Il segnale d’ingresso in acquisto è dunque stabilito al superamento del doppio massimo, mentre lo stop-loss a quota S1 o S2 in base all’approccio preferito dall’operatore.
Grafico 7: Bullish catapult
Grafico 8: Bearish catapult
I grafici P&F presentano anche altre formazioni più comuni riconoscibili nei grafici a barre, come ad esempio il testa e spalle. L’interpretazione è identica a quella dei grafici tradizionali, le formazioni del P&F i creano però in tempi molto più lunghi e sono quindi più affidabili. Si nota che nella maggior parte dei casi le formazioni presenti su un grafico a barre ed uno sul P&F, entrambe riferite allo stesso titolo nello stesso periodo, sono differenti. Ad esempio un canale ribassista su un grafico a barre può diventare un triangolo sul P&F: in queste situazioni, i grafici danno comunque informazioni simili, tuttavia possono differire i punti di rottura delle formazioni. Il confronto dei due grafici risulta quindi interessante, in modo da evitare decisioni affrettate e rischiose.
Articolo a cura della Dott.ssa Roberta Di Rocco
Per contatti: rob_dirocco@yahoo.it

– Cantore C. M. (1995) “Modelli di trading per i mercati finanziari. Con particolare riferimento alla Borsa Italiana” Milano Finanza Service.
– Cohen W. A. (1982) “Point and figure”.
– Coliva E., Galati L. (1997) “Analisi tecnica finanziaria”, Utet Libreria.
– De Giovanni V., Mottana M. (1988) “Analisi tecnica di borsa: strategie d’investimento. 150 casi italiani”, IPSOA Informatica.
– Fornasini A., Bertotti A. (1989) “Analisi Tecnica dei mercati finanziari”, Etas Libri.
– Mazziero M. (2004) “Point and Figure. La prima guida completa applicata al mercato italiano”, Trading Library.
– Murphy J. (2005) “Analisi tecnica dei mercati finanziari”, Hoeply.
– Rotondo V. (2005) “Il point and figure”, Dispense corso istituzionale SIAT

  • L’analisi delle tendenza sul grafico Point and Figure ha molti punti in comune con l’analisi del bar chart. I concetti base di supporto/resistenza, up/down/sideways trend e di rottura/superamento di una linea di trend sono analoghi e con le stesse implicazioni operative. Tuttavia deve essere ribadito che sul grafico P&F l’asse temporale non è presente e dunque esiste lo svantaggio di non conoscere come si muove il prezzo in funzione del tempo; per contro si ha il vantaggio di visualizzare zone importanti di supporto/resistenza che potrebbero sfuggire su un grafico a barre.

    Sebbene l’utilizzo delle semplici tecniche di trading viste nei due capitoli precedenti dia spesso risultati soddisfacenti è opportuno considerare le formazioni di acquisto e vendita in un contesto più generale di trend. Alle formazioni infatti possono essere assegnate diversi gradi d’importanza anche in funzione del loro collocamento all’interno del trend. Da questo deriva che lo studio della tendenza e la sua definizione assume importanza anche per il P&F.

    La teoria di Dow insegna che i prezzi tendono a muoversi secondo canali e ad appoggiarsi a linee di supporto e resistenza; nel P&F questi canali definiscono il ciclo ideale dei prezzi (figura 1) che si compone in quattro fasi:
    1) canale di accumulazione, caratterizzato da un sostanziale equilibrio tra domanda e offerta ed un movimento orizzontale dei prezzi, che nasce dopo un importante indebolimento delle quotazioni;
    2) canale ascendente, caratterizzato da livelli di domanda crescente e prezzi in salita;
    3) canale di distribuzione, ha una formazione speculare al canale di accumulazione ma si presenta solitamente dopo un’ascesa prolungata delle quotazioni;
    4) canale ribassista, si manifesta in una situazione di offerta eccedente la domanda e prezzi in diminuzione.
    Questi canali sono definiti da linee di tendenza tracciate a 45°; esse vengono tracciate a questa inclinazione per convenzione in quanto la rilevazione empirica, supportata da una ricerca presentata da Robert E. Davis, dimostra che i punti d’intervento generati dalla linee a 45° hanno la più alta probabilità di generare profitto.

    Figura 1: Canali di tendenza

    Prima di illustrare le fasi e gli strumenti caratteristici dell’analisi del trend è necessario definire il concetto di X e di O “esposta”. Si definisce esposta una X che alla propria destra on ha nessuna O; in modo analogo si definisce esposta una O quando alla propria destra non ha alcuna X. Queste caselle sono importanti per l’analisi del trend in quanto rappresentano dei livelli di prezzo nei quali è iniziata una tendenza. Si generano in questo modo delle X esposte passando da una fase di espansione dei prezzi ad una di flessione, o delle O esposte quando, a seguito di un declino, i prezzi incontrano un supporto sul quale invertire la tendenza al rialzo.

    Sul grafico P&F si distinguono quattro differenti tipi di linee di trend:
    1) linee di supporto al rialzo
    2) linea di resistenza al rialzo
    3) linea di supporto al ribasso
    4) linea di supporto al ribasso

    La linea di supporto a rialzo, o bullish support line (Grafico 1), è tracciata partendo da una casella O esposta, in modo tale da congiungere il maggior numero di minimi relativi. E’ dunque una trendline che sostiene le quotazioni in salita, fungendo da supporto dinamico. Come per le linee di tendenza disegnate sui grafici a barre, la validità di questo strumento aumenta quante più volte verrà testato dai prezzi senza essere attraversato. E’ inoltre possibile valutare la forza del titolo considerando lo spazio che si viene a creare tra la trendline e la posizione delle ultime O e X tracciate. Se questa forza è elevata, è consigliabile aggiornare la bullish support line ovvero costruirne una più aderente ai prezzi, in modo che questa approssimi meglio l’andamento del mercato.

    Grafico 1: Linea di supporto rialzista
    Grafico realizzato con il software “PF Graph” di Federico Marchi e Maurizio Mazziero

    L’attendibilità del segnale operativo aumenta se esso si mette in evidenza dopo una zona di congestione ovvero dopo il completamento di una delle formazioni grafiche di acquisto/vendita elencate nei capitoli precedenti. Se invece la colonna ribassista si avvicina alla linea di trend dopo aver sostenuto una lunga flessione, è consigliabile attendere prima di operare perché l’accentuata condizione di ipercomprato o ipervenduto potrebbe portare a delle reazioni tecniche indesiderate.

    La linea di resistenza al rialzo, o bullish resistance line (grafico 2), è tracciata a partire dall’angolo in basso a destra del box che contiene la prima O esposta durante una fase rialzista del mercato. Disegnando entrambe le bullish resistance e la bellish support line sul grafico, si crea un vero e proprio canale che, respingendo i prezzi nella direzione opposta, garantisce un andamento armonioso nello sviluppo del movimento.
    Dato che il canale indica una tendenza rialzista, una possibile strategia operativa è quella di aprire posizioni long quando il prezzo tocca la banda inferiore del canale e gira al rialzo, per liquidare la stessa quando la quotazione arriva a livello della resistenza al rialzo; la chiusura della posizione può anche essere subordinata al verificarsi di un segnale d’inversione.

    Grafico 2: Linea di resistenza al rialzo
    Grafico realizzato con il software “PF Graph” di Federico Marchi e Maurizio Mazziero

    La linea di resistenza ribassista, o bearish resistance line (grafico 3), è una trendline inclinata negativamente che parte da una X esposta; all’interno di una fase ribassista questa linea respinge gli incrementi delle quotazioni formando una resistenza dinamica. Anche per questa tipologia di trendline valgono le considerazioni fatte in precedenza per quanto riguarda le indicazioni circa la forza del trend; nel caso in cui la pendenza del trend sia più elevata di 45°, la bearish resistance line diventerà presto obsoleta, per cui è conveniente considerare altre linee parallele alla linea base in modo da approssimare più da vicino il trend in atto.


    Grafico 3: Linea di resistenza al ribasso
    Grafico realizzato con il software “PF Graph” di Federico Marchi e Maurizio Mazziero

    La linea di supporto al ribasso, o bearish support line (grafico 4) è una trendline con inclinazione negativa che parte dalla formazione di una X esposta situata nella parte inferiore del grafico; normalmente ha una posizione parallela alla bearish resistance line vista in precedenza e, in congiunzione a quest’ultima, dà vita ad una canale che nelle fasi ribassiste delimita lo sviluppo dei prezzi. La funzione della linea di supporto al ribasso è dunque quella di delimitare la discesa delle quotazioni all’interno di un intervallo ritenuto ‘normale’; questo perché lo sviluppo del movimento ideale deve avvenire senza eccessi (in entrambe le direzioni rialziste e ribassiste) per evitare delle repentine inversioni di tendenza. Attraversamenti minimi (nella misura di 1 o 2 box) sono comunque contemplati dal momento che non si tratta di un’analisi millimetrica ma piuttosto della valutazione di uno sviluppo generale.

    Grafico 4: Linea di supporto al ribasso
    Grafico realizzato con il software “PF Graph” di Federico Marchi e Maurizio Mazziero

    Il canale così formato (supporto al ribasso + resistenza al ribasso) può essere analizzato per ottenere delle indicazioni operative. Una possibile strategia è quella di considerare solo i segnali short, dato che è in atto un downtrend, quindi: apertura della posizione short quando il prezzo tocca la bearish resistance line e gira al ribasso, e chiusura della stessa quando la quotazione tocca la base del canale. Anche in questo caso un’alternativa è quella di chiudere la posizione al verificarsi di un segnale d’inversione.
    Le quattro tipologie di trendline che sono state presentate possono fornire singolarmente delle indicazioni operative, proprio come avviene per quelle costruite sui grafici a barre, dunque:
    1- perforazione del supporto rialzista: possibile inizio di un downtrend o di un movimento laterale
    2- attraversamento della resistenza rialzista: forte trend al rialzo
    3- perforazione della resistenza ribassista: possibile inizio di un uptrend o di un movimento laterale
    4- attraversamento del supporto ribassista: forte trend al ribasso

    Articolo a cura della Dott.ssa Roberta Di Rocco
    Per contatti
    : rob_dirocco@yahoo.it

    Bibliografia:
    – Bellini M. (1993) “La tecnica di rilevazione del punto e croce”, Dispense VIII Corso di formazione per analisti finanziari.
    – Coliva E., Galati L. (1997) “Analisi tecnica finanziaria”, Utet Libreria
    – Mazziero M. (2004) “Point and Figure. La prima guida completa applicata al mercato italiano”, Trading Library.
    – Rotondo V. (2005) “Il point and figure”, Dispense corso istituzionale SIAT

Fino ad ora si è voluto individuare il giusto timing di un’operazione, ovvero quando acquistare o quando vendere. La conseguenza logica di questa operazione è la determinazione degli obiettivi di pezzo, ovvero della più probabile estensione del movimento; per fare ciò, nei grafici Point and Figure si distinguono due metodologie, che non dipendono dalla presenza di particolari configurazioni grafiche.

La prima tecnica si chiama calcolo verticale, mentre la seconda calcolo orizzontale. Tra i due è preferibile utilizzare il calcolo verticale in quanto si è dimostrato statisticamente più affidabile; la situazione ideale è quella in cui sia possibile utilizzare entrambe le tecniche di conteggio in modo da avere una conferma maggiore.

In particolare il conteggio orizzontale risulta più utile quando si creano larghe figure di accumulazione/distribuzione mentre il calcolo verticale è migliore per le situazioni di trend definito.
Entrambi i metodi di conteggio hanno maggiore validità se si dispongono in corrispondenza di livelli importanti di supporto o resistenza.

Calcolo verticale

Il metodo del conteggio verticale si basa sulla convinzione che la prima reazione, provocata da un segnale di acquisto/vendita contrario al trend in atto misura le potenzialità del rialzo o del ribasso successivo. La formula che permette di calcolare l’obiettivo probabile secondo il metodo del conteggio verticale è:

dove:
Po = obiettivo al rialzo
Pmin = valore minimo segnato dalla formazione
Av = ampiezza in numero di box del primo uptrend che ha dato un segnale di acquisto
Rb = valore del Reversal box
Bs = valore del singolo Box

Un esempio di questo calcolo è rappresentato nel grafico 1. I valori assegnati alle variabili sono:
Pmin = 2,7
Av = 8
Rb = 3
Bs = 0,1
Avremo quindi un obiettivo di prezzo così calcolato:

5,0 = 2,7 + [ 8 * 3 * 0,1 ]
Grafico 1: Conteggio verticale al rialzo
Grafico realizzato con il software “PF Graph” di Federico Marchi e Maurizio Mazziero
La formula seguente, invece, fa riferimento al calcolo verticale di un obiettivo al ribasso:
dove le variabili hanno lo stesso significato dell’espressione precedente, con la sola differenza che adesso siamo in presenza di un livello massimo al quale dover sottrarre un determinato valore.
Un esempio di questo calcolo è rappresentato nel grafico 2. I valori assegnati alle variabili sono:
Pmax = 17,5
Av = 6
Rb = 3
Bs = 0,5
L’ obiettivo di prezzo è dato dalla soluzione dell’espressione:
Po = 17,5 + [ 6 * 3 * 0,5 ]
Po = 8,5
Grafico 2: Conteggio verticale al ribasso
Grafico realizzato con il software “PF Graph” di Federico Marchi e Maurizio Mazziero
Il metodo del conteggio verticale è più semplice da utilizzare perché la fine di un lungo trend rialzista o ribassista inizia spesso da una tendenza significativa di breve periodo al rialzo o al ribasso.
Calcolo orizzontale
Il metodo del conteggio orizzontale si basa sulla convinzione che la consistenza di un movimento di prezzo orientato al ribasso o al rialzo sia funzione di una zona di congestione dalla quale esso prende il via. Maggior è questa zona, maggiore sarà il grado di accumulazione o distribuzione associato. Di conseguenza il trend che ne deriva ha più spazio per evolversi e dunque maggiore probabilità di raggiungere obiettivi più lontani.
La formula con la quale viene calcolato l’obiettivo è :
dove:
Po = obiettivo al rialzo
Pmin = valore minimo segnato dalla formazione
Av = ampiezza in numero di box dello sviluppo orizzontale
Rb = valore del Reversal box
Bs = valore del singolo Box

Nel grafico 3 l’obiettivo al rialzo è stato individuato assegnando alle variabili i seguenti valori:
Pmin = 14,5
Av = 6
Rb = 3
Bs = 0,5
La formula sarà quindi:

Po = 14,5 + [ 6 * 3 * 0,5 ]
Po = 23,5
Grafico 3: Conteggio orizzontale al rialzo
Grafico realizzato con il software “PF Graph” di Federico Marchi e Maurizio Mazziero
Per il conteggio al ribasso, la formula sarà:
Rispetto all’equazione precedente il valore racchiuso nella parentesi deve essere sottratto dal prezzo massimo (nella formula: Pmax) registrato nella zona di congestione.
Nel grafico 4 l’obiettivo a rialzo è dato dalla soluzione della formula:
Po= 34 – [ 7 * 3 * 0,5 ]
Po = 23,5

Grafico 4: conteggio orizzontale al ribasso
Grafico realizzato con il software “PF Graph” di Federico Marchi e Maurizio Mazziero

Una difficoltà nell’uso di questo conteggio nasce dal fatto che è necessario individuare esattamente la zona di congestione dalla quale prende avvio il movimento al rialzo o al ribasso. Poiché spesso non è possibile delimitare con precisione queste zone, si cerca di aggirare l’ostacolo valutando un’estensione massima e una minima e poi, facendo riferimento a queste ampiezze della zona di congestione, si tenta di calcolare un range di valori entro il quale il nuovo trend potrebbe subire un arresto.

Come è possibile notare, i grafici 3 e 4 presentano uno scenario in cui il prezzo non si è fermato in corrispondenza del livello obiettivo, ma lo ha attraversato. Questa rappresentazione è stata volutamente scelta per far capire che le regole di conteggio presentate non costituiscono una metodologia sempre verificata, ma piuttosto una previsione che potrebbe non incontrare evidenza nella realtà. Tuttavia, il fondamento logico sul quale sono costruite, ovvero il predominio di una delle due forze domanda/offerta, è importante a tal punto da dover prendere comunque in esame queste tecniche

Articolo a cura della Dott.ssa Roberta Di Rocco
Per contatti: rob_dirocco@yahoo.it

Bibliografia:
– Coliva E., Galati L. (1997) “Analisi tecnica finanziaria”, Utet Libreria.
– De Giovanni V., Mottana M. (1988) “Analisi tecnica di borsa: strategie d’investimento”, IPSOA Informatica.
– Mazziero M. (2004) “Point and Figure. La prima guida completa applicata al mercato italiano”, Trading Library

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  • Usando la tecnica del Point and Figure è possibile costruire degli oscillatori che possono aiutare ulteriormente l’operatore nell’analisi del mercato. Come si vedrà questi indicatori sono facilmente costruibili senza l’ausilio di sofisticati programmi sul computer: richiedono solamente qualche calcolo aggiuntivo.

    Media mobile

    I grafici Point and Figure mostrano una visualizzazione diversa dell’attività del prezzo del titolo rispetto ai grafici a barre. Gli esperti dei grafici a barre cercano di superare alcune carenze dello strumento usato tentando di costruire delle medie mobili di lunghezza variabile; questo equivale a dire che non tutti i giorni hanno la stessa importanza. Rispecchiando l’attività di negoziazione, i grafici P&F incorporano già i pregi di una media mobile di lunghezza variabile. Qualunque investitore sa che i rimbalzi possono avvenire anche all’interno del più forte trend al rialzo; in questi casi le medie mobili aiutano l’investitore a mantenere la posizione anche quando si verifica un ribasso di breve termine, e a discriminare una breve correzione da un nuovo trend.

    Per la costruzione di una media mobile sul grafico P&F è necessario procedere come segue:
    1) stabilire la lunghezza della media mobile semplice, ad esempio 10;
    2) calcolare il prezzo medio di ogni colonna (c1, c2, c3,…..,c10);
    3) calcolare il prezzo medio delle prime 10 colonne (mm1);
    4) procedere nel calcolo della media mobile semplice (mm2 = mm1 – c1 + c11)
    Le indicazioni operative che offrono sono le stesse di quelle riscontrabili nei grafici a barre.
    Nel grafico 1 i puntini blu rappresentano la media mobile a 10 colonne

    Grafico 1: Media mobile nel grafico P&F
    Grafico realizzato con il software “PF Graph” di Federico Marchi e Maurizio Mazziero

    On balance volume

    L’indicatore on-balance volume è basato sull’andamento del volume in acquisto e in vendita, normalmente utilizzato per confermare la tendenza in atto.

    Per la sua costruzione servono i dati riguardanti la chiusura del giorno e il volume delle azioni trattate (in quantità). Il calcolo comprende i seguenti passaggi:
    1) se la chiusura del giorno è più alta di quella precedente, aggiungere il volume delle trattazioni a quello cumulativo dei giorni precedenti;
    2) se la chiusura è inferiore, sottratte il volume al totale cumulato;
    3) riportare i dati su un grafico Point and Figure.

    Per la costruzione del grafico è necessario stabilire i valori da apporre sulla scala (box size) e il numero dei punti d’inversione (box reversal) come un qualsiasi grafico delle quotazioni.
    Le indicazioni che fornisce sono di conferma se il trend è bullish (bearish) sia per l’indicatore che per il mercato in esame; nel caso in cui il titolo oltrepassa un precedente massimo senza che l’on-balance volume faccia altrettanto, l’uptrend è sospetto; viceversa, se il titolo crea un nuovo minimo ma l’indice non lo segue, il downtrend è sospetto.

    Va comunque specificato che alle volte il volume anticipa il mercato, ovvero la perdita di pressione rialzista in un uptrend o di pressione ribassista in un downtrend si manifesta, in realtà, prima nell’andamento del volume rispetto alla quotazione.
    Nella tabella 1 è riportato un esempio di calcolo dell’OBV prendendo come riferimento i valori del prezzo chiusura del venerdì del titolo Fastweb (periodo 01/01/2005-6/5/2005)

    Tabella 1: OBV per Fastweb

    Confrontando i due grafici sottostanti, uno riferito alla quotazione del titolo e l’altro costruito in base ai valori dell’OBV, si può notare come tra i due esista una sostanziale conferma del trend.

    Grafico 2: Andamento del titolo e del relativo on-balance volume.
    Il grafico della quotazione è stato realizzato con il software “PF Graph” di Federico Marchi e Maurizio Mazziero

    Forza relativa

    La forza relativa misura la forza di un titolo rispetto alla media di mercato alla quale appartiene.

    Per determinare questo valore è sufficiente dividere la quotazione di chiusura del titolo per la chiusura dell’indice generale, moltiplicare o dividere questo valore per togliere eventuali decimali e riportare questo valore su un grafico Point and Figure. E’ inoltre possibile applicare a questo grafico le linee di supporto e resistenza e quindi procedere all’analisi sull’indicatore. E’ sufficiente calcolare il valore di RS periodicamente, ad esempio una volta la settimana.

    Allo scopo di presentare un esempio di costruzione dell’indicatore, nella tabella 2 sono riportati i seguenti valori:
    1) data: fa riferimento al giorno preso in esame per il calcolo del RS;
    2) quotazione: rappresenta il prezzo di chiusura, nella data specificata, del titolo sul quale si vuole operare (nell’esempio la quotazione è riferita al titolo Amplifon);
    3) indice: prezzo di chiusura, nella data specificata, dell’indice di mercato del titolo (nell’esempio l’indice è il Mibtel);
    4) RS: rapporto tra quotazione e indice;
    5) RS*: valore modificato, attraverso una moltiplicazione/divisione, dell’ RS.

    Tabella 2: Calcolo del RS (Amplifon/Mibtel)

    I valori che devono essere considerati per la costruzione del grafico sono quelli dell’ultima colonna (RS*). Anche questi dati vengono rappresentati attraverso il Point and Figure, stabilendo in modo opportuno il valore di box size, e il valore di reversal box. Il primo dovrà tenere conto della volatilità media dei valori di RS mentre il secondo del timing dell’operazione. Le informazioni fornite da questo strumento non sono differenti da quelle che si riscontrano nelle costruzioni tradizionali. Per facilitare le analisi, normalmente il grafico di RS è affiancato a quello della quotazione (grafico 3).

     

    Conclusioni

    In questo corso abbiamo evidenziato le caratteristiche del Point and Figure, sperando che ogni interessato possa farne buon uso. Eliminando il parametro tempo, questi grafici pongono in un’ottica diversa l’azione del prezzo del titolo. Illustrano chiaramente i cambiamenti che avvengono nella dinamica del mercato proprio perché un mercato volatile comporta una maggiore attività rispetto ad un mercato tranquillo.

    Questa capacità di reagire alle condizioni di mercato attribuisce a tale tipologia di grafico un vantaggio rispetto a quelli che tengono conto della dimensione temporale. Un aumento o diminuzione della volatilità vengono rispecchiati immediatamente nei grafici P&F e questo determina segnali meno ingannevoli rispetto a quanto avviene in un grafico a barre. Va inoltre ribadito che questa tipologia di grafici offre l’indubbio vantaggio di eliminare tutte le componenti ‘noise’ di mercato che possono produrre provocare comportamenti impulsivi da parte dell’operatore.

    Rispetto ai grafici tradizionali che sono semplici nella fase di costruzione e complessi in quella di interpretazione, il Point and Figure presenta le caratteristiche esattamente opposte: la scelta del giusto box size e reversal box costituisce un importante momento al quale dedicare molta attenzione. Ad ogni modo sono stati illustrati alcuni parametri ai quali fare riferimento per la costruzione del grafico; tutto quello che viene dopo, ovvero l’individuazione del livello di entrata, stop-loss e livello di liquidazione, costituiscono un compito relativamente semplice, proprio perché semplice è l’interpretazione del Point and Figure.

    Articolo a cura della Dott.ssa Roberta Di Rocco
    Per contatti: rob_dirocco@yahoo.it