Rumors finanza: UBS e Credit Suisse verso la fusione?

Rumors finanza: UBS e Credit Suisse

Rumors finanza: UBS e Credit Suisse verso la fusione?

Le azioni di Credit Suisse sono aumentate del 2% e UBS ha guadagnato l’1,3%.

Rumors finanza: UBS e Credit Suisse verso la fusione?

UBS e Credit Suisse starebbero esplorando le potenzialità di una fusione; l’obiettivo? creare una delle banche più grandi d’Europa.

A riferirlo è la testata Inside Paradeplatz (un blog finanziario svizzero), citando persone non identificate all’interno dei due istituti di credito.

Il progetto, soprannominato Signal, è guidato dal presidente di UBS Axel Weber, che ci sta lavorando con la sua controparte al Credit Suisse, Urs Rohner. Weber ha discusso l’idea con il ministro delle finanze svizzero Ueli Maurer e un accordo potrebbe arrivare all’inizio del prossimo anno, secondo il rapporto.

I portavoce delle due banche hanno rifiutato di commentare.

L’industria bancaria europea è sotto pressione. Molti sono a favore di un consolidamento e questo perché la pandemia si aggiunge ai venti contrari dei tassi di interesse negativi.

Le spagnole CaixaBank SA e Bankia SA hanno dichiarato che stanno esplorando una fusione per formare il più grande istituto di credito del paese e avviare il consolidamento. Mentre un accordo tra le due banche svizzere consentirebbe di eliminare duplicati, l’esecuzione di una simile transazione potrebbe essere difficile.

La regolamentazione sarebbe il più grande ostacolo perché i requisiti sono più severi quanto più grande è un’istituzione.

Le azioni di Credit Suisse sono aumentate del 2% e UBS ha guadagnato l’1,3%.

UBS è nel mezzo di una transizione di leadership, con l’ex capo di ING Groep NV Ralph Hamers che subentra al CEO Sergio Ermotti a novembre. Weber probabilmente rimarrebbe come presidente della società combinata, il che rende probabile che l’amministratore delegato provenga dal Credit Suisse, secondo il rapporto.

Secondo il rapporto, una fusione potrebbe comportare tagli di posti di lavoro compresi tra il 10% e il 20% della forza lavoro.

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Pietro Di Lorenzo