Nuovo oro verde, Italia pronta a spezzare asse Parigi-Berlino?

Nuovo oro verde

Nuovo oro verde, l’Italia riuscirà a spezzare asse Parigi-Berlino?

La risposta arriva da uno studio realizzato da The European House – Ambrosetti

Nuovo oro verde, l’Italia riuscirà a spezzare asse Parigi-Berlino?

Le quotazioni del petrolio segnano un nuovo tonfo e il prezzo del barile si assesta a quota 36,2 dollari. Tempo di parlare di un nuovo oro verde?

Proprio oggi scopriamo che si è rinsaldato un asse per la produzione di idrogeno tra Francia e Germania, decise a utilizzare una buona parte del fondi previsti dal Recovery Fund per la transizione energetica. Sia Francia che Germania hanno già in programma 2 miliardi di investimenti entro il 2030.

Relativamente all’utilizzo dei fondi del Recovery Fund, anche l’Italia ha in programma investimenti di questo tipo. Sono stati annunciati progetti per la produzione di energia ad idrogeno a Taranto per alimentare le produzioni dell’ex Ilva. Interventi che si inseriscono nella strategia di Enel di abbandonare il carbone entro il 2025.

Uno studio realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Snam, e presentato settimana scorsa a Cernobbio, torna l’idea (non nuova per gli addetti ai lavori) di fare dell’Italia un hub europeo dell’idrogeno verde.

È davvero possibile?

“La presenza di una rete capillare per il trasporto di gas, inclusi i collegamenti con il Nord Africa, rappresenta un fattore chiave per la candidatura dell’Italia al ruolo di hub europeo dell’idrogeno”, si legge nello studio.

“Sfruttando l’infrastruttura esistente, l’Italia potrebbe infatti importare l’idrogeno prodotto in Nord Africa attraverso l’energia solare ad un costo del 10-15% inferiore rispetto alla produzione domestica, valorizzando la maggiore disponibilità di terreni per installazione di rinnovabili, un elevato irraggiamento e al contempo diminuendo la variabilità stagionale. In questo modo, il Paese può diventare il ‘ponte infrastrutturale’ tra l’Europa e il continente africano, abilitando quindi una maggiore penetrazione dell’idrogeno anche negli altri Paesi europei”.

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Pietro Di Lorenzo