L’Europa ci prende in contropiede: il calendario delle riaperture

L’Europa prende in contropiede l’Italia: il calendario delle riaperture

L’Europa prende in contropiede l’Italia: il calendario delle riaperture

Manca un coordinamento europeo, il rischio è che chi parta prima abbia migliori probabilità di “rinascita”. Anche l’Italia è pronta per la Fase 2. Molti si chiedono su quali settori scommettere alla fine del lockdown.

In questo articolo analizziamo il “calendario delle riaperture” nei diversi paesi, per capire quali Borse e quali settori potranno per primi beneficiare della fine del lockdown e quindi le Azioni da comprare

L’Europa prende in contropiede l’Italia: il calendario delle riaperture

Il governo spagnolo inizia ad allentare la stretta sulle restrizioni permettendo ad alcune attività “non essenziali” di ripartire. Via libera dunque per uffici, cantieri dell’edilizia e fabbriche. In Francia, Macron proroga lockdown fino all’11 maggio, e si prepara alla riapertura delle scuole. Anche Germania e Regno Unito stanno definendo i tempi e le modalità della ripresa.

La riapertura parziale – stabilita con il decreto del governo Sanchez del 29 marzo – prevede misure stringenti sui posti di lavoro: distanziamento, uso di disinfettanti e mascherine, controlli nelle strade. Oltre alla distribuzione gratuita di 10 milioni di mascherine sui mezzi pubblici.

Scuole, cinema e teatri rimarranno invece chiusi almeno fino al 26 aprile, così come negozi, bar e altri spazi pubblici . E la maggior parte della popolazione è ancora confinata nelle proprie case.

Bene sottolineare che ogni decisione è sempre in evoluzione e dipenderà dai dati sul contenimento del contagio.

Ancora un mese a casa per i francesi. Dall’11 maggio, secondo il presidente francese Emmanuel Macron, la Francia sarà in grado di testare chiunque presenti un sintomo e metterlo in quarantena. L’obiettivo consiste nella possibilità, al giorno della fine del lockdown, di testare chiunque al primo sintomo e metterlo in quarantena immediatamente. Dalla ripresa delle condizioni normali di libera circolazione saranno esclusi, in un primo tempo, le persone anziane e i più vulnerabili. Chiusura prevista fino a metà luglio per cinema, teatri, ristoranti, bar, hotel, musei, sale da concerto.

In Germania sembra imminente la ripartenza dell’attività economica.

A Londra il governo è invece diviso sulla riapertura. Downing Street annuncerà giovedì se allentare le misure restrittive imposte per tentare di frenare la diffusione del virus, mentre la Scozia ha confermato oggi che è troppo presto per abbassare la guardia.

In particolare il ministro della Sanità Matt Hancock, insiste affermando che è essenziale mantenere e se necessario rafforzare le misure restrittive per non rischiare di perdere il controllo dell’epidemia, che ancora non ha raggiunto l’apice.

Come si posiziona l’Italia?

L’Europa prende in contropiede l’Italia: il calendario delle riaperture

Per l’Italia la fine del lockdown è prevista per il 4 maggio. Prevista la riapertura di alcune attività commerciali come negozi tessili, di arredamento e d’abbigliamento con ingressi scaglionati.

11-12 Maggio: ipotesi di riapertura tribunali e uffici professionali.

18-25 Maggio: riapertura di altre attività di ristorazione con distanze da rispettare in modo rigoroso, possibile anche la riapertura estetisti, parrucchieri e barbieri con obbligo mascherina e ingressi singoli.

Giugno-luglio: riapertura centri sportivi ma solo per sport individuali o lezioni con basso assembramento. È l’inizio della fase 3.

Settembre: riapertura scuole superiori con divisione turni e lezioni online, ancora da decidere materne ed elementari.

Sullo sfondo riecheggia il monito dell’economista Paul Krugman che qualche giorno fa dichiarava: “Attenti a riaprire prima del tempo le attività economiche: non solo potrebbe provocare più morti ma anche un crollo dell’economia peggiore del previsto”. Krugman portava a sostegno della sua tesi un esempio concreto, quello della Spagnola, la pandemia influenzale del 1918. “Le città che fecero più distanziamento sociale e lo lasciarono in vigore non solo ebbero meno morti ma fecero meglio dal punto di vista della ripresa economica”.

 

 

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Pietro Di Lorenzo