La corsa allo spazio si fa più rapida

La corsa allo spazio si fa più rapida

La corsa allo spazio si fa più rapida

Grazie agli “orsi d’acqua”

La corsa allo spazio si fa più rapida

Il desiderio di conoscenza così come l’attitudine all’esplorazione sono alcune delle caratteristiche umane più significative. Un connubio che ha portato ad una intuizione.

Un gruppo di astronomi e astrofisici, nel chiedersi come si potessero velocizzare i viaggi interstellari, ha ben pensato di lanciare nello spazio i tardigradi. Come? con dei laser giganti. I tardigradi, altrimenti detti “water bears” (“orsi d’acqua”), sono dei piccolissimi animaletti acquatici, pressoché indistruttibili, capaci di sopravvivere a siccità, temperature siderali, incidenti estremi, alti livelli di radiazioni, pesanti condizioni di pressione atmosferica e gravità.

Non solo, riescono anche a sopravvivere a rallentamenti prolungati delle funzioni biologiche.

Proprio l’ineluttabilità li rende dei candidati perfetti per gli esperimenti spaziali. Lo conferma anche uno studio pubblicato a gennaio 2022 sulla rivista Acta Astronautica.

L’obiettivo della missione

L’obiettivo è, come anticipato, velocizzare i tempi di viaggio nello spazio. Infatti, percorrere i 18 miliardi di chilometri che ci separano dal margine estremo del nostro sistema solare richiede un viaggio lungo decenni. Questo almeno con i mezzi di trasporto tradizionali. Ci sarebbe però un altro modo per viaggiare veloci e l’idea è di un gruppo di ricerca dell’Università della California – Santa Barbara.
Gli studiosi, finanziati dalla NASA, hanno proposto un nuovo mezzo di trasporto a propulsione per lo spazio, che usa dei pannelli laser per spingere vele solari attaccate a una navicella spaziale.
In questo modo i viaggi interstellari potrebbero durare giorni, non decenni. Il tutto senza propellente a bordo.

Il team di ricerca, guidato da Philip Lubin, professore di fisica alla UC Santa Barbara, ha quindi proposto di spedire i tardigradi nello spazio a circa 160 milioni di chilometri all’ora.
L’obiettivo è anche effettuare esperimenti in remoto sugli organismi mentre viaggiano. Capire come i tardigradi e altre creature simili gestiscono la propria vita nelle condizioni incredibilmente inospitali dello spazio potrebbe infatti aiutarci a determinare gli effetti potenziali del viaggio interstellare sugli esseri umani.

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Pietro Di Lorenzo