Calcio in crisi, chi paga?

Calcio in crisi

Calcio in crisi, chi paga?

Ecco la decisione del presidente Figc

Calcio in crisi, chi paga?

Alessandro Da Rold, giornalista d La Verità, azzarda un’ipotesi sul calcio italiano: il pallone è in crisi?

Il motivo per cui il giornalista si fa – e fa – questa domanda è da ricondurre ad un recente annuncio della Figc: sono sospesi gli adempimenti fiscali e contributivi per i club di serie A. in altre parole le squadre di calcio non saranno più tenute a pagare Irpef e contributi Inps per i mesi di settembre ottobre e dicembre.

L’iniziativa del presidente Figc, Gabriele Gravina, pare essere stata presa senza l’approvazione del ministero dell’Economia. È all’oscuro di tutto anche Giuseppe Chinè, capo di gabinetto del Mef, anche procuratore generale della stessa Figc.

Sono molti e spinosi gli interrogativi. Non si capisce per quale motivo il calcio non sarebbe tenuto, come tutti gli altri settori, a pagare le tasse. Soprattutto, si chiede Da Rold, “può un semplice organo di controllo come la Figc prendere un’iniziativa di questo tipo?”

I motivi

L’ipotesi è che il presidente Gravina abbia preso questa decisione per venire incontro a due delle squadre più indebitate della Serie A, Genoa e Sampdoria. Casualmente si tratta anche delle squadre che più lo appoggiano in consiglio.

Ma davvero non c’era altra misura per aiutare le società in difficoltà che gravare sulle tasche dello Stato?

Per Da Rold la soluzione c’era: “chiedere ai calciatori di rinunciare almeno a un 8% del proprio stipendio. Ma a quanto pare Gravina avrebbe glissato su questa ipotesi per non inimicarsi l’Aic, associazione nazionale calciatori che vanta 52 delegati in assemblea, circa il 20% dei votanti. Per Gravina è meglio pesare sulle casse dello Stato piuttosto che sui giocatori”.

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Pietro Di Lorenzo