GMT, 130 paesi d’accordo a tassare le grandi corporation

GMT, 130 paesi d’accordo a tassare le grandi corporation

GMT, 130 paesi d’accordo a tassare le grandi corporation

“la corsa al ribasso è a un passo dalla fine” afferma Janet Yellen

GMT, 130 paesi d’accordo a tassare le grandi corporation

Janet Yellen, Segretario al tesoro degli Stati Uniti d’America, ha annunciato che sono ben 130 i paesi ad aver concordato un’imposta minima globale sulle corporation come parte di un accordo più ampio per la revisione delle norme fiscali internazionali.

Se adottata su base ampia, la ‘Global Minimum Corporate Tax’ – o GMT, come è nota -metterebbe effettivamente fine alla pratica per cui alcune società cercano giurisdizioni a bassa tassazione (come l’Irlanda e le Isole Vergini) in cui spostare la propria sede, anche se i loro clienti, le operazioni e i dirigenti si trovano altrove.

“Per decenni, gli Stati Uniti hanno partecipato a una competizione fiscale internazionale controproducente, abbassando le aliquote d’imposta sulle società solo per vedere altre nazioni abbassare le loro in risposta. Il risultato è stata una corsa globale al ribasso: chi potrebbe abbassare ulteriormente il proprio tasso aziendale? Nessuna nazione ha vinto questa gara”, ha affermato Yellen in una dichiarazione sull’accordo.

“L’accordo odierno coinvolge 130 paesi che rappresentano oltre il 90% del PIL globale ed è un chiaro segnale: la corsa al ribasso è a un passo dalla fine”, ha affermato Yellen. Con l’annuncio, Yellen non ha però fatto riferimento al tasso effettivo al quale sarebbe stato fissato il GMT. Sappiamo che l’amministrazione Biden ha spinto per almeno il 15%.

Una politica estera per la classe media

L’accordo GMT rappresenta una parte fondamentale di quella che il presidente Joe Biden ha definito “una politica estera per la classe media”.

La strategia, ideata in parte Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale, mira a garantire che la globalizzazione, il commercio, i diritti umani e la potenza militare siano sfruttati a beneficio dei lavoratori americani, non solo per i miliardari e le multinazionali, ma nemmeno per astratte ragioni ideologiche.

Secondo quanto riporta CNBC, l’accordo include anche una prospettiva per l’eliminazione delle tasse sui servizi digitali, che miravano soprattutto alle più grandi aziende tecnologiche americane. Al loro posto, i funzionari hanno concordato un nuovo piano fiscale. Quest’ultimo sarebbe collegato ai luoghi in cui le multinazionali stanno effettivamente facendo affari, piuttosto che a dove hanno sede.

La riunione del G20 prevista per fine mese a Venezia dovrebbe avere il piano fiscale internazionale in cima all’agenda.

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Pietro Di Lorenzo