Perché le donne nella finanza non hanno nulla da festeggiare

Perché le donne nella finanza non hanno nulla da festeggiare

Perché le donne nella finanza non hanno nulla da festeggiare

L’8 marzo non è un giorno di festa

Perché le donne nella finanza non hanno nulla da festeggiare

Oggi, 8 marzo 2021, giornata internazionale della donna, non è un giorno da festeggiare per le donne in generale e per le donne della finanza in particolare. Non ancora, almeno.

Sul tema è intervenuto, nel discorso di insediamento al Senato, anche il Presidente del Consiglio, Mario Draghi.  “Il divario di genere nei tassi di occupazione in Italia rimane tra i più alti di Europa: circa 18 punti su una media europea di 10. Dal dopoguerra ad oggi, la situazione è notevolmente migliorata, ma questo incremento non è andato di pari passo con un altrettanto evidente miglioramento delle condizioni di carriera delle donne. L’Italia presenta oggi uno dei peggiori gap salariali tra generi in Europa, oltre una cronica scarsità di donne in posizioni manageriali di rilievo”.

Ancora troppo poche le donne ai vertici operativi e decisionali

Il problema è, come anticipato, diffuso. Tuttavia, il settore della finanza è, senza alcun dubbio, uno dei settori più dominato dagli uomini, in Italia e nel mondo. I dati indicano infatti che, in merito a parità di genere, c’è ancora molta distanza da colmare. Secondo l’ultimo rapporto CS Gender 3000 di Credit Suisse, soltanto il 5% delle aziende prese in esame ha come amministratore delegato una donna. Il dato preoccupa perché indica che le posizioni occupate dalle donne nel mondo della finanza sono, nella maggior parte dei casi, ben lontane dai vertici operativi e decisionali.

Eppure, che le donne siano degli ottimi amministratori finanziari è comprovato da molti studi e ricerche. L’ultima ricerca sulla diversity della McKinsey mostra, in modo evidente, “che le aziende che si trovano nel primo quartile in termini di diversità di genere presentano una redditività superiore del 25% circa rispetto alle aziende dell’ultimo.”

Non bisogna, infine, farsi confondere o abbindolare da posizioni di rilevo occupate da donne del calibro di Christine Lagarde o Janet Yellen. Quando al tavolo delle decisioni non esiste parità, non importa che ci sia un posto occupato da una donna.

Gender pay-gap

Per fare ancora un altro esempio, uno studio sulle aziende elencate negli indici azionari FTSE 100 e 250 rileva l’esistenza di un significativo divario retributivo di genere. Le donne direttrici delle più grandi società di servizi finanziari del Regno Unito sono pagate in media due terzi in meno rispetto ai loro colleghi maschi.

La retribuzione media per le donne direttrici presso le società di servizi finanziari è di £ 247.100, il 66% inferiore alla media di £ 722.300 pagata agli amministratori di sesso maschile. La ricerca è stata condotta dallo studio legale Fox & Partners.

L’importanza di un’istruzione finanziaria

Uno studio pubblicato in questi giorni – Fearless Woman: Financial Literacy And Stock Market Participation – rileva che le donne sono meno istruite finanziariamente degli uomini. Circa un terzo del divario di genere in materia di alfabetizzazione finanziaria è riconducibile poi ai livelli di fiducia che le donne nutrono in se stesse. Come si legge nel paper, sia la conoscenza finanziaria che la fiducia sono determinanti quando si tratta di partecipazione al mercato azionario. Motivo per cui l’educazione finanziaria, e in particolare un’alfabetizzazione finanziaria di genere, è fondamentale per scardinare lo status quo. Qui alcuni corsi per migliorare la propria conoscenza in merito a mercati finanziari.

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Pietro Di Lorenzo