Materie prime: c’è uno ‘shortage’ di sabbia

Materie prime: c’è uno ‘shortage’ di sabbia

Materie prime: c’è uno ‘shortage’ di sabbia

La sabbia è la materia prima più consumata al mondo dopo l’acqua

Materie prime: c’è uno ‘shortage’ di sabbia

La sabbia è una delle materie prime più importanti, ma meno apprezzate. Eppure, l’incredibile appetito di chi divora questa commodity sta gravemente impattando sulla quantità di risorse disponibili.

La sabbia è la materia prima più consumata al mondo, dopo l’acqua, ed è un ingrediente essenziale per la nostra vita quotidiana. Si potrebbe quasi dire che la nostra intera società sia costruita sulla sabbia.

La sabbia è, infatti, la materia principale utilizzata nella costruzione di strade, ponti, treni ad alta velocità e persino progetti di rigenerazione del suolo. Sabbia, ghiaia e roccia frantumate insieme vengono fuse per realizzare i vetri di ogni finestra, gli schermi di computer e smartphone. Anche la produzione di chip di silicio si serve di questa materia prima.

Eppure, attualmente, la carenza di sabbia costituisce una delle più grandi sfide di di sostenibilità del 21 ° secolo.

Pascal Peduzzi, direttore del Global Resource Information Database dell’UNEP a Ginevra, afferma:

“Non avremmo mai pensato di poter finire la sabbia, ma in alcuni punti del mondo si inizia ad assistere ad una carenza della risorsa. Bisogna anticipare ciò che può accadere nel prossimo decennio o giù di lì perché se non guardiamo avanti, se non anticipiamo, avremo enormi problemi sulla fornitura di sabbia ma anche sulla pianificazione del territorio”.

Monitorare l’uso globale

Un modo utile per monitorare l’uso globale di sabbia consiste nel guardare alla correlazione stretta che esiste tra uso del cemento e sabbia. L’ONU stima che ogni anno vengano prodotti 4,1 miliardi di tonnellate di cemento.

Occorrono 10 tonnellate di sabbia per produrre ogni tonnellata di cemento. Ciò significa che, per la sola costruzione, il mondo consuma circa dai 40 ai 50 miliardi di tonnellate di sabbia su base annua.

Il tasso globale di utilizzo della sabbia – che è triplicato negli ultimi due decenni in parte a causa della crescente urbanizzazione – supera di gran lunga il tasso naturale con cui la sabbia viene reintegrata dagli agenti atmosferici delle rocce da parte del vento e dell’acqua.

Mentre si segnalano esempi virtuosi, come quello di Zurigo, impegnata a costruire edifici con il 98% di cemento riciclato, esistono sicuramente ancora pratiche scorrette.

Cina e India sono in cima alla lista delle aree in cui l’estrazione della sabbia ha un impatto su fiumi, laghi e coste, in gran parte a causa dell’impennata delle infrastrutture e della domanda di costruzioni. L’UNEP ha inoltre già avvertito dell’esistenza di fiorenti “mafie della sabbia”, che operano in paesi come Cambogia, Vietnam, Kenya e Sierra Leone.

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Pietro Di Lorenzo