S&P pronta ad esprimersi sul credito italiano: l’Italia è un pericolo per l’Eurozona?

S&P pronta ad esprimersi sul credito italiano: l’Italia è un pericolo per l’Eurozona?

S&P pronta ad esprimersi sul credito italiano: l’Italia è un pericolo per l’Eurozona?

Il 24 aprile S&P dovrà esprimersi sul rating sovrano dell’Italia e delle banche italiane: cosa aspettarsi per le azioni italiane?

S&P pronta ad esprimersi sul credito italiano: l’Italia è un pericolo per l’Eurozona?

L’ultima stima di S&P Global è abbastanza prudente e ottimiste, soprattutto se confrontata con quelle di grandi banche d’affari internazionali e centri di ricerca (anche italiani). L’agenzia di rating punta infatti su un calo del PIL del -2,6%.

Stando agli attuali report sulla crisi emessi da S&P, un downgrade non è da escludere, anche se probabilmente non si sforerà il livello di sicurezza dell’investment grade. Al momento a separare l’Italia da tale livello ci sono tre “notch” (o “tacche”).

Tuttavia, considerando le smisurate ripercussioni economiche che attualmente minacciano l’Italia, lo scenario di un Italia che scivola in territorio speculativo non è da sottovalutare. L’esperienza della Grecia non è rassicurante: sappiamo come è finita quando, nel 2010, il paese è sceso sotto il livello di sicurezza dell’investment grade. Il debito italiano è 20 volte più grande. Anche il fallout finanziario potrebbe esserlo.

S&P pronta ad esprimersi sul credito italiano: l’Italia è un pericolo per l’Eurozona?

Sembrerebbe di sì, più di quanto Germania e Olanda sembrerebbero accettare.

La combinazione tra aumento del debito e calo del PIL può aumentare il rapporto debito / PIL dell’Italia dall’attuale 135 % a valori compresi tra  il 160 e il 180%.

La maggior parte dei membri del consiglio direttivo della BCE è a favore del sostegno all’economia della zona euro, specialmente in un tale momento di crisi. Ma siamo sicuri di poter scommettere che la BCE sia pronta a un bankrolling dei paesi indebitati indefinitamente? I programmi di emergenza prima o poi finiranno. Ci sono alcune persone nel consiglio direttivo della BCE che credono che il compito della banca non sia quello di chiudere gli spread (come affermava la Legarde un mese fa).

Ad un certo punto, le agenzie di rating o gli investitori potrebbero iniziare a mettere in discussione la solvibilità dell’Italia. Il problema non è solo l’importo totale del debito in essere, ma anche il basso tasso di crescita economica del paese.

La domanda a questo punto è: cosa succederebbe se le agenzie di rating allegassero il downgrade sequenziale del credito?

Mentre per il momento il Governo Conte gode di un certo favore, un downgrade in prossimità delle elezioni renderebbe evidente la profondità della recessione e potrebbe favorire altre figure politiche, come quella di Matteo Salvini.  Se quest’ultimo dovesse vincere un’elezione nel 2022 o nel 2023, il suo governo potrebbe essere scegliere la via del default.

Il fallimento del Paese più indebitato dell’Eurozona, a quel punto, rappresenterebbe un vero e proprio pericolo per tutti.

C’è da chiedersi, dunque,  perché l’UE, ad oggi, sembra non voler prendere tutte le misure necessarie a proteggersi?

 

 

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Pietro Di Lorenzo