In questo breve corso, strutturato in diversi articoli, si cercherà di descrivere in modo semplice ma preciso alcuni modelli di breve periodo che sono compresi nella categoria dello Swing Trading. Questi pattern, suddivisi in base alla loro diversa area d’intervento, sono implementabili su tutti i mercati più attivi e su diverse scansioni temporali, ma solo per un periodo limitato di tempo. I modelli prevedono livelli specifici di ingresso/uscita (buy/sell short order e stop-loss/take-profit) anche se riteniamo che gli stessi possano (ed anzi debbano) essere modificati nel caso in cui le caratteristiche dell’operatore non siano compatibili con questi livelli. Questo adeguamento è reso necessario dalla constatazione che larga parte del risultato finale è determinata da un’adeguata scelta dei parametri per la gestione della posizione, i quali devono essere prima di tutto rispettati e quindi conformi alle preferenze dell’operatore. Per questo motivo all’interno della trattazione è previsto uno spazio dedicato alla gestione della posizione e ad alcuni parametri di money management, ai quali il lettore potrà fare riferimento nel caso in cui senta la necessità di personalizzare il modello. Al fine di valutare la reale validità dei pattern proposti una parte di questa esposizione sarà riservata alla presentazione dei risultati empirici derivanti dall’applicazione di alcuni modelli. Crescente interesse negli ultimi anni è stato posto anche al concetto di psicologia del trader, ovvero all’analisi degli aspetti della sua personalità; nello spazio dedicato a questo argomento saranno presentati alcuni strumenti per cercare di individuare quali sono le cause che possono condurre ad una perdita le quali sono imputabili direttamente dalle caratteristiche dell’operatore. L’obiettivo di questo corso è quindi sia quello di presentare dei modelli che possano essere considerati validi sulla base della loro applicazione ‘meccanica’, sia quello di far comprendere al lettore quanto sia importante conoscere sé stessi affinché quegli stessi modelli possano produrre profitti.

SWING TRADING

Lo Swing Trading si basa sullo studio tecnico del comportamento del prezzo, che comprende momenti di forza e di debolezza rispetto alla posizione tecnica del mercato. In altre parole, la durata e l’ampiezza dell’escursione corrente vengono confrontate con quelle delle escursioni precedenti per valutare se il mercato sta mostrando segni di forza o di debolezza. Il trader che opera con questa strategia effettua transazioni frequenti, ma concede un tempo limitato ad ognuna di esse: questa tecnica richiede una maggiore attenzione ma offre un maggior controllo della posizione e un rischio ridotto.
Lo Swing Trading cerca di ottenere vantaggi da modelli di prezzo molto semplici che si possono formare in ogni mercato. Sebbene si faccia spesso riferimento a cicli di trading di due/tre giorni, gli stessi principi possono essere applicati sia a grafici settimanali sia a grafici di 5 minuti.
Con riferimento all’orizzonte temporale, lo Swing Trading si trova al centro tra il Day Trading e il Trend Trading; un operatore della prima categoria terrà un’azione da un minimo di pochi secondi ad un massimo di alcune ore, ma mai più di un giorno; un trend trader invece esaminerà il trend di lungo periodo di un’azione o di un indice e può operare da un minimo di poche settimane fino ad alcuni mesi. Lo swing trader quindi resterà sul mercato per un periodo di tempo compreso tra pochi giorni fino ad un massimo di due/tre settimane, e opererà nel mercato sulla base delle oscillazioni infra-settimanali o infra-mensili. La scelta del breve termine come orizzonte temporale si basa sulla considerazione che nel trading speculativo, più tempo si passa sul mercato maggiori diventano i potenziali rischi, in quanto aumenta la possibilità di andamenti contrari rispetto alla posizione assunta. Lo Swing Trading si basa sul concetto che solamente i movimenti di prezzo di breve periodo possono essere previsti con accuratezza, e con l’ampliarsi dell’orizzonte temporale l’efficacia delle previsioni diminuisce. I prezzi delle attività finanziarie tendono infatti ad una instabilità sistematica, ma riuscendo ad individuare e ad interpretare alcune delle caratteristiche e proprietà ricorrenti di questi sistemi dinamici non lineari è possibile formulare alcune previsioni di breve periodo.
Lo Swing Trading necessita di un’accurata stock selection: le migliori candidate sono sicuramente le azioni che registrano i maggiori volumi e con un’elevata volatilità, in quanto danno la possibilità di entrare/uscire dal mercato in tempi relativamente brevi. In un mercato attivo le azioni si muoveranno tra un massimo ben definito e un minimo estremo, e lo swing trader potrà seguire il movimento in una determinata direzione per alcuni giorni o settimane, per poi cambiare la direzione quando il movimento si inverte. Si può notare che nelle due versioni estreme del mercato, bear e bull, lo Swing Trading dimostra di essere differente rispetto ad un mercato caratterizzato da un trend intermedio: in un mercato bearish o bullish, il prezzo di solito porterà le azioni per un lungo periodo di tempo in un’unica direzione, assicurando così che la migliore strategia è quella di negoziare nella direzione del trend di lungo periodo. Si può, quindi, affermare che lo Swing Trading opera con i massimi margini di profitto quando il mercato non mostra un’unica direzione, ovvero quando i prezzi aumentano per alcuni giorni e diminuiscono in quelli successivi, per poi ripetere lo stesso andamento.
Uno degli assunti principali di un analista tecnico è quello di operare secondo la direzione del trend; per questo motivo le tecniche che sfruttano il momentum e le tecniche trend following sono molto utilizzate perché hanno l’indubbio vantaggio di cavalcare forti trend per buona parte del loro percorso, facendo tenere le posizioni aperte fino a quando non si verifica un segnale di inversione. Nonostante si usino una serie di filtri e si selezionino solo i breakout più significativi, questi due tipi di operatività comportano un gran numero di falsi segnali. Inoltre i sistemi di tipo trend following permettono di entrare nel mercato con ritardo in quanto, affinché si possa parlare di trend è necessario che il movimento sia già iniziato e la tendenza abbia preso forma. Analoghe considerazioni possono essere fatte per l’uscita: per parlare di inversione di tendenza è necessario osservare dei segnali che non appaiono immediatamente ma che, al contrario, richiedono tempo. Lo Swing Trading cerca invece di comprare le azioni nelle fasi di debolezza e di rivenderle ad un prezzo maggiore; analogamente tenterà di rivendere le azioni nelle fasi di rimbalzo per ricoprirsi ad un prezzo inferiore. Data la sua caratteristica di tecnica di breve periodo, questa tecnica genera frequenti negoziazioni ma sarà l’abilità del trader ad individuare il modello più efficace, con il miglior rapporto rischio/rendimento, che determinerà il successo finale. E’ anche necessaria una ferrea disciplina per la gestione delle posizioni, con appropriati ordini in stop-loss per proteggere il capitale allocato.

GLI STRUMENTI OPERATIVI

Lo swing trading si basa sull’individuazione nel mercato di alcune situazioni tipiche ossia i ritracciamenti di prezzo, i test sui precedenti livelli di massimo e minimo, e i breakout di prezzo. L’individuazione di queste condizioni è possibile attraverso l’utilizzo degli strumenti tipici dell’Analisi Tecnica (l’analisi grafica, analisi algoritmica) oppure attraverso la ricerca di alcune condizioni particolari nel comportamento del prezzo.
Il numero delle tecniche operative per individuare queste condizioni è teoricamente infinito in quanto è dato da tutte le possibili combinazioni tra condizioni di prezzo, indicatori e analisi grafica. Alcune di queste combinazioni però dimostrano di essere maggiormente efficaci di altre, ma questo non ha valore assoluto perché fa riferimento ad uno specifico mercato, e anche in quest’ultimo caso non ha valore costante nel tempo perché dipende dalla fase di mercato in atto.
Comunque sia, la chiave di successo per un qualsiasi modello risiede nella disciplina, nel metodo e nelle capacità di autocontrollo del trader, senza le quali qualsiasi segnale valido e tempestivo perderebbe di efficacia.

ANALISI GRAFICA

Lo strumento principale di cui si avvale l’Analisi Tecnica è costituito dai grafici rappresentanti l’andamento del prezzo (analisi grafica). Dai grafici è possibile verificare se i prezzi si stanno muovendo in una tendenza definita, e se questa interessa il breve o il lungo periodo, raccogliendo così delle indicazioni fondamentali per proseguire l’analisi. E’ possibile anche tracciare livelli di supporto/resistenza, significativi di situazioni che concentrano compratori o venditori, il cui studio ha rilevanza in virtù delle loro caratteristiche e del loro eventuale attraversamento. I grafici rappresentano quindi il primo indicatore della situazione del mercato nel suo complesso o del singolo titolo. L’analista ricerca nella rappresentazione dell’andamento dei prezzi delle caratteristiche, conformazioni tipiche, la formazione o il completamento di configurazioni, da cui trarre indicazioni sulla situazione attuale del mercato e sul suo presumibile sviluppo. Anche se supporti e resistenze svolgano un ruolo fondamentale nell’analisi dei grafici, è necessario evidenziare che la loro esatta individuazione non è sempre agevole a causa della mancanza di punti realmente oggettivi che ne determinano la base. Persone diverse infatti tenderanno a costruire trendline su punti di svolta diversi, ad individuare livelli statici di prezzo sulla base delle proprie esperienze e degli obiettivi temporali della strategia prescelta. Tutto questo, anche se non sminuisce la validità del segnale, ne subordina la reale efficacia alle competenze dell’analista. Per quanto sia utile e necessario avere la rappresentazione contemporanea degli andamenti attraverso finestre temporali di diversa ampiezza, sono da privilegiare le soluzioni che approssimano meglio il tipo di operatività da mettere in atto: maggiore è tale operatività, minore deve essere l’arco temporale sul quale costruirla. L’analisi grafica è inoltre caratterizzata da una soggettività di interpretazione, dal momento che i fenomeni caratteristici non si ripresentano nella realtà in maniera sempre uguale, e l’effettiva identificazione con i modelli elaborati in via teorica è non sempre agevole, spettando alla sensibilità e all’esperienza dell’analista cogliere e attribuire loro la giusta interpretazione, evitando di confonderli con altri dal significato anche del tutto diverso. I segnali generati dalla sola analisi grafica soffrono anche di altre imperfezioni. Le tendenze e le loro inversioni necessitano in primo luogo di un certo tempo per essere identificate con sufficiente certezza. Questo può essere considerato un lato positivo se si considera che le decisioni risultano così più ponderate, meno affrettate e meno affette da falsi segnali, ma una maggiore tempestività nel cogliere alcuni aspetti fondamentali delle situazioni di mercato consentirebbe un maggior ritorno dell’investimento senza accrescerne il rischio. Il ritardo che si deve sopportare per attendere il completamento di particolari modelli grafici, o per identificare con sicurezza tendenze o livelli significativi di prezzo è talvolta notevole, tale da non far ritenere l’analisi grafica uno strumento particolarmente adatto per le strategie di breve periodo, quale appunto lo Swing Trading.

ANALISI ALGORITMICA

Attraverso un trattamento di tipo matematico-statistico del dato di partenza (prezzo) si giunge ad ottenere una serie di nuovi indicatori capaci di cogliere aspetti e caratteristiche del mercato che con l’analisi grafica non sono individuabili, o di coglierli con maggiore tempestività. Inoltre questi indicatori lasciano meno spazio alla soggettività dell’analista nella loro interpretazione. E’ bene precisare che tutto questo non prescinde da uno studio grafico della quotazione. Queste infatti consentono di cogliere con facilità le caratteristiche ricercate nei fenomeni analizzati, e di effettuare semplici ed efficaci confronti tra i vari strumenti, in particolare di analizzare congiuntamente i vari indicatori tra di loro o con l’andamento di prezzi e volumi.

LE MEDIA MOBILI

Le medie mobili sono un utile strumento per identificare i livelli di supporto e resistenza dinamici, il cui incrocio con la linea dei prezzi dà luogo a segnali operativi. Questo sistema risulta eccellente nel caso di trend ben definiti, indicando da quale parte del mercato stare. Nel caso invece di movimenti laterali qualsiasi sistema basato esclusivamente su questi segnali è destinato a produrre perdite. Nella pratica è molto frequente l’utilizzo di due medie mobili riferite entrambe alla medesima serie storica, ma calcolate su diverse basi temporali. In questo caso la media mobile di più lungo termine determina la tendenza, mentre la media mobile di breve segnala l’intervento sul mercato.
Le medie mobili hanno però un grosso limite nella tempestività con cui forniscono il segnale di compravendita la quale per un operatore di Swing Trading è di vitale importanza in quanto le oscillazioni sulle quali si agisce hanno una durata molto breve; per questo motivo, e per ragioni di affidabilità, non dovrebbero mai venire usate da sole, ma affiancate da altri strumenti.

INDICATORI TECNICI

Un indicatore analizza la situazione del mercato in un istante preciso, stabilendo se è imminente un cambiamento di tendenza oppure è probabile una sua continuazione. La scelta dell’indicatore dipende da quale aspetto del mercato si vuole evidenziare, quindi per indicazioni di:
1. forza: RSI, ADX;
2. posizione: Oscillatore Stocastico;
3. velocità: momentum;
4. tendenza: MACD;
5. volatilità: Volatility Index

Deve essere sottolineato che il tipo di inversione di tendenza segnalata è relativa all’ampiezza temporale sulla quale viene calcolata ed inoltre, l’utilizzo di un indicatore presuppone che il mercato segua un andamento ciclico, ovvero che si succedano rialzi a ribassi e viceversa. Nel caso in cui le reazioni anticicliche siano di scarsissima entità, dando luogo a movimenti laterali del prezzo, questi strumenti non sono in grado di svolgere la funzione loro assegnata, con la conseguenza che si verificheranno falsi segnali. Anche se le caratteristiche del mercato richieste per lo Swing Trading sono tali da escludere mercati poco volatili, questa eventualità impone categoricamente l’utilizzo degli indicatori tecnici in congiunzione ad altri strumenti (ad esempio trendline o medie mobili) in modo che le indicazioni fornite dai primi siano confermate anche dai secondi. Un altro motivo che porta ad utilizzare più di un indicatore deriva dalla determinazione dei livelli ‘critici’. Per alcuni sono previsti dei livelli che identificano delle zone di ipercomprato e ipervenduto, in base alla volatilità storica del prezzo osservato e dell’ampiezza temporale dell’indicatore stesso. Per altri invece non esiste una regola immediata che consenta di determinare questi livelli in modo affidabile. In questo caso è necessario analizzare il comportamento storico del mercato tenendo comunque presente che nel caso di un brusco movimento dei prezzi questi livelli diventano inutilizzabili. Anche per quanto riguarda la divergenza tra un determinato oscillatore e l’andamento del prezzo è necessario attendere l’evoluzione effettiva di quest’ultimo, la quale può essere fornita dalla violazione di una trendline, dall’attraversamento di una media mobile, dal completamento di un modello di prezzo ecc… E’ possibile affermare che una corretta strategia dovrebbe basarsi sia sull’uso del chart dei prezzi, al fine di inquadrare il comportamento del mercato in un’ottica di lungo periodo, sia attraverso l’osservazione di indicatori euristico-quantitativi; la scelta della quantità e della qualità di strumenti deve essere comunque tale da non creare confusione nella mente dell’analista attraverso la creazione di segnali discordanti.

Articolo a cura della Dott.ssa Roberta Di Rocco
Per contatti
: rob_dirocco@yahoo.it

Riferimenti bibliografici:
– Bechu T. (1994) “Error in technical analysis and the recognition of forms”, Atti VII Conferenza annuale IFTA.
– Bradford Raschke L. (2001) “Swing trading e principi dell’analisi tecnica”, (a cura di) Bensignor R. (2001) “Nuovi modelli in analisi tecnica”, EGEA.
– Cosmelli P. (1999) “Teoria, stile e strategie di Linda Bradford Raschke”, Dispense corso SIAT.
– Di Lorenzo P. (2005) “Trading part time”, Trading Library.
– Fornasini A., Bertotti A.(1989), “Analisi tecnica dei mercati finanziari: sistemi e procedure per ottimizzare gli investimenti mobiliari, valutari e finanziari” , Etas SpA.
– Gerbino P. (2005) Tecniche di qualità per operare in Borsa- Roma 04/03/05.
– Liguori M. (2005) Master in Financial Planning- Università di Siena, Roma 21/05/05.
– Maggi M. (2000) “Investire con l’Analisi Tecnica”, EGEA.
– Pring M.J. (1995) ” Technical analysis explained” , Mc Graw-Hill.
– www.borsanalisi.com
– www.investopedia.com
– www.lbrgroup.com

  • La prima categoria di modelli di Swing Trading si basa sul concetto di ritracciamento del prezzo. In un trend ben definito il prezzo tenderà sempre a ritracciare, ovvero ad invertire, una parte del movimento precedente. Questo significa che in un trend ascendente il prezzo tenderà per un certo periodo ad una diminuzione, prima di riprendere l’andamento ascendente (viceversa nel caso di un downtrend). Gli indicatori e gli oscillatori dell’Analisi Tecnica, essendo delle rappresentazioni elaborate del prezzo, possono costituire un valido strumento per l’identificazione di ritracciamenti, utilizzabile in congiunzione all’analisi grafica. Nuovi massimi e minimi legati al momentum possono registrarsi in una fase di trend oppure nella rottura di una fase laterale in cui l’impulso iniziale può rappresentare l’inizio di un nuovo tratto ascendente o discendente. Questi nuovi punti possono inoltre indicare un’inversione di tendenza nel caso in cui vi sia un impulso contrario che segue un trend prolungatosi per molto tempo. L’operatore dovrebbe cercare di aprire nuove posizioni sul mercato quando si verifica la prima reazione dopo un nuovo punto di minimo o massimo legato al momentum. Le medie mobili sono un altro strumento utile per valutare l’entità del ritracciamento che il mercato dovrebbe compiere. Se la media mobile è di breve periodo vi saranno più scenari d’intervento potenziali ma i segnali saranno più deboli; nel caso di una media mobile meno reattiva i segnali saranno meno frequenti ma maggiormente affidabili. Anche gli oscillatori possono essere degli strumenti molto utili per mettere in risalto le reazioni in un mercato in cui si delinea un trend. Anche in questo caso, la scelta dei parametri da impiegare determina la quantità di segnali sul mercato. Sulla base delle percentuali di ritracciamento più utilizzate (che sono del 33%, 50% e 66% ) l’analista grafico sarebbe quindi in grado, verificatasi un’inversione di tendenza, di individuare gli obiettivi intorno ai quali il movimento dovrebbe esaurirsi; nel caso di un uptrend per la stima delle correzioni ribassiste si faranno le seguenti considerazioni:

    1. Una correzione del 33% contraddistingue una dinamica espansiva decisamente vigorosa;
    2. Una correzione del 50% evidenzia una crescita più equilibrata;
    3. Una correzione del 66% esprimerebbe l’esaurimento della spinta propulsiva
    .
    I ritracciamenti (chiamati anche pullback) più violenti sono quelli da preferire perché, nonostante abbiano una reazione di durata inferiore rispetto a ritracciamenti più graduali, fanno registrare andamenti esplosivi. I pullback migliori sono quelli in cui è in atto un trend molto forte e segnano un ritracciamento molto brusco, in quanto tendono a determinare una reazione molto dinamica. Questo perché, dopo che il titolo ha effettuato un ritracciamento deciso, sul mercato si crea una situazione di squilibrio in cui i venditori impazienti entrano mentre i compratori più nervosi escono. Dato che l’obiettivo è quello di restare sul mercato lo stretto tempo necessario per realizzare profitti, lo swing trader andrà alla ricerca di movimenti esplosivi e veloci. Delle volte si possono sfruttare grazie ai ritracciamenti delle situazioni molto profittevoli, come le inversioni a V o spike, che sono figure caratterizzate da un rapido capovolgimento della direzione. Questi figure si formano a seguito di situazioni estreme in cui il prezzo si muove violentemente nella direzione opposta a quella del trend principale, per un periodo considerevole a velocità crescente e solitamente con volumi in espansione.

    Modello composito “Turtle Soup&Range Contraction”

    Il modello composito “Turtle Soup e Range Contraction” prevede che per un segnale di vendita allo scoperto debbano verificarsi le seguenti condizioni (Grafico 1):

    1. Al periodo t si deve creare una barra ID/NR4, ovvero una barra di inside il cui range sia il più piccolo delle 4 sedute di borsa precedenti;
    2. in t-1 deve essersi verificato un massimo significativo, ovvero un massimo rispetto alle 20, o più, barre precedenti;
    3. Il livello dell’ordine è stabilito 5 tick sotto il minimo del giorno in cui si è verificato il nuovo massimo;
    4. lo stop-loss è 5 tick sopra il livello massimo della barra considerata nel punto (2)

    Grafico 1: Modello composito “Turtle Soup&Range Contraction”-segnale di vendita

    Per un segnale long le indicazioni sono esattamente opposte alle precedenti (Grafico 2)

    Grafico 2: Modello composito “Turtle Soup&Range Contraction”-segnale di acquisto
    Modello “ANTI”

    Questo modello si avvale delle indicazioni fornite dall’indicatore Stocastico per individuare la tendenza di mercato e il punto di entrata. Per un segnale di acquisto le regole sono le seguenti (Grafico 3):

    1. La Dline (rappresentata con una linea tratteggiata nel grafico e calcolata sulla base di 10 periodi) ha determinato un ben definito trend al rialzo;
    2. La Kline (linea continua calcolata su 7 periodi) inizia la sua ascesa insieme alla Dline. Un ritracciamento del prezzo deve far avvicinare la Kline alla Dline;
    3. Si entra nel mercato quando l’azione del prezzo causa un ritorno verso l’alto della Kline nella stessa direzione della Dline (formando un uncino)

    Grafico 3: Modello “Anti”-segnale di acquisto

    Per un segnale di vendita le condizioni alle quali si deve far riferimento sono opposte alle precedenti (Grafico 4)

    Grafico 4: Modello “Anti”-Segnale di vendita

    Lo stop iniziale deve essere posizionato appena sotto il livello del prezzo minimo registrato il giorno di entrata nel mercato. Questo modello soffre di un leggero ritardo nell’individuazione del segnale, dovuto al fatto di considerare solamente l’indicatore Stocastico. Infatti per entrare nel mercato è necessario attendere che le due curve Dline e Kline si avvicinino tra di loro e questo spesso comporta l’apertura della posizione quando l’inversione del prezzo è presente già da qualche seduta. Per questo motivo si potrebbe abbinare allo Stocastico l’uso di una trendline, che può essere presa in esame nel momento in cui le due curve dell’oscillatore stanno mostrando un andamento che fa presumere il rispetto delle condizioni del modello.
    Il modello Holy Grail

    In questo modello l’indicatore ADX indica la possibilità di entrare in un mercato nel momento in cui lo stesso si sta muovendo in una forte tendenza, mentre la media mobile fornisce i segnali operativi. Queste sono le condizioni per un segnale di acquisto (grafico 5):

    1. Il valore dell’ADX calcolato su 14 periodi deve essere maggiore di 30 e in aumento. In questo modo si è sicuri di essere in un mercato con un forte trend;
    2. All’interno della media mobile esponenziale calcolata su 20 periodi si deve individuare un ritracciamento del prezzo; spesso questo sarà accompagnato da un cambio di direzione dell’ADX;
    3. Quando il prezzo tocca la media mobile esponenziale su 20 periodi si deve stabilire uno stop di acquisto sopra il massimo della barra che ha comportato il ritracciamento;
    4. Una volta eseguito l’ordine, si fissa uno stop-loss di vendita protettivo al livello del nuovo minimo formato dallo swing; lo stop va modificato mano a mano che maturano i profitti e l’uscita è prevista al massimo più recente creato da un’oscillazione; se tuttavia si pensa che il mercato potrebbe continuare il suo movimento si liquidano solo parte delle posizioni e per le restanti è stabilito uno stop più stretto

    Grafico 5: Modello “Holy Grail”-segnale di acquisto

    Per un segnale di vendita le indicazioni sono opposte alle precedenti (grafico 6)

    Grafico 6: Modello “Holy Grail”-segnale di vendita

    Questo modello mostra una scarsa operatività dovuta ad una media mobile troppo lenta che incontra raramente i prezzi. Si potrebbe quindi considerare una media mobile esponenziale su un numero minore di periodi, mantenendo comunque un livello di stop-loss molto stretto in grado di tagliare immediatamente le eventuali perdite

    Articolo a cura della Dott.ssa Roberta Di Rocco
    Per contatti
    : rob_dirocco@yahoo.it

    Riferimenti bibliografici:
    – Connors. L. A., Bradford Raschke L. (1995) “Street smarts”, M. Gordon Publishing Group.
    – Di Lorenzo P. (2005) “Trading part time”, Trading library.
    – Fornasini A. (2003), “Analisi Tecnica dei mercati finanziari e trading on line” , Etas SpA.
    – Murphy J. (2001), ” Analisi tecnica dei mercati finanziari” , Hoeply.
    – www.siat.org

  • Per breakout si intende una situazione in cui il prezzo esce da una tendenza definita in un periodo precedente; questa tendenza, al rialzo, ribasso o laterale, può essere individuata attraverso diversi strumenti.
    In una fase laterale i prezzi potrebbero essere compresi all’interno di un livello massimo e minimo ben definiti che costituiscono i lati inferiore e superiore di un canale. All’interno di quest’area infatti le forze della domanda e dell’offerta tendono ad essere in equilibrio e questo fa sì che non si verifichino delle grandi oscillazioni di prezzo. Nel momento in cui, per una qualsiasi ragione (ad esempio l’uscita di una buona notizia riguardo al titolo) il prezzo eccede il lato superiore del canale, la spinta espansiva che ne segue potrebbe essere anche molto forte. Questo dipende dalle cause che hanno determinato il breakout. Potrebbero anche verificarsi dei falsi attraversamenti causati dal naturale “rumore” del mercato; per proteggersi da questa eventualità, l’operatore di Swing Trading dovrebbe stabilire uno stop-loss in corrispondenza della linea del canale. Una soluzione migliore è quella di trovare conferma dell’importanza del breakout da altri strumenti, in quanto, come detto in precedenza, l’utilizzo della sola analisi grafica non permette sempre di ottenere indicazioni valide. Quanto detto per il canale è valido anche per i livelli di supporto e resistenza in quanto possono rappresentare i lati inferiore e superiore dello stesso. Quindi l’attraversamento di una resistenza suggerisce un acquisto, mentre la rottura di un supporto consiglia una vendita.
    I breakout possono naturalmente verificarsi anche nel caso di tendenze ben definite al rialzo o al ribasso. Nel primo caso si potrebbe utilizzare una trendline rialzista che viene perforata a causa di un cambiamento nella psicologia del mercato. Si potrebbe così considerare la possibilità di sfruttare l’oscillazione verso il basso del prezzo attraverso una posizione short sul titolo. L’attraversamento di una trendline ribassista rende invece possibile trarre profitto da un acquisto. Anche in questi casi è molto importante valutare l’entità dell’attraversamento, in modo da non incorrere in falsi segnali. Nonostante sia necessaria una buona dose di coraggio per operare sui livelli di breakout, spesso le migliori operazioni si sviluppano dopo che un gruppo di partecipanti del mercato è stato ‘intrappolato’. In queste situazioni è possibile sfruttare a favore le due proprietà della volatilità, che sono la ciclicità e l’autodeterminazione. Quest’ultima significa che quando cambia direzione è molto probabile che continui nello stesso verso. Analogamente, quando inizia a contrarsi continuerà a decrescere fino a raggiungere un valore critico. A questo punto il ciclo invertirà. Inoltre quando la volatilità si espande, l’esplosione che ne deriva continuerà a spingere il prezzo nella stessa direzione.
    Nel proseguo verranno proposti tre modelli: il primo si basa solamente sullo studio del comportamento del prezzo, senza l’ausilio di indicatori o analisi grafiche; il secondo modello individuerà attraverso un solo indicatore le opportunità di compravendita; l’ultimo modello invece prenderà in esame due strumenti dell’Analisi Tecnica classica. Elemento comune dei modelli proposti è quello di essere discrezionali. Questo significa che mentre l’individuazione delle condizioni in cui è possibile operare sono stabilite dal modello, starà alla discrezionalità dell’operatore decidere se tradurre il segnale in operatività reale. Ad esempio, un trader che si trova ad operare su diversi mercati, potrebbe decidere che tra 10 segnali operativi solo 8 hanno maggiori probabilità di successo, perché supportati da ulteriori considerazioni; quindi solo nel caso in cui anche questa valutazione sia di supporto al segnale ‘meccanicamente’ fornito dal modello, il trader effettuerà l’operazione. I modelli discrezionali proprio per questo motivo sono in grado di fornire delle performance superiori rispetto ad un trading system, ma necessitano di un’adeguata abilità nella selezione delle indicazioni da prendere in esame.
    Modello “Channel Breakout”

    Questo modello si avvale dell’analisi grafica per individuare la tendenza del mercato e i segnali operativi; in questo caso è preferibile un mercato con una forte volatilità per garantire che i profitti siano consistenti nel minor tempo possibile. Per un segnale short (grafico 1) le condizioni che devono essere verificate sono le seguenti:

    1. la chiusura del giorno (giorno (1) ) deve essere sotto la linea inferiore del canale;
    2. il giorno seguente si stabilisce un ordine di vendita sotto il minimo del giorno in cui si è verificato il breakout;
    3. lo stop-loss di protezione è stabilito sopra il massimo del giorno (1).

    Grafico 1: Modello “Channel Breakout”-segnale di vendita

    Per un segnale di acquisto le indicazioni sono esattamente all’opposto di quelle elencate per la vendita allo scoperto (grafico 2)

    Grafico 2: Modello “Channel Breakout”-segnale di acquisto
    Il limite del modello può essere rappresentato dalla soggettività presente nella costruzione del canale e, come affermato in precedenza, molti degli strumenti di analisi grafica soffrono di questa limitazione. Una possibile alternativa è quella di utilizzare un ROC di breve periodo che dà indicazioni operative, mentre il canale fornisce la tendenza di più lungo termine.
    Modello “Range Contraction”

    Questo tipo di modello si basa sull’identificazione di un giorno ID/NR4 ovvero un giorno in cui si verificano le seguenti due condizioni:
    ” minimo più alto e massimo più basso rispetto al giorno precedente (ID – inside day).
    ” più piccolo range giornaliero rispetto alle ultime 4 sedute (NR4 – narrowest range 4) ovvero, a differenza del modello precedente, una contrazione della volatilità;

    Le regole del modello sono:
    1) identificare un giorno ID/NR4;
    2) il giorno successivo, stabilire contemporaneamente un ordine di vendita un tick sotto e un ordine di acquisto un tick sopra la barra ID/NR4;
    3) se è colpito l’ordine di acquisto (grafico 3) si inserisce un altro ordine di vendita un tick sotto la barra ID/NR4; questo perché se il trade è in perdita, si incasserà questa ma si invertirà la posizione vendendo il titolo allo scoperto;
    4) se è colpito l’ordine di vendita (grafico 4) è immesso nel mercato un ordine di acquisto in modo da proteggersi contro un eventuale falso segnale e recuperare la perdita;
    5) si utilizza il trailing stop in modo da assicurarsi una parte dei guadagni teorici

    Grafico 3: Modello “Range Contraction”-Segnale di acquisto

    Grafico 4: Modello “Range Contraction”-Segnale di vendita
    Se la posizione non è in profitto nei due giorni successivi l’entrata, e lo stop-loss non è stato colpito, la posizione va liquidata alla chiusura di Borsa. Questo modello si dimostra profittevole quasi immediatamente, quindi se ciò non si verifica non è conveniente restare sul mercato.
    Tale approccio non mostra particolari caratteristiche negative e una sua ottimizzazione potrebbe derivare dall’esame di un maggior numero di barre (ad esempio 7) al fine di individuare se il giorno di inside è anche quello con il minor range rispetto ad un maggior numero di giorni precedenti. In questo modo vi sarebbe una maggiore probabilità di un aumento di volatilità dei prezzi nei giorni seguenti l’ID/NR.
    Modello “Historical volatility”

    1. Verificare che nel giorno (giorno 1) la volatilità storica a 5 giorni sia inferiore al 40% della volatilità storica a 70 giorni;
    2. Verificare che il giorno (1) sia un inside day oppure un giorno con il più piccolo range rispetto alle 4 sedute di borsa passate;
    3. Se le due condizioni sono entrambe verificate il giorno seguente (giorno 2) si stabilisce un ordine di acquisto sopra il massimo del giorno (1);
    4. lo stop-loss iniziale è stabilito poco sotto il minimo del giorno 2

    Grafico 5: Modello “Historical volatility”-segnale di acquisto

    Per un segnale di vendita le indicazioni sono esattamente l’opposto le precedenti (grafico 6).

    Grafico 6: Modello “Historical volatility”-segnale short

    Questo modello rappresenta un buon esempio di Swing Trading in quanto, mentre l’indicatore è utilizzato monitorare la volatilità storica, la barra di inside o di narrow range mettono in risalto la volatilità di breve periodo. L’operatore però deve essere in grado di individuare un livello critico all’interno dell’oscillatore che serva da discriminante per l’operatività o meno

    Articolo a cura della Dott.ssa Roberta Di Rocco
    Per contatti: rob_dirocco@yahoo.it

    Riferimenti bibliografici:
    – Connors. L. A., Bradford Raschke L. (1995) “Street smarts”, M. Gordon Publishing Group.
    – Cosmelli P. (2002) “Operatività pratica e tecniche di set up”, Dispense corso avanzato SIAT.
    – Giangrandi A. (1997) “Strategie di Linda Bradford Raschke”, Quaderno SIAT

Un modello molto affidabile nello Swing Trading è il test sui precedenti livelli di massimo o di minimo, ovvero la ricerca di un livello critico di prezzo in corrispondenza del quale si attende un determinato comportamento; questi test formano un doppio stop point e offrono un’eccellente livello di entrata con il minimo rischio di perdite.
Le tipologie di test sono due. Il primo chiamato “test di fallimento” avviene alla fine di un trend sostenuto: si verifica quando il mercato non riesce a costruire un nuovo tratto ascendente o discendente in una tendenza e rappresenta semplicemente il campanello d’allarme di una perdita di accelerazione. Il secondo tipo di test si verifica in una fase laterale in cui il mercato si sta consolidando dopo un movimento sostenuto. Stabiliti i livelli iniziali di supporto e resistenza, se il mercato penetra uno dei due e poi ritorna sui suoi passi, è probabile che effettuerà un test sull’altro livello.
I test migliori sono quelli che invertono immediatamente l’attraversamento di un massimo o di un minimo precedente dell’oscillazione, indicando un rifiuto del prezzo. Un test su un minimo, sul quale poter entrare in una posizione long, equivale alla formazione di un doppio minimo, quindi il comportamento del prezzo che segue è ascendente. Il contrario si verifica nel caso di un massimo. Le configurazioni che possono formarsi dopo un test su un minimo/massimo non sono limitate al Double top e Double bottom ma possono essere tutte quelle previste dalla teoria. Naturalmente queste figure dovranno essere accertate su grafici con time frame ridotti, ad esempio grafici a 30 minuti. Quindi il trader individuando inizialmente un test e seguendo l’evoluzione successiva dei prezzi e dei volumi, sarebbe in grado di determinare la tipologia di configurazione che si sta delineando e quindi di calcolare i livelli appropriati di take-profit e stop-loss.

 

Modello “Turtle soup”

Questo modello sfrutta la formazione di una configurazione di prezzo che, con un’elevata probabilità, è indicativa di una inversione di tendenza. Le regole per gli acquisti del modello Turtle Soup sono le seguenti (grafico 1):

1. la giornata di oggi deve aver creato un nuovo minimo rispetto ai 20 giorni precedenti;
2. il minimo precedente deve essere avvenuto almeno 4 giorni prima. Questo punto costituisce una condizione minimale;
3. dopo che il prezzo è sceso sotto il minimo precedente, si stabilisce un Entry Buy Stop 5-10 Ticks al di sopra del minimo precedente; questo stop resta valido solo per la giornata in cui lo stesso è immesso;
4. nel momento in cui l’ordine è eseguito, si posiziona uno stop-loss sotto il minimo della giornata;
5. se la posizione diventa profittevole, si utilizza un trailing stop per proteggere una parte del guadagno teorico raggiunto

Grafico 1: Modello “Turtle Soup”-segnale di acquisto
I segnali che indicano la convenienza ad assumere una posizione di vendita sono opposte a quelle elencate per l’acquisto (grafico 2)
Grafico 2: Modello “Turtle Soup”-segnale short
Nel caso in cui lo stop-loss venisse toccato dal prezzo, il modello consente di rientrare esattamente allo stesso livello, con lo stesso tipo di ordine, il giorno successivo o al massimo due giorni dopo.
Questo modello non è utile nelle fasi di trend molto forti, in quanto al nuovo massimo non segue un’inversione ma la continuazione del movimento in atto. Come soluzione si potrebbe, ad esempio, richiedere che la chiusura del giorno sia sotto il minimo della barra precedente di minimo (per un’operazione long) o sia sopra il massimo della barra precedente di massimo (per un’operazione short).
Modello “80-20”

Questo modello cerca di individuare la fase iniziale di un reversal attraverso la ricerca di una condizione tipica nel comportamento del prezzo. Le regole per un segnale di acquisto sono:

1. il prezzo di apertura di ieri è nel 20% superiore del suo Daily Range ed ha chiuso nel 20% inferiore del suo Daily Range;
2. oggi il mercato deve scambiare a prezzi almeno 15/20 ticks sotto il minimo di ieri. (Questo è comunque un criterio guida che può essere modificato a discrezione dell’operatore);
3. si posiziona un Entry Buy Stop 3-5 ticks sopra il minimo di ieri;
4. una volta aperta la posizione, lo stop iniziale deve essere un tick sotto il minimo di oggi.

Per avere un’idea più chiara di questa strategia è possibile considerare i seguenti esempi.

Grafico 3: Modello “80-20”-Segnale di acquisto
Grafico 4: Modello “80-20”-Segnale di vendita

 

Questo modello potrebbe essere ottimizzato attraverso la ricerca di un’ulteriore condizione da verificarsi nella barra di set up; ad esempio, potrebbe essere maggiormente significativo individuare nello stesso giorno una barra con un range più ampio di quello di un certo numero di giorni precedenti.

 

Modello “Momentum pinball”

Questo modello prevede il calcolo dell’indicatore LBR/RSI, ovvero dell’ RSI, su 3 periodi, del ROC ad 1 periodo. I segnali di acquisto/vendita saranno determinati dal valore assunto dell’indice LBR/RSI (grafico 5).

Regole per gli acquisti:
1. Giorno 1: LBR/RSI ha un valore inferiore a 30;
2. il giorno seguente (giorno 2) si stabilisce un ordine buy stop sopra il massimo del range della prima ora di negoziazione;
3. lo stop-loss iniziale è stabilito al livello minimo del giorno 2;

Regole per le vendite:
1. Giorno 1: LBR/RSI ha un valore superiore a 70;
2. il giorno seguente (giorno 2) si stabilisce un entry sell stop sotto il minimo del range della prima ora di negoziazione;

3. il livello di stop-loss per proteggersi da un movimento avverso del mercato è stabilito nel punto estremo superiore della barra di entrata
Grafico 5: Modello “Momentum pinball”: segnali di acquisto/vendita

 

Questo modello, basandosi esclusivamente sulle indicazioni fornite dall’oscillatore LBR/RSI, in alcuni casi potrebbe fornire dei falsi segnali. Sono, quindi, necessari adeguati filtri che siano in grado di adeguare il modello alle caratteristiche del mercato sul quale viene applicato, e delle volte questa ricerca potrebbe non risultare molto facile.

 

Articolo a cura della Dott.ssa Roberta Di Rocco
Per contatti: rob_dirocco@yahoo.itRiferimenti bibliografici:
– Connors. L. A., Bradford Raschke L. (1995) “Street smarts”, M. Gordon Publishing Group.
– Cosmelli P. (2001) “Appunti sulle tecniche di Linda Bradford Raschke e Larry Connors da Street Smarts”, Dispense Corso SIAT.
– Giangrandi A. (1997) “Strategie di Linda Bradford Raschke”, Quaderno SIAT.
– www.lbrgroup.com
– www.siat.org
  • Una corretta tecnica operativa presuppone la fissazione di regole ben precise al fine di individuare il momento migliore per intervenire sul mercato, sia in entrata che in uscita. Mentre l’intervento iniziale viene normalmente subordinato al verificarsi di specifiche situazioni previste dal modello (un nuovo massimo, un nuovo minimo, una barra di inside ecc…) l’uscita da una posizione, oltre a considerare analoghe situazioni del mercato, può essere connessa al raggiungimento di determinate soglie di profitto o al conseguimento di una perdita massima prefissata. Per le naturali caratteristiche dei modelli di Swing Trading trattati negli articoli precedenti, la verifica dell’esistenza di condizioni favorevoli all’intervento è individuata dal modello. Determinare i momenti migliori per entrare e uscire dal mercato attraverso una strategia di trading è condizione necessaria per trarre profitti da questa attività, ma l’operatività non può prescindere da valutazioni di più ampio respiro come il money management e la gestione della posizione. Infatti è semplice entrare e uscire dal mercato ma il momento critico è quello che intercorre tra questi due momenti, in cui entrano in gioco fattori psicologici che portano ad effettuare scelte diverse da quelle pianificate. La fretta, l’avidità e la paura di vedere vanificato il guadagno teorico rivestono un ruolo determinante nel minare la stabilità emotiva degli operatori. Per questo motivo è importante che l’operatore stabilisca, prima di assumere una posizione sul mercato, determinate soglie di prezzo in corrispondenza delle quali chiudere la posizione o modificare alcune condizioni dell’ordine stesso. Si può affermare che, anche nelle situazioni in cui il numero di operazioni in perdita sia superiore a quelle in profitto, la determinazione del momento migliore per uscire consente comunque di realizzare, nel complesso dell’attività di trading, dei guadagni.
    La corretta gestione del capitale è un fattore fondamentale nel trading, in quanto consente di continuare ad operare nonostante le inevitabili perdite che derivano dal trading ed è necessario stabilire l’entità del capitale stesso da allocare in ogni singola posizione al fine di minimizzare le probabilità di rovina. La determinazione dei parametri di money management sarà di fondamentale importanza per l’applicazione del modello di swing trading oggetto del prossimo capitolo.

    Trade management

    Nonostante i segnali di entrata/uscita suggeriti da un modello di trading siano stati interpretati in modo corretto dall’operatore, l’operazione intrapresa può non realizzare il successo previsto. Un primo inconveniente che può capitare è relativo al posizionamento dell’ordine sul mercato. Nell’individuazione dei livelli di entrata e di uscita bisogna sempre tener presente che tale comunicazione richiede un periodo temporale che a volte non può essere individuato esattamente a causa di linee telefoniche occupate, collegamenti Internet troppo lenti, ecc… Questi sono inconvenienti da considerare soprattutto se si considerano grafici con time frame ridotti. Prima di comunicare eventuali operazioni al broker è anche necessario sapere quale senso operativo lo stesso associa alle varie tipologie di ordini; questo problema è inesistente in caso di collegamenti via Internet in quanto per comunicare l’ordine è necessario compilare un quadro in cui è obbligatorio inserire una (o più) delle tipologie di ordini.
    Anche quando l’ordine è immesso correttamente e in tempo utile sul mercato, i fattori che riducono il profitto su ogni posizione aperta possono essere considerati: le commissioni, lo spread tra domanda e offerta e lo slippage.

    Money management

    Il Money Management può essere applicato utilizzando svariate tecniche e strategie, dalle più semplici legate al “buon senso” a quelle più complesse costituite dall’applicazione di modelli matematici; comunque esso costituisce l’elemento fondamentale per il successo. Il Money Management suggerisce su quanti contratti (o azioni) è possibile lavorare in un certo periodo considerando il capitale disponibile e il rischio.
    L’operatività sui mercati deve essere finalizzata al raggiungimento di obiettivi realistici e congrui con le risorse e il tempo a disposizione. Questa pianificazione, ovvero l’individuazione dei punti di ingresso e di uscita, è indispensabile per operare senza dubbi o ansie una volta nel mercato. La pianificazione è inoltre necessaria per sviluppare dei comportamenti automatici che aiutino a ridurre il coinvolgimento emotivo ed evitano che un (momentaneo) minor controllo produca dei risultati negativi.
    Operare con profitto sul mercato deriva congiuntamente dalla scelta di una corretta strategia, l’adozione di un adeguato money management e dalla disciplina.

    Il capitale iniziale

    La regola più importante suggerita da una corretta gestione del capitale è che nell’attività di trading non si deve utilizzare il denaro strettamente necessario alle esigenze primarie: la tensione e l’ansia infatti aumentano in maniera esponenziale all’aumentare dell’importanza assegnata dal trader alla somma di denaro impiegata. Più elevato è il capitale iniziale disponibile, più è possibile sopportare perdite potenziali causate da movimenti inaspettati del mercato; l’analisi di medio periodo sul cambiamento di trend non viene sminuita dall’esigenza di tamponare perdite che per un piccolo portafoglio possono risultare insostenibili.
    Una regola fondamentale è non aggiungere denaro ad una posizione inizialmente in perdita: questa infatti deriva un’errata impostazione della strategia e inserire nuovo denaro non modificherebbe i risultati. In questi casi è conveniente uscire dalla posizione perché la performance necessaria per recuperare il capitale perduto aumenta in modo esponenziale al crescere di quest’ultimo

    E’ conveniente, invece, aumentare la posizione iniziale se questa ha dato risultati positivi dopo un periodo di tempo.
    Una regola importante da seguire prevede che ogni perdita potenziale non debba essere superiore al 5% del capitale iniziale; in questo modo si riuscirebbe a suddividere il capitale in 20 unità, riducendo ad un livello accettabile la probabilità di rovina. Teoricamente ridimensionare l’importo attribuito ad ogni trade ad un numero molto piccolo, consentirebbe all’operatore di restare sul mercato anche dopo una lunghissima serie di perdite. Questo sistema, chiamato rischio frazionario fisso, prevede che ad ogni operazione sia sempre allocata una percentuale fissa del capitale disponibile; in questo modo anche dopo una lunga serie di perdite il rischio di fallimento sarebbe molto lontano perché si perderebbe di volta in volta un capitale sempre minore.
    Ovviamente esiste un livello minimo inferiore al quale non è possibile operare, ma il sistema frazionario fisso può consentire di restare a lungo sul mercato, nonostante una lunga serie di perdite, incrementando le probabilità di vittoria.
    Secondariamente, mettere a rischio una quota troppo alta di capitale (superiore al 5-10%) spesso porta l’operatore ad uno stato mentale poco sostenibile (perdita di lucidità e di serenità, paura, ansia ecc..), che ha, come conseguenza, il mancato rispetto del piano di trading stabilito preventivamente e quindi all’insuccesso dell’operazione.

    La gestione della posizione

    Un altro aspetto del Money Management riguarda la gestione delle posizioni aperte, ovvero come difendere il capitale effettivamente investito sui mercati finanziari, quando chiudere una posizione in perdita e quando prendere profitto. Queste tecniche devono necessariamente essere parte integrante della strategia d’investimento.
    Dal momento che è impossibile trovare un modello che fornisca segnali di entrata sempre corretti, prima o poi l’operazione intrapresa provocherà una perdita; in queste situazioni risulterà molto importante individuare il momento migliore per chiudere la posizione.
    Gestire il guadagno o la perdita di una posizione aperta in modo corretto è essenziale per preservare il capitale nelle operazioni errate e per massimizzare il guadagno nelle operazioni vincenti.
    I segnali classici del Money Management sono:
    1) Stop-loss
    2) Breakeven Stop
    3) Trailing Stop
    4) Take Profit

    Stop-loss

    Lo stop-loss ha la funzione di limitare la perdita massima associata a ciascun trade, ponendosi ad un livello più basso di quello di entrata in una posizione lunga, e ad un livello più alto di quello di entrata in una posizione corta. L’applicazione disciplinata e sistematica degli stop-loss consente di non trovarsi in situazioni di irrecuperabile perdita e soprattutto di operare con serenità: nella peggiore delle ipotesi si potrà perdere una cifra prestabilita. Ci sono diverse metodologie per la fissazione degli stop-loss; oltre all’aspetto strettamente tecnico occorre considerare l’aspetto psicologico che fa riferimento al livello di tolleranza al rischio del singolo investitore. Una volta individuato il livello di stop psicologicamente sostenibile bisognerà selezionare la metodologia attraverso la quale scegliere la posizione iniziale dello stop-loss. Le metodologie esistenti sono molte, ognuna con aspetti positivi e negativi, e la scelta è a discrezione dell’operatore

    Le principali figure sono:
    1) Stop-loss basati su pattern di prezzo: essi incorporano elementi di analisi tecnica che è la metodologia sulla base della quale si prendono le decisioni di investimento. Questi stop consentono di posizionare i livelli di uscita nei punti del mercato sui quali il pattern per il quale si era aperta la posizione è fallito, e per questo motivo, lo scenario ipotizzato non avrà luogo. Questi stop hanno il vantaggio di rispondere in modo più preciso alla struttura tecnica del mercato; allo stesso tempo però hanno un maggior rischio di incorrere in ampie perdite, in quanto spesso i punti di uscita naturale sono molto lontani dal punto di ingresso. A questo scopo è necessario inserire il filtro degli stop-loss psicologicamente sostenibili che selezioneranno solo quei trade i cui punti di uscita sono compatibili con la massima perdita accettabile.
    2) % fissa: non si vuole subire una perdita superiore ad un certo ammontare del capitale investito, indipendentemente dal titolo negoziato;
    3) % legata alla volatilità del titolo: in questo caso si tiene conto della volatilità del mercato o del titolo al fine di non far chiudere la posizione al primo movimento fisiologico avverso del mercato; la percentuale sarà quindi più contenuta in presenza di una bassa volatilità e più ampia in presenza di volatilità elevata;
    4) punti fissi: questo metodo è adottato quando si opera con strumenti future. Infatti questi strumenti portano a guadagnare o a perdere non in ragione del movimento % realizzato quanto piuttosto in funzione del numero di punti incamerati o lasciati al mercato.
    5) Time stop: questa condizione valuta le possibili escursioni quantitative dei prezzi in funzione dell’unità temporale necessaria all’oscillazione. In questo caso la posizione è mantenuta aperta per un certo periodo di tempo, oltre il quale se l’operazione non ha raggiunto i risultati auspicati, l’operazione viene chiusa. Questo perché l’operazione comporta un impiego inutile di capitali ed energie mentali per monitorare le posizione. Inoltre aumentare il tempo in cui si espone il capitale nel mercato, aumenta le probabilità che un evento sfavorevole possa erodere il capitale.

    Nel trading di breve termine è molto importante riuscire a minimizzare la perdita in ogni occasione, perché la possibilità di ottenere grossi profitti in un’unica operazione è piuttosto limitata. I trader che operano nel medio termine (trend follower) hanno una maggiore capacità di sopportare dei movimenti avversi in quanto possono essere ricompensati in seguito da singole operazioni con maggiori guadagni. Quindi a differenza delle strategie trend follower nello Swing Trading gli ordini di stop-loss devono essere posizionati piuttosto vicino al livello di entrata, e l’abilità del trader sarà quella di prendere profitto rapidamente nel momento in cui si verificano espansioni del range. A prescindere dalla modalità di calcolo è conveniente considerare lo stop-loss come un’area di prezzo e non come valore puntuale.
    Un ultima osservazione riguardo allo stop-loss: quando si determina il livello di uscita da una posizione in perdita, si assume implicitamente che quel particolare prezzo venga raggiunto dal mercato in modo graduale. La realtà però dimostra che talvolta si verificano dei gap tra il prezzo di chiusura del giorno precedente e il prezzo di apertura del giorno successivo; in questi casi il prezzo dello stop-loss viene “saltato” ovvero mai quotato sul mercato e la perdita seguente risulta maggiore di quella pianificata.

    Breakeven Stop

    Il Breakeven Stop permette di chiudere una posizione in pareggio una volta raggiunto un determinato profitto. Il livello da regolare è il guadagno che attiva il segnale. Il procedimento per la sua determinazione ricalca quanto visto per lo stop-loss con i metodi a % fissa, % variabile e punti fissi. Attivare subito il segnale significa difendersi maggiormente da inversioni del mercato ma rischiare di chiudere troppo presto un trade profittevole. Al contrario, attendere oltremisura per l’attivazione di questo segnale può portare un’operazione che ha generato un buon guadagno teorico in una operazione che genera una perdita reale. Questo ordine naturalmente non serve per proteggersi da situazioni in cui il prezzo immediatamente dopo il piazzamento dell’ordine comincia a muoversi in maniera avversa e non torna ai livelli di partenza.

    Trailing Stop

    Questo metodo può considerarsi l’evoluzione naturale dei due segnali precedenti: quando l’operazione si rivela profittevole e il guadagno continua ad incrementarsi, è necessario assicurarsi una parte di esso, in modo che qualsiasi inversione del mercato (eccezion fatta per i gap che si generano all’apertura) non riduca l’intero (o parte) del guadagno accumulato.
    E’ possibile gestire sistematicamente i trailing stop attraverso svariate tecniche stabilite sulla base della volatilità, sui pattern o sulle formazioni di nuovi massimi o minimi. Per utilizzare i trailing stop basati sulla volatilità si utilizzeranno tecniche che fanno riferimento alla volatilità storica o all’Average True Range; per uno basato su configurazioni grafiche, bisogna cercare il livello tecnico più significativo, come ad esempio un supporto o una resistenza oltre i quali un mercato in tendenza non dovrebbe andare. Nel momento in cui questi livelli vengono violati significa che il mercato ha modificato la sua dinamica; la logica sottostante è infatti che se il mercato è in un forte trend non dovrebbe ritracciare, se non per pochissimi giorni.

    Take-profit

    Un ulteriore criterio di uscita dal mercato consiste nella fissazione di un obiettivo di prezzo raggiunto il quale si chiude la posizione. Questo non esclude la contemporanea definizione di uno stop-loss, ma serve a stabilire fin dall’inizio il livello di prezzo al quale si intende uscire da un mercato che si muove nella direzione voluta.
    A differenza del trailing stop che non preclude la corsa dei prezzi, questo metodo pone un traguardo massimo al guadagno che può essere accumulato.
    La fissazione di un take-profit può essere quindi utile in un mercato molto volatile, al fine di beneficiare delle oscillazioni favorevoli cautelandosi contro quelle avverse, oppure per le operazioni effettuate nell’ambito di un trading range con obiettivo in prossimità del lato superiore in caso di operazione rialzista, o inferiore in caso di operazione corta.

     

    Articolo a cura della Dott.ssa Roberta Di Rocco
    Per contatti:
    rob_dirocco@yahoo.it

    Riferimenti bibliografici:
    – Cirio F.E., Braggio F. (1992) “Future e opzioni. Guida operativa”, Ergon Business Communication.
    – Cosmelli P. (1999) “Teorie, stile e strategie di trading di Linda Bradford Raschke”, Dispense Conferenza IFTA.
    – Di Lorenzo P. (2005) “Trading part time”, Trading Library.
    – Poggi F. (2001) “Analisi tecnica operativa ai fini speculativi”, Trading Library.
    – Smith C. “Il controllo del rischio con le tecniche di gestione del capitale” (a cura di) Bensignor R. (2001), “Nuovi modelli in analisi tecnica” , EGEA.
    – Milano M. (2000) “Guida all’Analisi Tecnica. Principi fondamentali”, dispense Gruppo Banca Sella.
    – www.borsanalisi.com
    – www.performancetrading.it
    – www.piazzaffari.org
    – www.siat.org

Nonostante l’enorme numero di ottime tecniche a disposizione degli operatori del mercato solo pochi raggiungono il successo. Questo dipende per la maggior parte dei casi da fattori soggettivi che sono preesistenti alla vera e propria attività di trading: l’uso di nuove e raffinate tecnologie non impedisce all’uomo di fare gli stessi sbagli del passato, quando gli strumenti a sua disposizione erano molto più rudimentali. L’uomo-trader è infatti rimasto lo stesso anche dopo molto tempo: facile preda, sotto analoghe circostanze, delle stesse emozioni.
Oltre ad una profonda preparazione di base sul funzionamento dei singoli mercati, all’operatore sarà necessario analizzare anche gli aspetti della propria personalità, soprattutto per quanto riguarda la scelta della filosofia di trading.
L’adozione di un sistema di regole operative e di money management dipende molto dai risultati di un originario processo di introspezione che deve far emergere vari elementi, come ad esempio gli obiettivi che ci si propone di conseguire, la propensione al rischio, il tempo che si può avere a disposizione, ecc…
Per molti operatori si verifica infatti una contraddizione tra analisi teorica e pianificazione, effettuata in assenza di posizioni, e quella costituita dall’ingresso nel mercato e relativa gestione della posizione. I test sulle strategie, sulle tecniche di analisi e sull’investimento servono a poco se l’investitore non conosce le sue caratteristiche psicologiche, che sono determinanti e vengono prima di qualsiasi metodo prescelto.

 

La salute mentale

 

Le regole di comportamento, gli obiettivi e i risultati potenziali vanno interiorizzati per agire rigidamente senza dubbi secondo gli schemi operativi prefissati. Nei mercati ciascuno produce il proprio successo, ovvero tutto dipende da ciò che si è interiormente; dunque si è ciò che si vuole essere, anche se spesso non se ne è coscienti. E’ di fondamentale importanza fare trading per guadagnare e guadagnare facendo trading, per non vivere in costante conflitto. Il trader di successo è colui che è riuscito a superare le barriere psicologiche personali e ha imparato ad autocondizionarsi al fine di acquisire stima e fiducia in se stesso. Spesso i trader attraversano fasi di perdite, risalite e ricadute fino a quando non trovano un metodo valido e lo seguono con successo. La pazienza nell’accettare eventi sfavorevoli è il frutto che scaturisce dalla profonda conoscenza del metodo d’investimento scelto e soprattutto dalla sua interiorizzazione.
Le situazioni altamente emozionali che scaturiscono dall’attività d’investimento possono far emergere molti lati del carattere a noi sconosciuti. La vulnerabilità emotiva aumenta al crescere della volatilità dei mercati con una maggiore probabilità di perdere l’autocontrollo. La disciplina è fondamentale per il mantenimento della salute mentale, perché consente un certo distacco tra operatore e posizione; quando questo manca l’alternarsi di profitti e perdite porta l’investitore a salire sulle montagne russe degli stati emotivi, facendo emergere lati sconosciuti della personalità. L’impatto negativo non si limita all’attività lavorativa ma travolge qualsiasi rapporto sociale, facendo anche crescere il livello di distrazione; l’elaborazione mentale delle informazioni diventa più difficile, le risposte meno flessibili con la tendenza a ripetere delle reazioni inutili. In queste situazioni l’io tende ad incolpare le circostanze, la sfortuna, gli altri rifiutandosi di valutare le cause interne.Lo stile d’investimento deve essere adeguato alle caratteristiche dell’investitore: quest’ultimo infatti determina la capacità di applicazione, la reazione agli eventi positivi e negativi. Molte operazioni di chiusura vengono fatte solo per provare sollievo da una situazione di stress, senza alcuna motivazione coerente con lo schema d’investimento.
Il carattere, ovvero le aspettative (positive o negative) riguardo la vita, condiziona pesantemente lo stile d’investimento e quindi i risultati. Un individuo con aspettative positive, a parità di condizioni, è più disposto a seguire rigorosamente uno schema d’investimento, accettando momentanei risultati negativi in vista di un risultato finale positivo, senza perdere la concentrazione sulle proprie azioni. Un atteggiamento positivo deriva da una forte percezione del proprio valore e della propria capacità, che è alla base del coraggio di agire in un modello pianificato. All’inizio di una nuova operazione e in presenza di movimenti rapidi, molti sperimentano la cosiddetta paura dell’ignoto. Questa paura è salutare se porta alla verifica del rispetto della pianificazione, mentre è distruttiva se porta ad agire nel panico. Un individuo con attese negative tende a non essere concentrato, a dimenticare di fare quanto previsto e ad agire sulla base delle emozioni immediateQuando all’ottimismo si abbina una buona dose di fiducia in se stessi, con bassa eccitabilità ed atteggiamento riflessivo, aumenta la probabilità di seguire rigidamente un modello profittevole d’investimento. Se si è convinti di riuscire a seguire il modello in modo rigoroso, si riduce l’influenza di fattori esterni, la vulnerabilità e la tentazione di abbandonare quanto programmato perché l’opinione media del mercato (consensus) è diversa. Gli eventi positivi e negativi vengono considerati dall’ottimista come parte di un processo che condurrà alla conquista degli obiettivi prefissati. Il miglior carattere ai fini dell’operatività sui mercati ad alto rischio unisce le migliori caratteristiche del rilassato e del dominante, ovvero ottimismo, bassa eccitabilità e assenza di condizionamenti esterni.

 

Analisi del trading

La consapevolezza dei propri punti di forza e debolezza è un’acquisizione intermedia nel processo di auto-analisi, che richiede molta attenzione e impegno.
La conoscenza e il dominio del se è la chiave di prestazioni eccellenti perché aumenta le capacità di cambiamento e d’azione al di fuori dei meccanismi di reazione riflessa, specialmente se si opera in linea con i propri valori. Per questo è importante che la motivazione a guadagnare sia integrata, e non in conflitto, con il sistema di valori (ad esempio, desiderio di tempo libero per la famiglia).
Per migliorare i risultati che derivano dal trading si deve analizzare il proprio comportamento durante l’attività: a questo scopo può risultare molto utile compilare giornalmente degli schemi e analizzare gli stessi dopo un certo periodo di tempo.
Un primo schema può essere rappresentato da quello sottostante

Tabella 1: Trade sheet

Questi dati consentono, attraverso la loro analisi, di migliorare il piano di money management; le informazioni fornite sono vitali:

1. Il guadagno/perdita lorda attuale;
2. Il livello di profitto al netto delle commissioni pagate; se questo valore è troppo basso nonostante il numero di operazioni concluse con un profitto, potrebbe voler dire ad esempio che il trader pianifica l’uscita dal mercato troppo presto, non appena si registra un piccolo guadagno, facendo sì che le commissioni incidano in modo pesante;
3. Il numero di negoziazioni effettuate, per verificare un’eventuale overtrading;
4. L’andamento del profitto/perdita netta (costante, in aumento, in diminuzione);
5. Il numero di operazioni in profitto e in perdita;
6. Il numero di operazioni consecutive in perdita allo scopo di verificare se l’operatore sta subendo un periodo particolarmente stressante; in questi casi è consigliato un periodo di riposo.
Un secondo schema molto utile può essere quello della tabella 2. Lo scopo è quello di capire se le perdite derivano da un giorno particolare della settimana durante il quale lo stress, ad esempio, è più presente degli altri giorni e non consente un’attività regolare; in questo giorno si presterà quindi molta più attenzione nella gestione della posizione.

Tabella 2: Day sheet
Molto spesso le perdite possono derivare dall’errata scelta delle azioni sulle quali negoziare; la costruzione di uno schema come quello della tabella 3 rende possibile localizzare i titoli con i quali si hanno i maggiori guadagni e quelli che invece danno per la maggior parte delle volte perdite, per scoprire se esistono dei titoli con i quali l’operatore si trova maggiormente a suo agio oppure quelli che per le loro caratteristiche non sono adatti alla strategia d’investimento prescelta.

 

Tabella 3: stock sheet
Le capacità psicologiche per investire nei mercati finanziari vanno apprese e praticate. L’individuazione delle caratteristiche della propria personalità con le relative potenzialità e limiti è il punto di partenza per ottenere utili attraverso la modifica di tutti quei comportamenti abituali ingestibili e perdenti. Attraverso questi schemi si potrà creare una lista di controllo, con suggerimenti per ogni fattispecie individuata, da verificare rigorosamente prima di ogni operazione, al fine di non cadere in una situazione abituale di errore, spesso caratterizzata da comportamenti incontrollabili.
Dunque da questo breve corso è emerso che per operare con profitto è necessario prima di tutto conoscere le proprie caratteristiche psicologiche per evitare che il modello di trading prescelto non sia realmente applicabile, oppure che non fornisca la fiducia necessaria per operare con serenità. La seconda componente a determinare il successo dell’operazione è la scelta di un adeguato piano di money management e, naturalmente, il rispetto dello stesso che è possibile solo se l’operatore è stato in grado di rispettare il punto precedente. Questi due elementi si considerano di vitale importanza perché qualsiasi modello di trading, anche se in grado di fornire segnali operativi validi il 100% delle volte, è una condizione necessaria ma non sufficiente per ottenere profitti dal mercato; individuata una strategia vincente è necessario che la stessa dia la possibilità all’operatore di essere rispettata e questo è possibile solo se le basi sulle quali è stata costruita sono pienamente condivise dal trader.
Articolo a cura della Dott.ssa Roberta Di Rocco
Per contatti: rob_dirocco@yahoo.itRiferimenti bibliografici:
– Di Lorenzo P. (2005) “Trading part time”, Trading library.
– Lega M. (1999) “Conoscersi per vincere”, Trading online-Bloomberg investimenti, numero1, Ottobre.
– Masullo S., Ciriaco S. (2001) “Psicologia dell’investitore. Tecniche e metodologie operative”, Edizioni FAG.
– Nibbi M. (2004) “Psicologia del trader e portfolio management”, Dispense XIV Corso Istituzionale SIAT.
– Rudd B. (1995) “Stock pattern for day trading”, Trader Press